Immersa in un’atmosfera di calibrata semioscurità, la mostra si dipana secondo un percorso che non si configura cronologicamente, ma per “tappe salienti”, esemplificative dell’intera attività dell’artista, la cui notorietà ha offuscato, nel tempo, il suo vero volto e ha confinato la natura del suo fare artistico dietro facili etichette.
Depurare l’opera di
Medardo Rosso (Torino, 1858 – Milano, 1928) da semplicistiche attribuzioni e da errate datazioni, restituendo alla figura dell’artista una sua reale, credibile dimensione, è il compito che da anni Danila Marsure Rosso, pronipote dell’artista, porta avanti con sensibilità e munificenza. A tal fine si avvale dell’apporto scientifico di due valenti studiosi e ricercatori, Paola Mola e Fabio Vittucci, curatori della mostra e del catalogo di
Rosso. La forma instabile.
La ricostruzione accurata, filologica, condotta attraverso lo studio e la comparazione di documenti, opere e fotografie presenti nel Museo e Archivio Medardo Rosso di Barzio e in altre istituzioni italiane e straniere, ha permesso di giungere a datazioni certe e a clamorose scoperte, come il caso di
Madame X, la cui data di esecuzione è stata arretrata al 1896. Uno studio rigoroso, che ha portato al restringimento del catalogo delle opere dell’artista e, per converso, all’estensione degli anni della sua attività. Una discriminante storiografica, questa, che incide profondamente sull’interpretazione critica dell’intera opera di Medardo Rosso e di cui
Il Catalogo dell’opera documentata, ormai in fase avanzata di elaborazione, presto renderà conto.
Grande sperimentatore, aperto a ogni esperienza avanguardistica, Rosso si rivela scultore e fotografo di grande intensità. Da
Yvette Guilbert a
Madame Noblet, dall’
Enfant malade all’
Ecce Puer, le ventidue opere scultoree presenti negli spazi espositivi della Guggenheim sono corredate da un vasto apparato iconografico, costituito da un centinaio di opere fotografiche -non più considerate soltanto documentative- che l’artista ha creato con modalità riproduttive originalissime, coniugando sovraesposizioni, sottoesposizioni e tagli spericolati. Un’opera fluida, “instabile” nel suo continuo passaggio dalla scultura alla fotografia e viceversa, quella di Medardo Rosso, artista complesso e fortemente attuale. Un aspetto inedito, quindi, che questa mostra ha il merito di far emergere.
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merita un viaggio
atmosfera d'effetto per una mostra sensata e pregna di misticismo quotidiano, intimista. E quella sensazione da lume di candela innesca ancora un profumo di cera calda, appena plasmata. Una freschezza nell'aria a distanza di un secolo.