Bianco, giallo, rosso, blu. Sono i colori portanti dei nuovi lavori di Stefano Calligaro, una semplice e ristretta gamma cromatica che libera lo spazio da qualsiasi regola prospettica e lo rende potenzialmente infinito.
Le sculture si ispirano all’immagine degli skatepark, piste con pendenze e ostacoli abitualmente utilizzati dagli skaters per le loro performance. Strutture architettoniche realizzate per sostenere le forme più assurde di equilibrio, dove lo skater può volare nello spazio in libertà, senza attrito e senza confini. E’ questo stesso equilibrio che viene catturato e riprodotto dalle opere di Calligaro con la fisicità dei materiali, la costruzione, il perimetro e il colore: tutti elementi collegati tra loro mediante una invisibile forma di energia instabile.
Come disegni tridimensionali le sculture nascono dalla mente e dalla mano dell’artista quasi senza progetto, con tocco quasi barocco Calligaro combina pittura, scultura e architettura in una esplosiva agitazione del divenire e della ritmica, un equilibrio disordinato ma perfetto derivante dall’incastro di forme irregolari, dal susseguirsi di insoliti livelli, dalle estensioni delle superfici, dagli intrecci.
L’ambiente della galleria è dominato dai due grandi lavori bank che riproducono il perimetro dello skaterpark di Los Osos in California. Una superficie bianca inclinata, sorretta da un piccolo elemento portante simile a una pallina schiacciata alle estremità, incarna l’illusione di una forma che trova il suo equilibrio in uno spazio sospeso, quasi fluttuante. Disseminate nel pavimento tante altre piccole sculture: Lobay 2004, Polar 2004, Solid Punk 2004 costruite per accostamenti, piani inclinati e scorci. Sensibilità tecnica e fragilità convergono in una geometria illogica, basata su una struttura caratterizzata dal predominio del bianco interrotto da superfici arancio, rosso, giallo. Come accade, ad esempio, nelle piccole opere Slow Pipe, spot, blunt, stuff, indie e rocker, realizzate mediante un rincorrersi di spigoli, superfici, piani inclinati e curve. Tutte le opere sono costruite su un ritmo fatto di pieni e vuoti, mezzo che l’artista utilizza per delimitare una congiunzione di traiettorie, piani sovrapposti e livelli successivi. Un’ espressione creativa che dona alla durezza la leggerezza dell’instabilità, alla declinazione la sicurezza della regolarità, al disordine la compostezza dell’equilibrio.
francesca ambroso
mostra visitata il 12 novembre 2004
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grande stefano!!! spero di vederti presto presto....
davvero na gran bella mostra
grande davvero
e grande
grande, grande, grande
bravo artista magico...