Per il quinto centenario della morte di Andrea Mantegna (Isola di Carturo 1431 – Mantova 1506) nasce, sotto la regia del vulcanico Vittorio Sgarbi, un progetto espositivo di grande complessità. Si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un’importante svolta nel modo di concepire le mostre celebrative: non più grandi abbuffate di opere ammassate in poche stanze, ma un percorso espositivo capace di coinvolgere tre diverse città. Padova, Verona e Mantova hanno infatti segnato in modo significativo il percorso umano e artistico del pittore, e conservano tuttora tracce indelebili del suo passaggio. Per ripercorrere queste tracce attende il visitatore un viaggio suggestivo (ideale ma soprattutto fisico). Per comprendere la grandezza dell’artista, in grado di rapportarsi con l’antichità in modo originale, con una nostalgia tipicamente romantica (come sottolinea Berenson in North Italian Painters of the Renaissance), non si può che partire da Padova, all’epoca importantissimo centro artistico e culturale. Qui il Mantegna si forma sotto la guida dello Squarcione, a contatto diretto con l’opera di Donatello, i resti dell’antichità romana e un continuo dialogo con gli altri grandi artisti, in particolare Zoppo, Schiavone, Bellini e il Pizolo. I Musei Civici agli Eremitani si propongono di raccontare questo continuo dialogo e la giovinezza artistica del pittore.
Nel San Marco Evangelista, in cui è visibile l’influenza di Donatello (in mostra si possono ammirare alcune sue opere in bronzo provenienti dalla Basilica del Santo), Mantegna sembra “scolpire” la figura sulla tela. Attraverso giochi prospettici e illusionistici, il Santo, posizionato in diagonale rispetto allo spettato
Una straordinaria sorpresa che attende i visitatori? La ricostruzione dei frammenti degli affreschi del Mantegna nella Cappella Ovetari distrutta nei bombardamenti del 1944. Di poco posteriore alla Cappella Ovetari è la Pala di San Zeno (1457-1460), realizzata per l’altare maggiore dell’omonima Basilica di Verona. Se in ambiente padovano Mantegna ha un dialogo vivo con le altre personalità artistiche, in ambiente veronese diviene soprattutto un esempio per Francesco Benaglio (1432-1492), Francesco Bonsignori (1460-1519), Liberale da Verona (1445-1526/29) e Domenico Morone (1442-1518 ca).
È possibile osservare la Pala di San Zeno, tolta per l’occasione dal suo ambiente naturale prima di essere restaurata, nell’esposizione allestita nel Palazzo della Gran Guardia. In quest’opera, oltre alle caratteristiche di Mantegna analizzate in precednza: abile utilizzo della prospettiva, l’interesse per la classicità, la grande sensibilità nel rappresentare il rapporto materno tra Maria e Gesù, emerge l’interesse di Mantegna per l’architettura (altrettanto visibile nella Cappella degli Ovetari). È interessante vedere come il pittore fonda la cornice della pala con l’opera, trasformandola in una struttura architettonica interna all’opera stessa. Esercitò grande influenza sui pittori locali anche la Pala Trivulzio (1497), dipinta per la chiesa di Santa Maria in Organo. In quest’opera tarda l’artista preferisce l’elemento naturalistico a quello architettonico e lo spazio manca di quella profondità che aveva contraddistinto le opere precedenti.
Ma è senza dubbio la Mantova dei Gonzaga la città che occupa un posto centrale nella sua vita. Qui trascorse quarant’anni della sua vita e produsse quello che è considerato il suo capolavoro: la
Il Cristo morto nel sepolcro e tre dolenti è una tela che provoca fortissime emozioni e sensazioni. Avevamo sottolineato all’inizio come Mantegna nel rappresentare Maria e Gesù bambino intendesse marcare la loro “umanità”. In questa tela l’umanità del Cristo raggiunge livelli mai toccati prima. Il corpo immobile reso ancor più drammatico dai chiaroscuri e dallo scorcio prospettico assume una forza espressiva dirompente. Rispetto alla Madonna con il bambino addormentato ospitata nella mostra di Padova, nella Madonna col Bambino proveniente dal Museo Pezzoli -di età posteriore- è interessante notare la tenerezza con cui viene rappresentato Gesù bambino immerso in un sonno profondo con la bocca spalancata come per sbadigliare.
La città lombarda dimostra grande amore per il suo artista “prediletto” realizzando moltissime mostre e manifestazioni collaterali ed un itinerario cittadino per rendere omaggio ad uno degli artisti più importanti del Rinascimento italiano (presso il Palazzo San Sebastiano, presso la casa di Mantegna e presso il Castello di San Giorgio a Palazzo Ducale dove oltre alla Camera picta si può ammirare una mostra sulla scultura).
paolo francesconi
mostre visitate il 12 e 13 settembre 2006
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