Nell’ambito di quel progetto di studio e valorizzazione dell’opera dei grandi Maestri dell’architettura moderna, che ha preso l’avvio lo scorso anno con la mostra su Carlo Scarpa, il Museo di Castelvecchio ha inaugurato, proprio nel giorno del suo 89° compleanno, una retrospettiva monografica dedicata a Luigi Caccia Dominioni.
La mostra- curata da Paola Marini, direttrice di Castelvecchio, e Fulvio Irace per l’aspetto critico, da Mario Bellavite e Filippo Bricolo, con la supervisione dello stesso Caccia Dominioni, per l’allestimento, e da Italo Lupi, direttore di “Abitare” e vincitore del prestigioso premio Hon.RDI 2002 della Royal Society for the Encouragement of Arts di Londra, per il progetto
Protagonista- insieme a personaggi come i fratelli Castiglioni, con cui ha a lungo collaborato, Rogers e Gardella -, dell’intensa stagione culturale del dopoguerra italiano e creatore di molti “status-symbols” della ricca borghesia dei decenni successivi, ancora brillante, curioso e vitale- come ha dimostrato partecipando, con affabile semplicità, alla presentazione della mostra tenutasi in novembre alla Triennale -, Caccia Dominioni ama, però, definirsi “un piantista”: infatti, la costante attenzione per le esigenze e la qualità della vita e dell’ambiente umano si esplica, nella
La mostra veronese permette di verificare l’affascinante “liason” tra processo creativo e concreta realizzazione dell’opera tramite il serrato confronto tra i grandi pannelli-stendardo- che definiscono l’attività progettuale dell’architetto con le operazioni dello scavare, del destrutturare, dello zoomare, dell’allungare e del tagliare- e l’ininterrotta sequenza di immagini degli edifici costruiti – tra cui ricordiamo, a Milano, “Casa Caccia Dominioni”, l’edificio per uffici “Cartiere Binda” e l’edificio residenziale in via Nievo, oltre alla “Biblioteca Vanoni” di Sondrio.
Né potevano mancare, la celeberrima poltrona “Catilina”, la piantana “Monachella”, il tavolo “Fasce Cromate” o la lampada “Elmo”- tutte prodotte da quella ditta Azucena di cui LCD è stato tra i fondatori-, ma anche i servizi per Alessi e per Cleto Munari, le maniglie per Olivari e le porte per Lualdi, tuttora in produzione.
Ne emerge lo sfaccettato e poliedrico ritratto di un personaggio che con la sua semplice e rigorosa eleganza, è forse tra i pochi che può permettersi un confronto con Carlo Scarpa, di cui proprio Castelvecchio rappresenta uno degli esiti più perfetti e celebrati.
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elena franzoia
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