Il Comune di San Michele al Tagliamento, l’Assessorato alla Cultura e l’Associazione “La Bassa” hanno organizzato, presso le Terme di Bibione, la mostra “I luoghi del Nievo”. Percorrere quei luoghi con la pittura, la poesia e la fotografia è un modo di coniugare forme artistiche diverse intorno ad un personaggio della storia e della letteratura che ha lasciato testimonianze importanti e suggestive. Esse appartengono alla cultura del passato, ma rendono attuali ed affascinanti i luoghi in cui il Nievo ha vissuto e dove ha costruito le vicende dei suoi romanzi ed in particolare il più noto “Confessioni di un italiano”, oltre ai versi di numerose poesie delle sue raccolte.
Nei suoi scritti traspare quella passione verso la terra, la campagna, la vita dura dei contadini, le difficoltà del lavoro, ma anche le memorie storiche del XVIII-XIX secolo, gli usi, i costumi e la lingua. La ricerca di un passato più lontano lega i luoghi dei suoi romanzi alla storia medievale, come il castello di Fratta e di Colloredo. In questi suoi componimenti compaiono le storie degli ambienti che ha ripreso. Racconta le vicende di Venezia con tutte le problematiche che vanno dalla cessione da parte di Napoleone all’Austria, alla delusione del fallimento della repubblica (1849). Prende in esame la storia dei contadini, la loro fatica quotidiana e la situazione di sfruttamento, in particolare nella campagna mantovana e vicino al castello di Colloredo dove il Nievo ha vissuto la sua infanzia e spesso tornava per le sue ricerche, sul folklore e sul lessico. Alcune vicende sono riportate nelle novelle, tra cui “Il Varno”, che racconta la storia di due fanciulli e del loro idillio nelle campagne intorno al Varno, affluente del Tagliamento. Ambienta poi il suo romanzo più famoso nel Castello di Fratta vicino a Udine, celebra le bellezze del luogo e della foresta, dove non mancano scene mitologiche. Come il Nievo, gli artisti Centazzo, Traccanelli e Vio, ripercorrono oggi quei luoghi, rivivendo il forte sentimento del poeta e il legame alla stessa terra, ma soprattutto alla cultura e alle bellezze naturali di questo territorio.
La natura con il suo fascino, la cultura e la storia, vengono posti in tre piani artistici differenti: la fotografia di Enza Vio, la poesia di Nelso Traccanelli e la pittura di Giovanni Centazzo. Le istantanee di Enza Vio fissano immagini che quasi documentano l’animo dei luoghi attraverso lunga e paziente ricerca del momento, in cui il paesaggio rivela i suoi segreti e permette di leggerli attraverso le singole cose, o nell’evanescenza di scenari naturali, o ancora nell’intervento umano. Un carattere più tranquillo intorno alle acque ed alla campagna, più deciso ed impetuoso negli elementi architettonici, come il “mulino di Stalis”, sembrano testimoniare da un lato il passare del tempo, dall’altro il proseguo della vita, il ripetersi di ciò che quotidianamente avviene.
L’intreccio di quadri di storia quotidiana, in cui vita, lavoro e fatica si insinuano e si fondono con lo splendore dei fenomeni naturali: un’alba, un tramonto, uno specchio d’acqua con forme particolari che vengono trasformati in opere d’arte. Elementi colti con attenzione per poter creare emozioni e sentimenti in chi li osserva.
La poesia di Nelso Traccanelli rievoca nei luoghi i personaggi i sentimenti, le sensazioni: “Altri Fiumi”- Cercate limpide acque/nei fiumi, nei laghi./ Carlino si specchiava/ nella Roggia di Treglio./ Altri tempi!/ Altri fiumi. Ma crea anche l’atmosfera del mondo Medievale, le asprezze che hanno avuto come scenario la laguna, la campagna e che si perdono tra l’azzurro delle valli ed il verde in un contrasto di sensazioni e di sentimenti.
Un elemento lega la sensibilità degli artisti ed è protagonista delle loro opere: il fiume Tagliamento con i suoi affluenti che percorrono la campagna e i paesi friulani, nei luoghi celebrati dal Nievo. In questi elementi si inserisce in particolare la pittura di Giovanni Centazzo che, con le opere “Autunno nel Varno”, “Il bosco di Verdechiara”, attraverso la luce dei suoi colori, la trasparenza dell’azzurro e del verde, riporta nei suoi quadri paesaggi che creano un mondo di favola. Eppure Centazzo è pittore che ama celebrare la storia ed i suoi quadri ne sono una testimonianza, basta soffermarsi nell’opera “Dal castello di Colloredo” per avvertire che riesce a fermare il tempo, con lo spirito e la passione del romanzo del Nievo. Lui è un pittore in cui le pennellate sono sempre in movimento, un po’ inclinate quasi a sbirciare tra gli elementi della natura l’essenza della vita. Il sentimento diventa fotografia di ciò che vede e sente dentro di sé, trasformando la luce o accarezzando angoli suggestivi come il ponte “Sul Lemene”, dove la costruzione in pietra ha un colore di antico e la vegetazione che gli sta intorno fa pensare che la natura sia rimasta intatta per fare ammirare uno degli spettacoli più belli e più reali che ancora oggi si possano incontrare. Lui stesso vive in prima persona le emozioni di ciò che lo circonda ed il movimento dei colori, spesso iridescenti cromatismi che giocano nell’alternarsi dei verdi con gli azzurri o dei gialli luminosi, incrociati con i rossi e gli arancione, riflettono la sua abilità creativa nel saper orchestrare con effetti luminosi tutto il paesaggio, con pennellate decise ed immediate il racconto della natura. Il colore domina le rappresentazioni senza togliere identità alla realtà, come in certi quadri della laguna di Grado, dove i casoni e le reti dei pescatori danno l’illusione di essere dentro all’immagine, ed ancor più in certi quadri del Varno o del Lemene nei quali sembra di sentire lo scroscio dell’acqua che saltella tra i sassi, quasi che i suoi spruzzi ti raggiungessero facendoti assaporare il senso della freschezza.
Indubbiamente è una mostra in cui “i luoghi del Nievo”sono i protagonisti principali, ma con loro c’è la Natura e soprattutto è la sintesi di chi ha con lei un rapporto quotidiano di affetto e di
ammirazione.
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Bello l'articolo che ci fa essere presenti nei luoghi del Nievo.