Conquistatosi di diritto un posto di rilievo ed esclusivo, per originalità tecnica e concettuale, nel panorama della pittura italiana di nuova generazione, Fausto Gilberti (Brescia, 1970) mostra di perseguire una lucida e coerente strategia, caratterizzata da una vena creativa che -è il caso di dirlo- non gli ha mai fatto difetto e che, semmai, ha spaccato fin dall’inizio la critica. Cosa che per solito capita solo per quelli bravi.
Quando sarebbe stato comodo cavalcare la congiuntura favorevole insistendo sui noti dipinti su tela, il pittore Gilberti alla pittura si sottrae, reindirizzando altrove la sua ispirazione e facendosi anche un po’ desiderare.
Dopo il video animato dal titolo 10050, The Psycho Posse, ispirato alla strage di Charles Manson, la personale alla galleria Perugi è stata soprattutto l’occasione per la presentazione del suo primo libro d’artista. Mr. Dildo raccoglie una serie di 35 disegni di soggetto pornografico dell’artista, realizzati nel corso di anni come una sorta di ricerca parallela e tuttavia rimasti finora inediti, in attesa della congiuntura favorevole a quella presentazione in forma editoriale che, fin dall’inizio, era parsa loro destinazione naturale.
Il lavoro ha origine dall’indagine dei siti porno della rete, dai quali l’artista ha selezionato frasi e slogan, trasferendoli, mediante un semplice comando di copia-incolla, su fogli A4, divenuti supporto e pretesto per interpretazioni iconografiche, di matrice ironica, cinica e provocatoria, di quegli stessi stereotipi testuali del business del sesso virtuale on-line.
E alla fine ha convinto tutti anche la prima performance di Gilberti, attesa certo non senza qualche riserva e dubbio. In un’atmosfera scanzonata e disimpegnata, il pubblico era invitato ad entrare, a turni di uno per volta, in un’area chiusa, dove si trovava al cospetto di un tizio (un attore professionista) dallo sguardo niente affatto rassicurante e coperto solo da uno spolverino.
A conti fatti, in queste iniziative dell’artista la pittura appare tutt’altro che accantonata e anzi continuamente e sfacciatamente ostentata: dipinti sono i disegni che animano il video, dipinti sono quelli raccolti nel libro, come pure quelli appesi al soprabito dell’esibizionista performer.
Un grande tondo optical dipinto è l’unica vera, nuova pittura dell’artista in mostra, che si completa con un simbolico stereo appeso a parete, sul quale gira un disco muto con l’etichetta alla maniera di Gilberti, e una serie di lavori recenti: sorta di story board realizzati a partire dalla stampa di immagini tratte dalla rete con l’aggiunta dei tipici occhiuti personaggi, esposti per la prima volta a Melting Music, il più recente capitolo della saga Melting Pop di Gianluca Marziani, in quel di Genova.
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alfredo sigolo
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caro sigolo, i limiti della tela sono superati solo in facciata, in esposizione, giusto per la critica, poichè è la tela ,diciamo pennelata,che si vende.
I disegni sono dei bozzetti, i più efficaci s'ingrandiscono, i meno efficaci restano tali.
Il resto è contorno.
Qual'e la qualità tecnica di tali dipinti?
Bravo alfredo sigolo ottima recensione.
quale tela ? era un pannello di legno, una tavola.
per sonia invece.. francamente non ci ho capito un'acca
sì è vero... era una tavola. Errore mio
...idem con patate...arrosto (quelle fritte son piu' buone ma fanno male)...
anche io non ci ho capito un Hacca!
Se Cattellan é un genio e Botto & Bruno sono degli artisti di levatura internazionale
ne consegue che anche gli icastici scarabocchi di Fausto Gilberti si sono conquistati "di diritto un posto di rilievo ed esclusivo, per originalità tecnica e concettuale, nel panorama della pittura italiana di nuova generazione".
Dì , Sigolo, ma da dove sei saltato fuori?
Ma è vero che i tuoi articoli sono frutto di
lunghe e ponderate riflessioni ?
Da dove viene questa tua sorprendente competenza sulla pittura ? Si vede che il tuo buon gusto si deve essere formato
davvero su esempi illustri! Dato che si parla di Padova, magari Giotto Altichiero Donatello & Giusto di Menabuoi dei quali si vede bene che Gilberti, con tutte le ovvie differenze epocali, è sicuramente un valido prosecutore.
Non sono un nostalgico dei bei tempi d'oro,
credetemi!
Ma perché quando si parla di ritorno alla pittura , in certe confusi ambienti, lo si
interpreta doverosamente come un nuovo escamotage per assistere l'ennesimo incapace?
Non è che l'arte contemporanea è un pò
assistenziale? Non è che c'è un eredità
da "6 politico"? "Gli ultimi saranno i primi!"
Ma qua c'è pure puzza di cristianesimo! Ma allora è proprio meglio Giotto!