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11
marzo 2009
fino al 7.IV.2009 Richard Nonas Venezia, Michela Rizzo
venezia
Dall’antropologia all’arte, un minimalismo dal volto umano. Semplici strutture in ferro, legno e pietra, lavorate artigianalmente, ripensano gli ambienti e inducono suggestioni. Formando misteriosi archetipi dalla valenza universale...
Con uno sguardo superficiale si sarebbe portati a considerare la poetica di Richard Nonas (New York, 1936) come una mera declinazione della corrente minimalista degli anni ‘60-‘70. Con l’arte dei vari Flavin, Judd, Andre e Morris, solo per citarne alcuni, le sue opere hanno in comune anzitutto le strutture elementari e ridotte ai minimi termini, ma anche l’importanza particolare assegnata al rapporto con lo spazio in cui vengono esposte.
I lavori presenti in mostra, pur non essendo site specific, sono stati scelti e allestiti da Nonas appositamente per gli ambienti della galleria, e sembrano invitare i visitatori a prender coscienza delle modifiche percettive intervenute con la loro collocazione. A differenza della produzione industriale dei lavori minimalisti, però, tutte le sculture sono state lavorate artigianalmente dall’artista con l’ausilio di attrezzi antichi come un martello, un’ascia o una sega. Perché, nella loro imperfezione, come scrive Nonas, “le cose numinose, fatte a mano, possono radiare un’aura di significati semplicemente leggibili attraverso lacune temporali e spaziali”.
Nonas prende avvio dall’antropologia, disciplina di cui s’è occupato per oltre un decennio prima di diventare artista. O, meglio, riflette sui problemi interpretativi a cui non può sfuggire l’osservazione partecipante, la ricerca sul campo. Le parole non possono trasmettere il senso profondo delle esperienze, a maggior ragione quelle da lui vissute fra gli Inuit del Canada o con le tribù del deserto del Messico: “Descrizioni, spiegazioni, comprensione e teoria erano strumenti di base dell’antropologia, ma ora mi sembravano il suo problema”.
![Richard Nonas - veduta dell’installazione presso la Galleria Michela Rizzo, Venezia 2009](https://www.exibart.com/foto/65494.jpg)
Le sue sculture derivano da questa impasse: non rimandano ad alcun soggetto e si muovono su un territorio comune all’uomo, a qualsiasi cultura esso appartenga. Tre barre di ferro allineate sul pavimento; pannelli di legno, alcuni dei quali assemblati a formare croci, altri in modi diversi, altri ancora incisi e in parte dipinti di rosso; lastre trapezoidali; travi intagliate con dentellature appuntite; una serie di strutture risultanti dall’unione in diverse combinazioni di tre pezzi; piccole strutture geometriche appese e isolate alla parete. E, in una stanza, quattro travi di legno poste una coppia sopra l’altra, a formare un quadrato, contornate da bastoni poco lavorati, appoggiati alle pareti.
![Richard Nonas - veduta dell’installazione presso la Galleria Michela Rizzo, Venezia 2009](https://www.exibart.com/foto/65493.jpg)
Insomma, il celebre slogan minimalista, less is more, sembra appropriato anche per le opere di Nonas.
La semplicità dei suoi lavori condensa – sintetizzando processi compositi attraverso intuizioni visive – una comprensione di tipo irrazionale. Cariche di ambiguità e suggestioni, queste sculture divengono, proprio in virtù di ciò che esplicitamente non dicono, un più adeguato strumento comunicativo.
I lavori presenti in mostra, pur non essendo site specific, sono stati scelti e allestiti da Nonas appositamente per gli ambienti della galleria, e sembrano invitare i visitatori a prender coscienza delle modifiche percettive intervenute con la loro collocazione. A differenza della produzione industriale dei lavori minimalisti, però, tutte le sculture sono state lavorate artigianalmente dall’artista con l’ausilio di attrezzi antichi come un martello, un’ascia o una sega. Perché, nella loro imperfezione, come scrive Nonas, “le cose numinose, fatte a mano, possono radiare un’aura di significati semplicemente leggibili attraverso lacune temporali e spaziali”.
Nonas prende avvio dall’antropologia, disciplina di cui s’è occupato per oltre un decennio prima di diventare artista. O, meglio, riflette sui problemi interpretativi a cui non può sfuggire l’osservazione partecipante, la ricerca sul campo. Le parole non possono trasmettere il senso profondo delle esperienze, a maggior ragione quelle da lui vissute fra gli Inuit del Canada o con le tribù del deserto del Messico: “Descrizioni, spiegazioni, comprensione e teoria erano strumenti di base dell’antropologia, ma ora mi sembravano il suo problema”.
![Richard Nonas - veduta dell’installazione presso la Galleria Michela Rizzo, Venezia 2009](https://www.exibart.com/foto/65494.jpg)
Le sue sculture derivano da questa impasse: non rimandano ad alcun soggetto e si muovono su un territorio comune all’uomo, a qualsiasi cultura esso appartenga. Tre barre di ferro allineate sul pavimento; pannelli di legno, alcuni dei quali assemblati a formare croci, altri in modi diversi, altri ancora incisi e in parte dipinti di rosso; lastre trapezoidali; travi intagliate con dentellature appuntite; una serie di strutture risultanti dall’unione in diverse combinazioni di tre pezzi; piccole strutture geometriche appese e isolate alla parete. E, in una stanza, quattro travi di legno poste una coppia sopra l’altra, a formare un quadrato, contornate da bastoni poco lavorati, appoggiati alle pareti.
![Richard Nonas - veduta dell’installazione presso la Galleria Michela Rizzo, Venezia 2009](https://www.exibart.com/foto/65493.jpg)
Insomma, il celebre slogan minimalista, less is more, sembra appropriato anche per le opere di Nonas.
La semplicità dei suoi lavori condensa – sintetizzando processi compositi attraverso intuizioni visive – una comprensione di tipo irrazionale. Cariche di ambiguità e suggestioni, queste sculture divengono, proprio in virtù di ciò che esplicitamente non dicono, un più adeguato strumento comunicativo.
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a cura di Laura Mattioli Rossi
Galleria Michela Rizzo – Palazzo Palumbo Fossati
Fondamenta della Malvasia Vecchia (San Marco 2597 – Santa Maria del Giglio) – 30122 Venezia
Orario: da martedì a sabato ore 10-12.30 e 15.30-19
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0412413006; info@galleriamichelarizzo.net; www.galleriamichelarizzo.net
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