Organizzata dalla Fondazione Querini Stampalia in collaborazione con Art Partnership International Ldt, questa mostra d’eccezione presenta alcune acqueforti raramente esposte al pubblico prima d’ora e altri preziosi pezzi stampati sotto la supervisione stessa dell’artista, famoso per l’ossessiva convinzione che ogni foglio di stampa fosse un’opera unica che necessitava di una raffinata tecnica di realizzazione.
La fascinazione che la città lagunare impresse sull’immaginario e la sensibilità dell’inquieto James Abbott McNeill Whistler (1834-1903) riemerge nella sorprendente tecnica, nella sfocatura e nell’essenzialità narrativa con cui egli fissò, come in un’istantanea, la vita quotidiana delle calli, dei canali e delle piazzette (Doorway and Vine, The Mast, San Biagio) e con cui delineò lo skyline della laguna (Long Lagoon, Long Venice, The Little Venice) o le facciate decadenti dei palazzi in rovina (The Balcony, Nocturne Palace), dedicandosi ad incidere dal vero una Venezia minore nascosta e sentimentale per evitare volontariamente le scontate vedute turistiche.
L’artista, originario del Massaschussetts (USA), appena ventenne si era trasferito in Europa per viaggiare e conoscere i più importanti esponenti del mondo artistico. Soggiornando tra Londra e Parigi aveva finalmente ottenuto il successo non solo nel campo della pittura ma anche in quello incisorio, che in quegli anni beneficiava di un notevole revival, nel quale gli era riconosciuta una facilità inventiva, una capacità di cogliere il momento e gli effetti atmosferici della luce sui soggetti, in particolare nelle scene notturne, che lo fecero paragonare a Rembrandt.
Il suo viaggio a Venezia fu dovuto alla commissione della Fine Art Society di Londra, una società per la vendita e l’editoria di stampe, che nel 1879 lo invitò a produrre una serie di dodici acqueforti i cui proventi gli avrebbero permesso di risollevare la difficile situazione economica in cui versava il suo patrimonio dopo aver sostenuto le spese legali del famoso processo contro il critico inglese John Ruskin che nel 1877 aveva paragonato un suo dipinto a olio (Nocturne in Black and Gold:The Falling Rocket) ad ‘un vaso di pittura tirato in faccia al pubblico’.
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