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Wuppertal) alla Biennale di Venezia, Ca’ Pesaro gli dedica una retrospettiva. Oltre
30 opere scultoree e una ventina tra disegni e bozzetti permettono di
ripercorrere la carriera, dagli anni ’80 a oggi, di questo tornitore-filosofo.
Da sempre Cragg lavora su una doppia esigenza. Da un lato
vi è la ricerca dell’autentica sostanza formale degli oggetti. Spesso infatti
l’uomo, distratto, li degrada a puri utensili, inespressivi, funzionali, statici
(e quindi, in realtà, inutili dal punto di vista estetico-cognitivo). La riflessione
sui principi, sull’idea porta all’individuazione delle strutture primarie,
semplici, o composte di parti semplici, di ambito minimal e poverista.
L’altra necessità è empirica. Cragg è anche l’operaio
esperto che conosce i materiali e li piega al proprio volere, controllando il
processo produttivo. Il filosofo intende l’idea, il tornitore la materializza,
producendo un oggetto nuovo, aggregato di materia-pensiero.
Queste masse plastiche, vibranti di movimento vitale,
invadono ora la fabbrica di Longhena, dialogando con gli elementi architettonici,
i cicli sartoriani e, con l’altro greve Pensatore centenario, quello di Rodin.
Le
sculture sono congegni mobili di decodificazione spaziale, il cui nucleo
liquido è portato in superficie. Ed è in superficie che esse appaiono diverse
le une dalle altre. Legni elegantemente stratificati (Chip) o in tensione plastica divergente (Red Figure), bronzi curvi dai colori accesi (Declination, McCormack, Outspan),
raggruppamenti e accumulazioni di elementi, in poliestere (Distant Cousin), vetro (Eroded Landscape), bronzo (Passers-by), figure totemiche in inox riflettente si
avvicendano nelle sale. E in ogni pezzo, pur così differente, si riconoscono
gli stessi principi informatori, sempre riaffermati.
Le opere, come macchine, avviano il processo generativo
della forma, agendo come software topografici di modellazione multiassiale (4D). L’oggetto è rimappato. Una
tecnica cronoplastica (analoga al modello futurista, simultaneo e
multiprospettico) giustappone i layer. È la compresenza nancyana dei piani,
della loro interazione, del singolare-plurale. Questa modellazione delle
configurazioni possibili determina l’oggetto-scultura, deliberato
(l’organicismo di Cragg non è un naturalismo spontaneo). Le forme, spesso
antropometriche (figurazione è trasmissione di secrezione culturale) e antigraziose svelano
come la verità dell’essere sia inevitabilmente il divenire.
Che
dire infine di Cragg, artista capace, per oltre 40 anni, di grande, fluida
coerenza formale e ideale? Senza dubbio, nessuno potrà mai dirlo un eclettico.
Proprio per questo, il suo lavoro non pare più suscettibile di rinnovamenti
radicali. E, mentre ci si muove tra queste forme, si sente di conoscerle da
molto tempo. Il tornitore Cragg è ancora assai operoso, si conferma, ma non
inventa più, apparendo ormai definitivamente storicizzato.
Personale
a Milano
Con
Paolo Piscitelli da Tucci Russo
gianluca d’incà levis
mostra visitata l’11 settembre 2010
dal 26 agosto 2010 al 9 gennaio 2011
Tony
Cragg – In 4d
a cura di Silvio Fuso e Jon Wood
Galleria d’Arte Moderna – Ca’ Pesaro
Santa Croce
2076 – 30135 Venezia
Orario: da
martedì a domenica ore 10-18 (fino al 31 ottobre); da martedì a domenica ore
10-17 (dal primo novembre)
Ingresso:
intero € 8; ridotto € 5,50
Info: tel. +39 041721127; fax +39 0415241075; mkt.musei@comune.venezia.it; www.museiciviciveneziani.it
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