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26
marzo 2009
fino al 28.III.2009 Igor Eškinja Venezia, Galleria Contemporaneo
venezia
L’illusorietà della rappresentazione. O, meglio, la rappresentazione dell’illusorietà. Come ludus intellettuale, come giocosa e intelligente provocazione visiva. Perché semplicemente vedere è un fatto di attenzione e lentezza...
Se il mondo contemporaneo è un display sempre acceso e alla smodata ricerca di effetti speciali – e che si srotola sotto i nostri occhi senza soluzione di continuità – diventa assolutamente necessario scegliere di fermarsi, per dare allo sguardo il respiro della lentezza e della ragione.
È questo che invita a fare Igor Eškinja (Rijeka, 1975; vive a Venezia e Rijeka), che propone negli spazi della galleria un concentrato interessante della propria ricerca, con pezzi realizzati negli ultimi anni, animati da una poetica razionale ma non per questo glaciale, il cui scopo dichiarato è sviluppare nell’osservatore una riflessione sulle dinamiche della propria percezione. Come scrive Riccardo Caldura, infatti, “realtà ed apparenza diventano due termini dai confini indecisi, che si scambiano le parti, dinnanzi ad uno spettatore, il quale, nell’atto del percepire, deve anche percepirsi, assumendo coscienza si sé, e di quello che sta vedendo, con quel lieve soprassalto che permette di accedere ad una diversa comprensione/osservazione delle cose”.
La mostra si apre con una stanza illuminata dalla sola luce emanata da lightbox intitolati At your place, modellati come le caratteristiche nuvolette che contengono i testi dei fumetti e fissati al muro, sul pavimento o semplicemente pendenti dal soffitto, a mo’ di silhouette. Sono però bianche (su entrambi i lati) e non contengono alcuna parola, anche se – grazie allo spessore ridotto della cornice – veicolano al contempo l’idea di essere porzioni di spazio bidimensionali, collocati in un ambiente in cui lo spettatore ha tutta la libertà per muoversi in 3d.
Il continuo conflitto visivo fra due e tre dimensioni è alla base anche dell’installazione site specific realizzata per la galleria, dove la scritta The following preview has been approved for all audiences by the motion pictures campeggia sulla grande parete opposta, dando l’impressione di esser stata installata a sbalzo. Avvicinandosi, invece, ci si rende conto che si tratta banalmente di nastro adesivo incollato e che il muro è assolutamente piatto.
Tale procedura, in cui è messa in gioco la dinamica della rappresentazione, è regolarmente utilizzata da Eškinja anche nelle foto che mostrano scatoloni realizzati col nastro adesivo, collocati tra pavimento e parete, oppure scritte costruite col cavo elettrico, rese bidimensionali grazie a una deformazione (anti)prospettica, tale da annullare la gabbia entro cui siamo abituati a collocare dimensionalmente gli oggetti. A quel punto è solo l’osservatore accorto a percepire l’inganno, che l’autore, a dire il vero, nemmeno si affanna a mascherare, poiché sceglie di non nascondere le micro-imperfezioni della realtà col fotoritocco. In questo modo, il concetto rimane rigoroso ma non scade nell’essere algido.
Alcune delle foto in mostra beneficiano di una collocazione che ripropone la stesso allestimento delle immagini in fotografia, il che può fornire ulteriori stimoli interpretativi di carattere meta-linguistico. Parimenti al codice a barre presente in Postproduction, che è quello del saggio omonimo di Nicolas Bourriaud. Ma questo ce l’ha candidamente confessato l’artista.
È questo che invita a fare Igor Eškinja (Rijeka, 1975; vive a Venezia e Rijeka), che propone negli spazi della galleria un concentrato interessante della propria ricerca, con pezzi realizzati negli ultimi anni, animati da una poetica razionale ma non per questo glaciale, il cui scopo dichiarato è sviluppare nell’osservatore una riflessione sulle dinamiche della propria percezione. Come scrive Riccardo Caldura, infatti, “realtà ed apparenza diventano due termini dai confini indecisi, che si scambiano le parti, dinnanzi ad uno spettatore, il quale, nell’atto del percepire, deve anche percepirsi, assumendo coscienza si sé, e di quello che sta vedendo, con quel lieve soprassalto che permette di accedere ad una diversa comprensione/osservazione delle cose”.
La mostra si apre con una stanza illuminata dalla sola luce emanata da lightbox intitolati At your place, modellati come le caratteristiche nuvolette che contengono i testi dei fumetti e fissati al muro, sul pavimento o semplicemente pendenti dal soffitto, a mo’ di silhouette. Sono però bianche (su entrambi i lati) e non contengono alcuna parola, anche se – grazie allo spessore ridotto della cornice – veicolano al contempo l’idea di essere porzioni di spazio bidimensionali, collocati in un ambiente in cui lo spettatore ha tutta la libertà per muoversi in 3d.
Il continuo conflitto visivo fra due e tre dimensioni è alla base anche dell’installazione site specific realizzata per la galleria, dove la scritta The following preview has been approved for all audiences by the motion pictures campeggia sulla grande parete opposta, dando l’impressione di esser stata installata a sbalzo. Avvicinandosi, invece, ci si rende conto che si tratta banalmente di nastro adesivo incollato e che il muro è assolutamente piatto.
Tale procedura, in cui è messa in gioco la dinamica della rappresentazione, è regolarmente utilizzata da Eškinja anche nelle foto che mostrano scatoloni realizzati col nastro adesivo, collocati tra pavimento e parete, oppure scritte costruite col cavo elettrico, rese bidimensionali grazie a una deformazione (anti)prospettica, tale da annullare la gabbia entro cui siamo abituati a collocare dimensionalmente gli oggetti. A quel punto è solo l’osservatore accorto a percepire l’inganno, che l’autore, a dire il vero, nemmeno si affanna a mascherare, poiché sceglie di non nascondere le micro-imperfezioni della realtà col fotoritocco. In questo modo, il concetto rimane rigoroso ma non scade nell’essere algido.
Alcune delle foto in mostra beneficiano di una collocazione che ripropone la stesso allestimento delle immagini in fotografia, il che può fornire ulteriori stimoli interpretativi di carattere meta-linguistico. Parimenti al codice a barre presente in Postproduction, che è quello del saggio omonimo di Nicolas Bourriaud. Ma questo ce l’ha candidamente confessato l’artista.
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mostra visitata il 20 marzo 2009
dal 20 febbraio al 28 marzo 2009
Igor Eškinja
a cura di Riccardo Caldura
Galleria Comunale Contemporaneo
Piazzetta Olivotti, 2 (zona Mestre) – 30171 Venezia
Orario: da martedì a sabato ore 15.30-19.30
Ingresso libero
Catalogo Antiga con testi di Riccardo Caldura, Igor Eškinja, Branko Franceschi e Alfredo Sigolo
Info: tel./fax +39 041952010; info@galleriacontemporaneo.it; www.galleriacontemporaneo.it
[exibart]