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13
maggio 2009
fino al 30.V.2009 Ivan Moudov Verona, Artericambi
venezia
Arte e denaro. Un binomio inscindibile da secoli, regolato dall’altalena di domanda e offerta. E se al giorno d’oggi anche in campo artistico la matematica non è un’opinione, vale la legge direttamente proporzionale: più provocazione uguale a più affari...
Al confine bulgaro-rumeno esiste un doganiere capace di separare la parte esterna di una moneta da un euro da quella interna. E con una mano sola. Non ci credete? Ivan Moudov (Sofia, 1975) ci ha creduto, ha fatto suo questo curioso escamotage (alla modica cifra di cinque euro) e l’ha reso una performance dal titolo vagamente ironico: Romanian Trick.
D’altronde, avvertire in anticipo è un modo gentile per non farsi beffe di chi dovesse trovarsi a credere che si tratti veramente d’una sorta di magia. Niente di sovrannaturale, non c’è da preoccuparsi: con un po’ di resistenza fisica e buona volontà, l’acume artistico è alla portata (di mano) di tutti. Basta prendere una moneta, da uno o due euro, e gettarla letteralmente a terra. Moltissime volte. E il gioco è fatto.
Fin qui niente di nuovo. In effetti, il riferimento fra il ripetersi monotono dei gesti sincopati dell’artista e le già viste azioni di carattere post-concettuale dell’ultimo decennio è più che giustificabile. Sennonché, nell’intervento di Moudov viene a manifestarsi la volontà di prescindere dal solito tran-tran che regola i contratti fra autori, gallerie e musei a favore del più rassicurante (visto il periodo di crisi) baratto.
Perché il compenso, recepito per tramandare questo “trucchetto”, Moudov non lo intasca ma lo ricicla, acquistando opere di altri artisti. In meno di due anni – a partire dal 2008, quando ha proposto Romanian Trick per la prima volta presso il Moderna Museet di Stoccolma – ha comprato lavori di Italo Zuffi, Olaf Nicolai, Maria Lindberg, Christoph Keller, Alexander Brenner e Barbara Schurz.
Moudov baratta in senso lato la sua arte con altra arte. E distruggere la materia prima che fa girare il mercato è quasi un atto dovuto. Paradossalmente, solo smembrando moneta dopo moneta il valore della propria opera l’artista può uscire allo scoperto. Inoltre, attraverso questa mediazione d’acquisto, Moudov coinvolge direttamente altri artisti nelle proprie esposizioni e mostra le loro opere in una zona riservata della galleria, con una buona dose di orgoglio.
Moudov quindi non solo propone un’alternativa alla libera circolazione dell’arte, che diventa così itinerante, ma muove fra le righe una critica pungente e poetica nei confronti di quelle istituzioni, e di quei collezionisti, che hanno dato vita a un sistema dell’arte chiuso – troppo, per le nuove generazioni – e volto a promuovere solo un certo tipo di arte. Quell’arte strettamente legata alle rigide leggi del mercato. Che costa e fa parlare, certo; ma che resta sostanzialmente chiusa alla molteplicità dei fruitori.
D’altronde, avvertire in anticipo è un modo gentile per non farsi beffe di chi dovesse trovarsi a credere che si tratti veramente d’una sorta di magia. Niente di sovrannaturale, non c’è da preoccuparsi: con un po’ di resistenza fisica e buona volontà, l’acume artistico è alla portata (di mano) di tutti. Basta prendere una moneta, da uno o due euro, e gettarla letteralmente a terra. Moltissime volte. E il gioco è fatto.
Fin qui niente di nuovo. In effetti, il riferimento fra il ripetersi monotono dei gesti sincopati dell’artista e le già viste azioni di carattere post-concettuale dell’ultimo decennio è più che giustificabile. Sennonché, nell’intervento di Moudov viene a manifestarsi la volontà di prescindere dal solito tran-tran che regola i contratti fra autori, gallerie e musei a favore del più rassicurante (visto il periodo di crisi) baratto.
Perché il compenso, recepito per tramandare questo “trucchetto”, Moudov non lo intasca ma lo ricicla, acquistando opere di altri artisti. In meno di due anni – a partire dal 2008, quando ha proposto Romanian Trick per la prima volta presso il Moderna Museet di Stoccolma – ha comprato lavori di Italo Zuffi, Olaf Nicolai, Maria Lindberg, Christoph Keller, Alexander Brenner e Barbara Schurz.
Moudov baratta in senso lato la sua arte con altra arte. E distruggere la materia prima che fa girare il mercato è quasi un atto dovuto. Paradossalmente, solo smembrando moneta dopo moneta il valore della propria opera l’artista può uscire allo scoperto. Inoltre, attraverso questa mediazione d’acquisto, Moudov coinvolge direttamente altri artisti nelle proprie esposizioni e mostra le loro opere in una zona riservata della galleria, con una buona dose di orgoglio.
Moudov quindi non solo propone un’alternativa alla libera circolazione dell’arte, che diventa così itinerante, ma muove fra le righe una critica pungente e poetica nei confronti di quelle istituzioni, e di quei collezionisti, che hanno dato vita a un sistema dell’arte chiuso – troppo, per le nuove generazioni – e volto a promuovere solo un certo tipo di arte. Quell’arte strettamente legata alle rigide leggi del mercato. Che costa e fa parlare, certo; ma che resta sostanzialmente chiusa alla molteplicità dei fruitori.
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mostra visitata il 24 aprile 2009
dal 24 aprile al 30 maggio 2009
Ivan Moudov – Romanian Trick
a cura di Emanuele Guidi
Galleria Artericambi
Via Cesari, 10 (zona Porta Vescovo) – 37131 Verona
Orario: da martedì a venerdì ore 10-13 e 15-19; sabato e domenica su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0458403684; artericambi@gmail.com; www.artericambi.org
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