30 aprile 1895: la Biennale d’arte vede la luce nella città lagunare. Appuntamento storico d’eccellenza, la manifestazione veneziana nasce come ricettacolo dei maggiori esiti artistici italiani per poi aprirsi a un ventaglio di proposte che valicano i confini nazionali. Intuibili le ragioni che fanno di Venezia la sede prediletta: è proprio qui, infatti, che si assiste a un inedito sviluppo dell’arte, notevole per qualità formale e per quantità di opere, forte di quel felice connubio di mito veneziano, sensibilità artistica e straordinaria committenza. Lo si avverte già, con un secolo d’anticipo, quando nel corso dell’Ottocento grandi pittori da tutto il mondo si recano a visitare la Serenissima, quasi fosse un pellegrinaggio alle fonti della pittura.
Una storia, quella della Biennale, segnata dalle vicende storiche, dal tessuto culturale e dai mutamenti politici, dal susseguirsi di scandali, memorabili edizioni e, ancora, da periodi più ibridi e da momenti non esenti da clamorose polemiche. Le vicende che si dipanano ai margini di quest’evento sono documentate dalla rassegna dedicata al centenario rapporto tra Venezia e la Biennale. In mostra una collezione di inestimabile valore, proveniente dalle acquisizioni fatte nel corso del secolo dalla Cassa di Risparmio di Venezia,
ora confluite nella Collezione d’arte della Fondazione di Venezia, che ne ha raccolto l’eredità collezionistica e promozionale.
La rassegna esordisce con una serie di riproduzioni fotografiche dei protagonisti che hanno segnato l’arte del Novecento, spesso colti al lavoro durante l’allestimento del proprio spazio espositivo in Biennale.
Si prosegue con una cinquantina di dipinti: dal tocco divisionista della
Nonna boccioniana alle forme macchiniste e tubolari di
Depero, dai soggetti intimisti come la
Maternità di
Turcato alle vedute veneziane di
Ciardi, in un alternarsi di proposte di stampo figurativo –
De Pisis,
Castrati,
Marussig,
Cagnaccio di San Pietro– e di opere di matrice astrattista realizzate, tra gli altri, da
Vedova,
Tancredi,
Pizzinato,
Morandis,
Santomaso e
Licata.
Il percorso espositivo include anche una trentina di vetri di Murano di alto livello artistico e presenti nello storico Padiglione Venezia, tra i quali si annoverano i prodotti di grandi maestri quali
Carlo Scarpa,
Paolo Venini e
Tapio Wirkkala.
Si documenta così l’evoluzione di un’identità che non si esaurisce nello splendore di un’epoca storica, ma si mostra capace di adattarsi ai tempi e di farsi carico dei valori di nomadismo -frutto di una prospettiva necessariamente cosmopolita-, di eclettismo -effetto dell’apertura alla diversità culturale e stilistica- e di ibridazione. Approdando a un risultato formale che rifugge ogni categoria.