Ma Simone non sa fare le foto come gli altri, Simone vede oltre, scappa dall’obiettivo e ricerca un altra energia, quella che si nasconde al di fuori della macchina fotografica.
Vince diversi concorsi tra cui la borsa di studio al Premio Terna, grazie alla quale vola per New York. Conosce già la metropoli ma cerca un nuovo percorso sensoriale, sente un altro progetto, che si allontana dai lavori precedenti. Gli Stati Uniti sconvolgono la normale percezione delle cose di Bergantini al punto da realizzare un progetto fotografico “realmente metaforico”. Acquista in un negozio di oggetti usati a Brooklyn vecchi negativi 4×5 (inch), un intero archivio anonimo. Immagini scattate tra la fine degli anni 50 e l’inizio degli anni 60. Vive nella grande mela per 5 mesi, entra nello spirito della città, ne assorbe le energie. Viene colpito dal consumismo, dall’individualismo del popolo americano. Con la mente fa un salto nel passato e si concentra sul boom economico del dopoguerra, la carica emotiva del tempo che fu. La frenesia del tutto subito e tutto comodo. Usare e gettare, dimenticare ciò che era e vivere ciò che é. Nasce da quelle sensazioni il suo lavoro. Diventa un tramite tra ciò che assorbe e quelle che diventeranno opere d’arte fotografiche. Ricicla gli scatti acquistati, eseguiti da altri ma poi dimenticati, buttati, rifiutati.
disordine della reale visone della vita. Con con i sui alti e bassi, con le emozioni, le affettività. Con i colori.
enrico migliaccio
mostra visitata il 11 giugno 2011
dal 4 giugno al 30 luglio 2011
Simone Bergantini, American Standard (remix)
Jarach Gallery
campo San Fantin, San Marco 1997
di fronte la Teatro la Fenice, Venezia
dal martedì al sabato, dalle 14 alle 20
lunedì e domenica su appuntamento
Info jarachgallery.com
[exibart]
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