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Fino al 31.I.2001 | L’astrazione lirica di Paul Jenkins | Vicenza, Basilica Palladiana, LAMeC e Salone degli Zavatteri |

di - 24 Ottobre 2000

Jenkins nasce a Kansas City nel Missouri nel 1923. La sua prima esposizione la tenne a Parigi, da Paul Facchetti, nel ’54, un anno dopo il ben noto viaggio in Italia dove fu affascinato dalla Sicilia e ancor più da Pompei, i cui rossi dominanti sono indicati dall’artista un momento formativo fondamentale della sua arte.
Sue opere sono presenti nei più grandi musei del mondo (Peggy Guggenheim acquistò una sua opera nel ’57-’58), dal Pompidou alla Tate, dal Solomon R. Guggenheim al M.o.M.A., dal Whitney al Carnergie, al National di Washington e via dicendo. A Vicenza sono esposte le opere di questi ultimi anni, tele ed acquerelli di grande impegno, molti di grandi dimensioni.Jenkins opera sul supporto in maniera articolata e complessa. L’atto performante si consuma nella manipolazione della supporto pittorico: sulla tela egli stende fluidi cromatici delicatissimi a creare una sorta di “superficie mobile” (Alain Bosquet); sollevando i lembi della tela i colori fluiscono e si diffondono quasi che la mente e le mani dell’artista sorvegliassero il naturale accadimento di eventi pittorici.
Su questo sottobosco multicolore e liquido e anzi, ispirato da questo, Paul interviene ulteriormente, o affidando ad un coltello d’avorio la stesura di dense mescolanze cromatiche, o precipitando grosse quantità di acrilico che si infrangono in una sorta di dripping estremo. E’ un’arte magmatica la sua, ma gioiosa; sono eruzioni vulcaniche sullo sfondo di aurore boreali, o esplosioni planetarie su un tappeto di delicati petali, o forse strane reazioni chimiche. In verità non v’è una lettura univoca a questi che l’artista stesso ha deciso di chiamare Phenomena, dove il sostantivo indica la “cattura della realtà nelle sue metamorfosi perpetue”. Un’immagine ricorrente in Jenkins, che ben descrive il suo approccio alla pittura, è quella del “prisma come prova che la luce crea il colore” (Frank Trapp). Nel maggio dell’’87 l’artista curò personalmente le scenografie per l’opera teatrale “Le Prisme du chaman”, messa in scena al Teatro Nazionale dell’Opera di Parigi. Preme anche ricordare la riuscita attività dell’artista nel campo della scultura in vetro: significativa, in particolare, è stata l’esperienza in compagnia di Egidio Costantini alla Fucina degli Angeli.
Concetti fondamentali nell’opera di Jenkins, quali la “coincidenza degli opposti” e l’”armonia dei contrasti”, trovano la loro giustificazione in nessun altro luogo che non sia l’opera stessa, dove i fluidi cromatici si incontrano in un amplesso mai violento di entità diverse. Il risultato è appunto, l’accadimento, il fenomeno, la nascita di nuove entità autonome; ma tutto ciò avviene sotto l’occhio dello spettatore, giacché la tecnica stessa adottata simula i diversi stadi creativi, la sequenza delle reazioni, il ritmo, ora lento ora concitato, della creazione. L’approccio di Paul all’arte è debitore anche di una certa liturgia desunta dall’amore per il mondo orientale. In sostanza coesistono in Jenkins tre anime fondamentali, quella americana, quella italiana, e quella orientale: la prima ha generato la tecnica, la seconda ha partorito il colore, la terza ha disciplinato infine il gesto ed insegnato a riconoscere e trasmettere le disposizioni dell’animo.
Ad alcuni le opere di Jenkins potranno apparire fin troppo leziose, specie queste ultime opere. Non gli daremmo torto. E’ forse vero, infatti, che la forza sorgiva delle opere prodotte fino agli anni ’70 è superiore a quella che proviene da quelle attuali. Ma il giudizio deve per forza passare dal riconoscimento che Jenkins ha segnato una tappa fondamentale dell’astrattismo in senso lirico.
La mostra vicentina, che accompagna la chiusura di un anno di grandi iniziative culturali, ha ottenuto il patrocinio della Regione Veneto. Il catalogo che accompagna la mostra è ben fatto, anche se avremmo gradito alcune illustrazioni a colori delle opere storiche dell’artista.


“Paul Jenkins. Viaggio in Italia 2000 Sept.-Jan.2001”. Dal 24 settembre 2000 al 31 gennaio 2001. Vicenza, Basilica Palladiana, LAMeC e Salone degli Zavatteri. Orari: 10.30/13.00 e 15.00/18.30 (chiuso il lunedì). Informazioni: Comune di Vicenza, Assessorato ai Servizi Culturali, Levà degli Angeli 11; tel. 0444/222101 o 0444/222114; fax 0444/222155; prenotazioni e visite guidate tel. 0444/222122; e-mail:asscultura@comune.vicenza.it ; web:www.comune.vicenza.it . Sede mostra tel. 0444/320493. Ingresso £ 5.000; ridotto £ 3.000 (riduzione con biglietto F.S.). Catalogo Editai edizioni a cura di Beatrice Buscaroli Fabbri £ 30.000, pp. 165.


Alfredo Sigolo

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  • credo che le footo in bianco e nero si riferiscano alle opere del primo periodo...comunque sia, sempre una brutta storia no???
    ciao

  • Errato: le foto delle opere in mostra sono a colori. Sono quelle delle opere storiche, degli anni '60 e '70, ad essere in bianco e nero.

  • mi sembra di aver capito che hanno fatto un catalogo di questo autore multicromatico in bianco/nero ???? Ma siamo alla frutta daiiiii

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