La
vicenda della cosiddetta arte cinetica, con il suo notevole successo durante
gli anni ’60, dovuto principalmente al lavoro svolto dalla Galleria Denise René
di Parigi, dimostra chiaramente questa discontinuità, ovvero che in talune
circostanze i soggetti propulsivi rivelatisi decisivi sono poi risultati altri
rispetto ai critici patentati, anche dal punto di vista dell’indirizzamento
teorico.
La
piccola ma leggendaria mostra Le mouvement, del 1955, con la quale gli artisti che si
ricollegavano all’avanguardia costruttivista anteguerra rubarono
definitivamente la scena all’astrazione lirica propugnata dai protagonisti del
Tachisme, fu ideata e attentamente costruita (oggi diremmo curata) da Madame
Denise René, direttamente in galleria. Alla sua intelligenza e lungimiranza si
devono la scelta di puntare su un nucleo di giovani artisti che operavano in
aperta contrapposizione con le istanze di matrice espressionista in voga in
quel momento, e la capacità di sostenere il fenomeno dell’arte cinetica una
volta esploso.
Un
decennio più tardi, all’apice del successo internazionale e con la galleria
parigina ormai attivissima protagonista in campo (da ricordare, oltre alla
mostra del decennale Le mouvement 2, tenutasi nel 1965, quella sui costruttivisti polacchi Wladyslaw
Strzemiński e Katarzyna
Kobro, cui venne
affiancato Kazimir Malevic, del 1957), la consacrazione per l’arte cinetica si ebbe
nel 1967, con una collettiva di più ampio respiro, dal titolo Lumière et
mouvement,
allestita al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris.
Associata
nel titolo al suo passaggio espositivo più altisonante, la mostra veneziana Luce
e movimento si
occupa del senso complessivo di questa storica esperienza, rendendo omaggio
attraverso l’esempio di Denise René al ruolo “creativo” del gallerista di razza
e dando conto dell’ampiezza di un discorso che abbraccia pressoché interamente
il secolo scorso.
Se per
un verso è fuori discussione la pertinenza dell’inserimento tra i dieci artisti
rappresentati di Werner Graeff e László Moholy-Nagy, già attivi negli anni ’20 in ambito Bauhaus, e di
uno come Jósef Robakowski, che invece è stato un protagonista della videoarte negli
anni ’70 e ’80, un’altra ipotesi di lettura cui la mostra sembra rimandare,
riguarda il debito da parte di molta produzione site specific attuale
incentrata sul problema della percezione sensoriale, nei confronti degli
ambienti percorribili concepiti da Jesús Rafael Soto e Carlos Cruz-Diez, maestri riconosciuti
dell’interazione psico-fisica tra opera e spettatore.
Da
segnalare il finissage-evento con la proiezione di un film d’artista
commissionato a Delfina Marcello, intitolato Inside, che racconta e documenta la mostra.
Arte
cinetica in fiera a Londra
pericle
guaglianone
mostra
visitata il 7 agosto 2010
dal
22 maggio al 30 ottobre 2010
Luce
e movimento / Lumière et mouvement
a
cura di Grzegorz Musial e Franck Marlot
Signum Foundation –
Palazzo Donà
Campo San Polo, 2177 – 30125 Venezia
Orario: mercoledì e sabato ore 15-19
Ingresso libero
Catalogo Marsilio con testi di
Grzegorz Musial, Arnauld Pierre, Denise René, Andrzej Turowski
Info: tel. +39
0415289797; www.signum.art.pl
[exibart]
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