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10
ottobre 2008
fino al 5.I.2008 George Barbier Venezia, Museo Fortuny
venezia
La prima retrospettiva dedicata al raffinato illustratore francese. Un allestimento che accoglie armoniosamente la sua eclettica produzione. In un solo ambiente espositivo, oltre duecento opere. In puro stile déco...
L’Art déco deve il suo nome alla grande Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriel Modernes, svoltasi a Parigi nel ‘25. Già a partire dai primi anni del Novecento, però, si erano delineati i suoi tratti caratteristici, in special modo attraverso la Société e i Salons des Artistes décorateurs, che possono esserne considerati la premessa.
Della Société divenne membro George Barbier (Nantes, 1882 – Parigi, 1932), che si colloca a tutti gli effetti come uno degli interpreti di maggior talento della fase nascente di questo movimento artistico. Nonostante abbia conosciuto fama e successo quand’era ancora in vita, l’artista è poi caduto nell’oblio, almeno per il grande pubblico. Tutto ciò rende ancor più meritoria questa mostra, la prima retrospettiva a settantacinque anni dalla sua scomparsa.
All’interno dell’unica, ampia sala dove sono allestite, le opere scorrono senza soluzione di continuità, con disegni, stampe, fotografie, carte da parati e abiti sistemati lungo le pareti o all’interno delle due file di bacheche poste al centro della stanza. I disegni e le stampe, colorati a gouache e acquarello o con la particolare tecnica del pochoir, oltre a presentare tratti peculiari dello stile déco (l’à-plat, i contorni nettamente definiti e il decorativismo arabescato), mettono in evidenza i molteplici interessi e la singolarità della figura di Barbier.
I suoi bozzetti creati per i costumi teatrali, ad esempio, testimoniano il successo riscosso all’inizio del secolo a Parigi dai balletti russi di Diaghilev, e mostrano il fascino orientaleggiante da cui anche Barbier rimase catturato. Significativo è però il modo con cui affronta questo lavoro, assecondando le sue personali fantasie e creando in base al carattere che riscontrava negli interpreti. Ma Barbier era anche un critico e uno scrittore che non esitava a schierarsi, facendo dell’ironia un’arma affilata, com’è evidente in un suo sprezzante articolo sullo spettacolo Parade, dello stesso Diaghilev, datato 1917.
Allo stesso modo, si possono osservare le illustrazioni per libri d’ogni sorta, da Barbier considerate autentiche messe in scena. Da Verlaine a Shakespeare, fino ad almanacchi e supporti utilizzati come meri pretesti per creare. Oppure le grafiche destinate alle riviste di moda – Barbier collaborò, tra l’altro, con Cartier, per il quale creò la celeberrima immagine della pantera – e i bozzetti degli abiti disegnati per il cinema. In mostra, inoltre, carte da parati, un ventaglio decorato e alcuni originali vestiti d’epoca, ricchissimi di decorazioni ma dall’aspetto elegante, a offrire un esempio tangibile delle creazioni déco nel campo della moda.
Un’ultima considerazione va riservata al criterio espositivo, rivolto verso un legittimo allestimento estetico, sottolineato anche dalle belle murature con mattoni a vista e dalle luci soffuse che contribuiscono non poco a “fare atmosfera”. A scapito però di una divisione in diverse stanze o ambienti ricavati e di una relativa e adeguata cartellonistica, che avrebbero messo più ordine e fatto capire meglio il dispiegarsi e il ramificarsi dell’opera di Barbier. Pare insomma che si sia scelto di muoversi in modo assai rispettoso nei confronti delle idee dell’artista stesso. Che a proposito delle sue opere, avvertiva: “Non vi chiedo di capire; guardate!”.
Della Société divenne membro George Barbier (Nantes, 1882 – Parigi, 1932), che si colloca a tutti gli effetti come uno degli interpreti di maggior talento della fase nascente di questo movimento artistico. Nonostante abbia conosciuto fama e successo quand’era ancora in vita, l’artista è poi caduto nell’oblio, almeno per il grande pubblico. Tutto ciò rende ancor più meritoria questa mostra, la prima retrospettiva a settantacinque anni dalla sua scomparsa.
All’interno dell’unica, ampia sala dove sono allestite, le opere scorrono senza soluzione di continuità, con disegni, stampe, fotografie, carte da parati e abiti sistemati lungo le pareti o all’interno delle due file di bacheche poste al centro della stanza. I disegni e le stampe, colorati a gouache e acquarello o con la particolare tecnica del pochoir, oltre a presentare tratti peculiari dello stile déco (l’à-plat, i contorni nettamente definiti e il decorativismo arabescato), mettono in evidenza i molteplici interessi e la singolarità della figura di Barbier.
I suoi bozzetti creati per i costumi teatrali, ad esempio, testimoniano il successo riscosso all’inizio del secolo a Parigi dai balletti russi di Diaghilev, e mostrano il fascino orientaleggiante da cui anche Barbier rimase catturato. Significativo è però il modo con cui affronta questo lavoro, assecondando le sue personali fantasie e creando in base al carattere che riscontrava negli interpreti. Ma Barbier era anche un critico e uno scrittore che non esitava a schierarsi, facendo dell’ironia un’arma affilata, com’è evidente in un suo sprezzante articolo sullo spettacolo Parade, dello stesso Diaghilev, datato 1917.
Allo stesso modo, si possono osservare le illustrazioni per libri d’ogni sorta, da Barbier considerate autentiche messe in scena. Da Verlaine a Shakespeare, fino ad almanacchi e supporti utilizzati come meri pretesti per creare. Oppure le grafiche destinate alle riviste di moda – Barbier collaborò, tra l’altro, con Cartier, per il quale creò la celeberrima immagine della pantera – e i bozzetti degli abiti disegnati per il cinema. In mostra, inoltre, carte da parati, un ventaglio decorato e alcuni originali vestiti d’epoca, ricchissimi di decorazioni ma dall’aspetto elegante, a offrire un esempio tangibile delle creazioni déco nel campo della moda.
Un’ultima considerazione va riservata al criterio espositivo, rivolto verso un legittimo allestimento estetico, sottolineato anche dalle belle murature con mattoni a vista e dalle luci soffuse che contribuiscono non poco a “fare atmosfera”. A scapito però di una divisione in diverse stanze o ambienti ricavati e di una relativa e adeguata cartellonistica, che avrebbero messo più ordine e fatto capire meglio il dispiegarsi e il ramificarsi dell’opera di Barbier. Pare insomma che si sia scelto di muoversi in modo assai rispettoso nei confronti delle idee dell’artista stesso. Che a proposito delle sue opere, avvertiva: “Non vi chiedo di capire; guardate!”.
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dal 29 agosto 2008 al 5 gennaio 2009
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a cura di Barbara Martorelli
Museo Fortuny
Campo San Beneto (San Marco 3958) – 30124 Venezia
Orario: da mercoledì a lunedì ore 10-18
Ingresso: intero € 8; ridotto € 5
Catalogo Marsilio
Info: tel. +39 0415200995; fax +39 0415223088; mkt.musei@comune.venezia.it; www.museiciviciveneziani.it
[exibart]
Buona sera, so che arrivo diversi anni dopo la mostra e questo interessante articolo ma… posso chiedere la fonte della citazione finale? È presa da qualche lettera o scritto che posso recuperare in rete o in altro modo? Grazie!
Benedetta Agnoletto