Si tratta effettivamente di “collaborazione” fra larve d’acqua dolce e artista quando questi predispone in laboratorio un habitat ad hoc, preziosissimo, quale può essere quello costituito da un forziere per qualche non ordinaria ragione caduto nelle acque di un corso d’acqua? Pagliuzze e barrette in oro, perle, gemme che vengono utilizzate dalle larve di tricottero come se fossero frammenti di pietre, schegge di conchiglie, minimi residui vegetali per costruirsi un loro involucro in cui racchiudersi. Si tratta effettivamente di collaborazione, come ha sostenuto l’artista stesso in una intervista sul suo lavoro tenuta in occasione della personale al Norwich Castle Museum and Art Gallery (2011), così da poter permettere alle larve di poter esprimere il loro naturale “talento” oppure di una più complessa relazione tutta interna ad una riflessione su cosa sia il “fare” artisticamente inteso?
Il punto viene chiarito da un lavoro recentissimo, molto particolare, che fa parte di questa personale e che evidenzia anche la continuità, la coerenza, del lavoro che viene svolto dallo spazio espositivo veneziano. Si tratta del progetto di una murrina, realizzata a Murano da uno degli ultimi grandi maestri del vetro, Mario Dei Rossi. Partendo dal disegno accurato, fatto dall’artista, di una selce preistorica usata come punta di freccia, il maestro vetraio ha composto, con grande perizia, una murrina, utilizzando, come è usuale, sottilissime bacchette in vetro poi fuse in un unico blocco. All’artigiano è stata richiesta tutta la sua abilità e la sua esperienza per la trasposizione in vetro del disegno. In questo caso è il talento artigianale a compiere quella parte di collaborazione che, nell’esempio precedente, che ha reso l’artista francese internazionalmente noto fin dagli anni Ottanta, era compiuta da larve di tricottero. Quel che interessa a Duprat è l’intersezione fra quanto è effettivamente progettato e voluto dall’artista e quanto si genera attraverso i diversi modi di attualizzarne le intenzioni, per ottenere un lavoro finale che deve avere qualcosa di un composto naturale quale può essere un gioiello/involucro prodotto da larva, oppure un agglomerato di apparente origine geologica pazientemente ricostruito. Come nel caso di altri tre lavori in mostra: una struttura minimalista in selce e schiuma polimerica, una scultura in cristallo di rocca e paraffina e un aggregato di apparenti dadi da gioco fatti di un particolare minerale, molto raro, la ulexite, la cui proprietà è poter trasmettere visivamente una immagine che vi traspare come su uno schermo, da cui il definirla comunemente “pietra televisione”. La dimensione artigianale, che è presente in tutte le opere di Huprat, a ben guardare può anche essere collocata sul piano di un processo di trasformazione dove l’abilità e l’esperienza tendono a diventare fattori naturali, e il prodotto finale, l’opera, è come se avesse qualcosa dell’essere, “naturalmente”, sorto da sé.
riccardo caldura
mostra visitata il 5 maggio 2012
dal 5 maggio al 30 settembre 2012
Hubert Duprat
Caterina Tognon arte contemporanea
San Marco 2746 (campo San Maurizio) (30124) Venezia
Orario: da martedì a sabato 10-13 / 15-19
Info: Tel. +39 0415207859 – info@caterinatognon.com – www.caterinatognon.com