Eccolo l’inno nazionale di Nutopia, quel luogo creato da John Lennon e Yoko Ono, e che quest’ultima ricorda al Lido di Venezia presentando “Ex It ”, opera realizzata per l’Open 2002 quinta esposizione internazionale di sculture e installazioni.
Lei, la donna che in una casa tutta bianca con un pianoforte tutto bianco ha fatto sognare a Lennon l’utopia di “Immagine ”. Che è diventata l’utopia di milioni di persone in tutto il mondo. Oggi a Venezia, con una installazione di cento bare in legno dalle quali spunta un ulivo. Un modo per parlare di pace, e raccontare la vita passando attraverso la tragedia della morte. Yoko Ono spiega: “Ho scelto l’ulivo per esprimere il senso della rinascita. L’idea è venuta fuori da una visione che ho avuto al Palazzo della Ragione di Padova: entrando in una bellissima sala da ballo ho visto file di impiccati. In quel momento mi dissero che in passato quella sala era stata usata per le esecuzioni capitali. Poi ho visto uomini donne e
Il concetto della rinascita fondamentale per lei, che un giorno maledetto del 1980 vide morire il marito John Lennon, ucciso da uno sconosciuto, e che dovette da lì ricominciare, rinascere.
Eccola adesso a rappresentare uno strano Paese. Ci sono artisti finlandesi, inglesi, americani, ciprioti, ma se si cerca Yoko Ono, in catalogo, bisogna andare a cercarla sotto il paese di Nutopia. Quando poi la si incontra lei ti dà un bigliettino, “E’ il passaporto di Nutopia”, dice. Come? “Sì, è un paese immaginario, concettuale, lo abbiamo creato nel 1973 io e John. Non ha terra, dogane o confini. Può essere abitato da chiunque voglia. E se lo abiti diventi ambasciatore nel mondo ”.
Ma se le si chiede che fine hanno fatto le utopie degli anni ’60, l’ambasciatrice di Nutopia, signora Ono, liquida in poche parole.
Cosa si prova a essere considerata un mito? “Io non sono un mito, sono un individuo. In realtà tutti possiamo essere dei miti ”. Già, nel Paese di Nutopia forse siamo tutti dei miti, quelli che tutto il mondo conosce e quelli che non ti conosce nessuno.
Il futuro? “Non penso mai al futuro, non faccio progetti. Il mio futuro è l’attimo ”. E forse in questa risposta c’è un po’ di passato, degli anni in cui il paradosso e l’utopia, il voler giocare col tempo e con i suoi obblighi, il cercare in mille modi un’impossibile libertà, era una cosa da fare, e sembrava persino di riuscirci.
Passata attraverso mille tempeste, mille dolori e mille cambi di pelle, madame Ono ce l’ha fatta a continuare a sognare. Rimanendo libera, a giocare col tempo.
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Ex it o meglio Nutopia: condivido la tua visione! brava Yoko Ono ben mostrato e detto.
irally