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01
ottobre 2009
fino al 28.XI.2009 Awake and Dream Venezia, Signum Foundation
venezia
Venezia e i grandi collezionisti, ancora a braccetto. È il turno della polacca Fondazione Signum, che presenta la sua nuova sede a San Polo. Con una mostra lunga un secolo, ricca e sensuale...
Vocazione
precipua della città di Venezia è ospitare sedi di importanti collezioni
d’arte. Senza citare casi eclatanti anche recenti, si può affermare che nessun
altro luogo attrae così tanto i mecenati in cerca di studiolo e di conseguenza
i loro tesori.
Un
nuovo punto di riferimento nel panorama dell’offerta della città lagunare è la
polacca Signum, fondazione privata attiva dal 2002, concepita e arricchita dai
collezionisti Hanna e Jaroslaw Przyborowski, avente come sede permanente, dal
maggio scorso, Palazzo Donà (Brusa) in Campo San Polo.
La
collezione comprende opere del XX secolo e oltre, consta al momento di un
migliaio di pezzi e va ampliandosi continuamente. Com’è naturale che sia, la
mission di promuovere artisti polacchi all’estero non è in contrasto con la
proposta di un ambito espositivo di respiro internazionale.
Per
l’inaugurazione si è pensato a una mostra in grande stile, con una selezione di
opere datate dal 1910 al 2009, che coprendo un arco temporale lungo un secolo
non poteva che richiedere un progetto frutto di un certo sforzo critico e
curatoriale. La scelta è caduta sulla connotazione tematica, privilegiando
nello specifico la categoria concettuale del desiderio, leitmotiv dell’arte
occidentale novecentesca non così scontato da individuare come tale.
Quanto
al modello di fruizione, proprio la chiara focalizzazione ha consentito di
tracciare un percorso di tipo emozionale, anticronologico e ad alto tasso di
eclettismo, sorta di “museo immaginario” cui è indispensabile lo sguardo intimo
e approfondito dell’amico ospite, chiamato a spingersi fin nelle stanze più
appartate (la cucina, le camere da letto) a osservare foto, quadri,
installazioni, film, in un susseguirsi di variazioni linguistiche e
nell’andirivieni delle datazioni.
La
dichiarazione d’intenti è immediata, a partire dalle due opere presenti
all’ingresso. Non soltanto perché cent’anni di produzione artistica vengono
shakerati già qui, con la proiezione del video Il castrato (2007) di Katarzyna Kozyra che fronteggia un Autoritratto
con la morte (1910)
dipinto esattamente un secolo prima dal simbolista Jacek Malczewski, ma anche perché una mostra che
offre segreti come questa si sostanzia da subito come indagine sui temi del doppio
e del narcisismo, risultando centrata abbastanza scopertamente sui dispositivi
dell’autorappresentazione.
Spazio
dunque agli autoscatti (da non perdere la stanza dedicata al genio Stanislaw
Ignacy Witkiewicz),
alla performance di ascendenza body, ai disegni con cameo appearence (le preziose illustrazioni
del/col grande Bruno Schulz), alle pratiche incentrate sul mascheramento e
all’happening con artista-direttore, lungo una direttrice “carismatica” che
collega molti nomi storici (Tadeusz Kantor, Krzystof Niemczyk) ai protagonisti più giovani.
Il contrappunto rigorista è affidato al post-concettualismo,
tra gli altri, di un ottimo Robert Kusmirowski, impegnato nel primo di una
prevista serie di interventi in situ. Ma soprattutto non mancheranno di emozionare i cultori
di una sensualità più sottile i gioielli proto-modernisti della collezione: sei
disegni a firma Kazimir Malevic e una Composizione spaziale datata 1927-31 di Katarzyna
Kobro.
precipua della città di Venezia è ospitare sedi di importanti collezioni
d’arte. Senza citare casi eclatanti anche recenti, si può affermare che nessun
altro luogo attrae così tanto i mecenati in cerca di studiolo e di conseguenza
i loro tesori.
Un
nuovo punto di riferimento nel panorama dell’offerta della città lagunare è la
polacca Signum, fondazione privata attiva dal 2002, concepita e arricchita dai
collezionisti Hanna e Jaroslaw Przyborowski, avente come sede permanente, dal
maggio scorso, Palazzo Donà (Brusa) in Campo San Polo.
La
collezione comprende opere del XX secolo e oltre, consta al momento di un
migliaio di pezzi e va ampliandosi continuamente. Com’è naturale che sia, la
mission di promuovere artisti polacchi all’estero non è in contrasto con la
proposta di un ambito espositivo di respiro internazionale.
Per
l’inaugurazione si è pensato a una mostra in grande stile, con una selezione di
opere datate dal 1910 al 2009, che coprendo un arco temporale lungo un secolo
non poteva che richiedere un progetto frutto di un certo sforzo critico e
curatoriale. La scelta è caduta sulla connotazione tematica, privilegiando
nello specifico la categoria concettuale del desiderio, leitmotiv dell’arte
occidentale novecentesca non così scontato da individuare come tale.
Quanto
al modello di fruizione, proprio la chiara focalizzazione ha consentito di
tracciare un percorso di tipo emozionale, anticronologico e ad alto tasso di
eclettismo, sorta di “museo immaginario” cui è indispensabile lo sguardo intimo
e approfondito dell’amico ospite, chiamato a spingersi fin nelle stanze più
appartate (la cucina, le camere da letto) a osservare foto, quadri,
installazioni, film, in un susseguirsi di variazioni linguistiche e
nell’andirivieni delle datazioni.
La
dichiarazione d’intenti è immediata, a partire dalle due opere presenti
all’ingresso. Non soltanto perché cent’anni di produzione artistica vengono
shakerati già qui, con la proiezione del video Il castrato (2007) di Katarzyna Kozyra che fronteggia un Autoritratto
con la morte (1910)
dipinto esattamente un secolo prima dal simbolista Jacek Malczewski, ma anche perché una mostra che
offre segreti come questa si sostanzia da subito come indagine sui temi del doppio
e del narcisismo, risultando centrata abbastanza scopertamente sui dispositivi
dell’autorappresentazione.
Spazio
dunque agli autoscatti (da non perdere la stanza dedicata al genio Stanislaw
Ignacy Witkiewicz),
alla performance di ascendenza body, ai disegni con cameo appearence (le preziose illustrazioni
del/col grande Bruno Schulz), alle pratiche incentrate sul mascheramento e
all’happening con artista-direttore, lungo una direttrice “carismatica” che
collega molti nomi storici (Tadeusz Kantor, Krzystof Niemczyk) ai protagonisti più giovani.
Il contrappunto rigorista è affidato al post-concettualismo,
tra gli altri, di un ottimo Robert Kusmirowski, impegnato nel primo di una
prevista serie di interventi in situ. Ma soprattutto non mancheranno di emozionare i cultori
di una sensualità più sottile i gioielli proto-modernisti della collezione: sei
disegni a firma Kazimir Malevic e una Composizione spaziale datata 1927-31 di Katarzyna
Kobro.
pericle
guaglianone
mostra
visitata il 14 luglio 2009
dal 22 maggio al 28 novembre 2009
Awake
and Dream. Svegliati e Sogna
a
cura di Grzegorz Musial e Andrzej Turowski
Palazzo
Donà
Campo
San Polo, 2177 – 30125 Venezia
Orario:
mercoledì e sabato ore 16-19
Ingresso
libero
Info:
tel. +39 0415289797; www.signum.art.pl
[exibart]