Matteo Fato entra in una costante combinazione tra
linee architettoniche, volte, costoloni, aggiungendo concettualmente la
sottrazione di ogni orpello, di ogni segno di decorativismo retorico. Ed è supportato,
l’artista, in tale operazione di asciugatura, dallo studio del senso tracciato
dal filosofo e logico Ludwig Wittgenstein.
Fato presuppone un’installazione accumulativa, ma
essenzialmente ordinata, un’azione meditativa che imprime su oggetti e forme la
costante di un atteggiamento, una forma mentis che si avvale della percezione intuitiva più che
della visione meramente pellicolare.
Sulla sottile linea di confine tra ciò che si vede e
ciò che si ricorda, si proietta, si subodora con fine sapienza intellettuale è
l’opera di Maria Elisabetta Novello. L’artista
vicentina sviluppa da sempre con costanza e ossessione una pratica artistica
che ha trovato nella componente materica che sta alla base del suo lavoro, la
cenere, il modo di concepire la magnificenza della vita, disinnescandone la
struttura autoritaria e obbligatoria dei fatti che si susseguono e mai più
ritornano.
La poetica di Novello è laica pur godendo la sua opera di una certa
ieraticità contrapposta a una ricerca antropologica volta a svelare identità, a
restituire micro-informazioni che la cenere contiene come memoria nascosta e
invisibile.
In tutte queste opere c’è il senso del riscatto, un’attesa
escatologica connaturata nella natura stessa dell’arte, che si apre alla possibilità
di risorgere nel senso di ri-fiorire, e germogliare, e germinare nuove
direzioni, disseminare un ordine di mutamento nello stesso ordine delle cose
per gestire tra quelle installazioni simmetricamente composte bellezze e
misteri.
La qualità sostanziale della nuova e appropriata ricerca contemporanea
sta nel presupposto stesso di queste variegate pratiche artistiche, nel loro
essere “l’ombra sensibile” di matrice hegeliana, che non si ferma alla pura
immagine restituendo molto più di ciò che è retinico ed epidermico,
sollecitando la resistenza a falsi richiami e superficiali apparizioni.
Fato e Novello lavorano spesso, pur nella apparente disgiunta resa
formale, sulla trasparenza e sul bilico dell’inframince – spazio estremo, incatalogabile e impercettibile –
esplorando una zona irrintracciabile che si avvale, attraverso l’ossimoro
agnettiano del dimenticare a memoria,
di vertiginosa simulazione ed eccessi di verità.
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Fato
da Cesare Manzo
Novello
a Bologna
martina cavallarin
mostra visitata il 20 dicembre 2010
dal 18 dicembre 2010 al 30 gennaio 2011
Matteo Fato /
Maria Elisabetta Novello – Il senso dell’ordine
a cura di Stefania Portinari
AB23 – Chiesa dei Santi Ambrogio e Bellino
Contrà Sant’Ambrogio, 23 – 36100 Vicenza
Orario: giovedì e venerdì ore 16-19.30; sabato e domenica ore 10-12.30 e
16-19.30
Ingresso libero
Catalogo con testi di Daniele Capra e Stefania Portinari
Info:tel. +39 0444222114; uffmostre@comune.vicenza.it
[exibart]
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