Giunta alla tredicesima edizione,
Quotidiana mette i rami, si articola in nuove iniziative collaterali e si candida a ritagliarsi un posto importante nel campo del talent scouting.
Le novità sono:
Q.Aperta, dove tre curatori (Andrea Bruciati, Roberto Daolio e Gabi Scardi) presentano tre artisti affermati (
Andrea Nacciarriti,
Sandrine Nicoletta ed
Elena Arzuffi) e le loro opere site specific nel centro della città;
Q A parole, incontri e dibattiti in sedi diverse con artisti di spicco come
Sissi,
Nico Vascellari,
Andrea Contin e
Botto & Bruno;
Q A convegno, sul valore dell’immaterialità, protagonisti l’economista Pierluigi Sacco e i rappresentanti di centri culturali europei (
La Fabrica di Madrid,
Ars Electronica di Linz e la galleria lituana
Meno Pakas di Kaunas). Infine un programma di
Persorsi didattici per coinvolgere anche i più giovani delle scuole, fin dalle materne.
Ma siccome il cuore rimane la mostra collettiva -quest’anno 27 artisti selezionati tra le 270 candidature- l’attenzione si focalizza sulla nuova location dell’Ex Macello di via Cornaro. Certamente migliore del claustrofobico e piccolo Museo del Santo, forse un po’ troppo preservato nei dettagli accessori originari dal progetto di riqualificazione. Insomma, le guide con i ganci penzolanti, pure un tantino inquietanti, avrebbero potuto essere rimosse senza rimpianti, a tutto vantaggio di uno spazio più arioso e armonico.
Dentro c’è la nuova collettiva. Vale un classico dell’enologia: ci sono annate buone e altre meno. Questa non è tra le prime, nonostante l’impegno profuso, anche nell’allestimento, dalla triade curatoriale composta da Guido Bartorelli, Teresa Iannotta e Stefania Schiavon.
Dall’autobiografismo di
Felipe Aguila e
Marco Bacci all’immaginario infantile di
Carlotta Balestrieri, dalle suggestioni tecnologiche di
Manuela Balint e
Daniela D’Andrea fino alle opere di critica sociale di
Jebe,
Stefano Lupatini,
Gabriele Pesci,
Giuliana Racco & Benoit Burquel, emerge una generazione complessa, dalla formazione più disparata e dagli interessi diversi. Che però denota complessivamente una certa immaturità concettuale e un significativo accademismo formale. Difficile scovare lavori convincenti e solidi, anche negli artisti più maturi.
Va meglio per quelli che si sono fatte le ossa in gallerie o spazi espositivi come
Enrico Morsiani,
Benedetta Panisson o
Serena Piccinini, segno di quanto conti la professionalizzazione del mestiere d’artista e di quanto questa sia quasi in toto deputata agli operatori di mercato.
Una nota di merito va ad artisti potenzialmente interessanti di cui varrebbe la pena di seguire i progressi. È il caso di
Nicola Genovese, che unisce video e pittura in una riflessione sui livelli di senso e percezione del reale, delle videoinstallazioni di
Claudio Marcon, da cui nasce una fauna curiosa e distorta, o di
Renato Leotta, che rilegge la storia recente attraverso i ritratti dei calciatori partecipanti al mondiale di calcio in Argentina del ’78, storico evento che in seguito si sarebbe rivelato un paravento mediatico per la dura repressione di Jorge Videla.
Quotidiana si conferma perciò un appuntamento qualificato e qualificante per valutare idee e percorsi delle nuove generazioni.
E per questo colpiscono un certo tenore ribassista e gli eccessi di cautela emersi dal discorso dell’Assessore alla Politiche Giovanili del Comune di Padova, Claudio Piron, durante la presentazione a Palazzo Bo:
“Sono sorpreso della grande quantità di pubblico che siamo riusciti a coinvolgere. Noto come i progetti negli spazi pubblici attirino la curiosità di famiglie e cittadini. Anche la nostra città offre un piccolo contributo alla promozione dell’arte dei giovani” e via dicendo.
Fuori dai cliché politichesi, perché l’interesse per l’arte contemporanea di un pubblico numeroso deve sorprendere? Perché stupisce che la gente si fermi al cospetto di opere che indagano il nostro tempo? Perché, soprattutto, dev’essere considerato “piccolo contributo” un progetto che ormai vanta una tradizione pluridecennale nella promozione dell’arte?
Animo dunque, un pizzico di coraggio e, perché no, di ambizione in più non guasterebbero per accelerare dei processi di crescita che, questo sì sorprende caro Assessore, si sono innescati nonostante tutto, vincendo difficoltà e la diffidenza di molti. A
Quotidiana serve oggi solo una spinta in più, magari agevolando programmi di scambio con istituti europei di prestigio dove gli artisti migliori possano crescere e confrontarsi.
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ho assistito esterefatto al nulla che avanza esplicitato dalla Scardi
la sera dell'inaugurazione... capisco che sia una introdotta ma a
tutto c'è un limite. Mi auguro che gli organizzatori invitino il
prossimo anno gente più professionale (è arrivata a filo e subito è
scappata ndr.) e capace; una che pur di esserci farebbe qualsiasi cosa
(guarda caso è anche alla neonata Fondazione March).
Unica segnalazione positiva dell'intera serata il lavoro di Andrea
Nacciarriti, un intervento vero di public art!