24 febbraio 2004

fino al 29.II.2004 Anna Moro Lin – Co-abitare Venezia, Palazzo Mocenigo

 
La vita è un tessuto di racconti che, giunti da ogni parte del mondo, vengono rielaborati e fatti “Co-abitare”. In una installazione di tappeti senza vello, come i Kilim o i Sumak. Pensati come dimore in cui si disegnano, accostano e mettono in relazione i diversi vissuti…

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Interagiscono tra loro, con i luoghi del Palazzo, con i personaggi antichi ritratti sulle pareti e con i visitatori, in principio sconcertati dal dover spostare in basso lo sguardo. I tappeti di garza e carta sono stesi per terra, uno accanto all’altro come in una lunga e policroma sequela musiva pavimentale.
“Pensando al giardino, metafora esistenziale di spazio interiore, ho considerato che l’energia creativa viene dal sottosuolo e da lì agisce; ho voluto perciò mutare il mio punto di vista spostandolo alle fondamenta, sotto i piedi” spiega Anna Moro Lin.
Il significato che hanno i tappeti nelle tribù nomadi orientali, non oggetti d’arredo, ma struttura della tenda-abitazione dalla quale tengono lontani gli spiriti maligni, la suggestiona. Arrotolati, sono case mobili che conservano e portano verso nuovi orizzonti le storie individuali e di appartenenza a una determinata tribù di cui sono Moro-Lin pregni, con decorazioni, tinte, aspirazioni e umori. Per i musulmani il tappeto è spazio spirituale che delimita e protegge la preghiera. Anna Moro Lin, raccogliendo come fulcro di ogni tappeto una storia, speditale da famigliari, amici, conoscenti di tutto il mondo, crea i suoi tappeti-dimora. Con lettere, fotografie, partiture e progressive sovrapposizioni di garza, fogli di giornali –altre vicende che stratificano il vissuto dell’umanità-, carta velina, colori, racconta, procedendo con trama e ordito, le storie che ha incontrato nel cammino. Così divengono tappeto la lettera della compagna di liceo con brani di poesie di Seneca o l’immagine spedita dall’amico arabo che raffigura il “cimitero degli eroi” con pali su cui sono conficcate le foto dei defunti nel tappeto detto Al Quds o il Mazal tov, l’augurio di buona fortuna dell’amico ebreo che vive a Gerusalemme, la letteraMoro-Lin d’amore Chere Chérie scritta da un tunisino, la Parad icon fatta di immagini sacre e scritte in cirillico o i 4 giardini e i 4 figli di un’amica, fervidi di verdi e di gialli.
Frammenti individuali di tempo e spazio, insieme hanno la vibrante e armoniosa bellezza di un quadro di Klee. Scritture divenute segni si intrecciano come fluidi vitali, e il narrato si trasforma in energia pulsante che miscela la sua forza con quella del colore con cui entra in contatto. “Come il fiume dell’esistere aggiunge alle cose le rughe del quotidiano, così, attraverso segreti processi alchemici di invecchiamento, maltratto la materia, la scalfisco, ne scoloro le tinte, fino a che l’effetto artificiale della tempesta del tempo non sia del tutto compiuto” e i tappeti della Moro Lin, delicati e resi flessibili dall’esperienza di vita, sono pronti. Diversi per forma e dimensione, accoglienti, uniscono narr-azioni e linguaggi in un universo di coabitazione feconda e palpitante di vicendevoli fermenti, richiami e sostegni, cromatici e concettuali. In infiniti intrecci, senza nodi, di terra e di cielo.

myriam zerbi
mostra vista il 18 febbraio


Co-abitare
Installazione di Anna Moro Lin
Palazzo Mocenigo (vicino fermata del vaporetto San Stae)
Santa Croce 1992
Per infomazioni: tel.041 5241614


[exibart]

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