È il 1494 quando Albrecht Dürer (Norimberga, 1471 – 1528) scrive dalla laguna all’amico umanista Willibald Pirckheimer: “Qui sono un gentiluomo”. Alla ricerca di una dimensione culturale che lo porterà nei cinque anni successivi, alla produzione di oltre 60 bulini, xilografie e acqueforti, l’artista tedesco, a dispetto di chi lo accusa di mancato spirito classico, trova qui nuove amicizie e spunti per moderni motivi iconografici.
La propaganda e l’esaltazione dell’Imperatore Massimiliano I aprono la mostra, con gli otto fogli che compongono Il Grande Carro trionfale, realizzati insieme all’amico. L’imperatore siede sul carro accanto a quattro virtù alate, trainato da sei coppie di cavalli, con ventidue allegorie femminili, dove il tratto rivela lo studio di costruzioni elicoidali e di spirali (poi nel trattato del 1525), mentre numerose sono le allusioni naturalistiche. Più intima la sezione di opere a carattere devozionale, datate ed autografe, come Madonna con il bambino sotto la muraglia, dove il volto della Vergine risente dell’incontro con Giorgione (1507) avvenuto nel secondo periodo veneziano, durante il quale esegue la Festa del Rosario per il Fondaco dei Tedeschi.
Il Sant’ Eustachio ricalca l’iconografia classica del santo spaventato davanti al cavallo, verso cui tende le mani. Dürer è invece visionario, allegorico, espressivo ed anticipatore manierista in Il Cavaliere, La Morte e il Diavolo: sullo sfondo di una rocca, il cavaliere cristiano, accompagnato da un cane, tra figure fantastiche, è come un monumento equestre che rivisita il Gattamelata o quello di Leonardo per Francesco Sforza. Lo spazio dell’opera è spazio riempito: lessico vern
La mostra continua con Piccola Passione xilografica, composta da trentasei scene pensate per divulgare la maniera religiosa: spicca lo studio attento dell’anatomia dei corpi, scultorei ed espressivi, come ne Il Peccato originale e la cacciata del Paradiso. Nella Grande Passione, pubblicata nel 1511, la mano che accompagna il bulino traccia linee plastiche e volumetriche, come nel Tradimento di Cristo, dove la resa dei particolari delle armature fa da sfondo al bacio di Giuda, pieno di espressività fisiognomica.
L’esposizione si conclude con opere della Vita della Vergine, tra cui l’Annunciazione del 1503: l’angelo dalle grandi ali si presenta a Maria con le mani al petto e il capo chino, su cui aleggia lo Spirito Santo, in un interno fortemente prospettico. È questa la serie di opere più umanista di Dürer, che dai viaggi in Italia, tra Mantova, Roma e Bologna, riporta soluzioni architettoniche e scorci in profondità lineare. Religione e maternità sono infine protagoniste de La Vergine sulla Mezzaluna, xilografia dove Maria, in vesti plastiche, allatta il figlio avvolta in una mandorla a più linee.
sara buoso
mostra visitata il 31 gennaio 2007
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