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17
dicembre 2009
fino all’1.III.2010 Zaha Hadid Padova, Palazzo della Ragione
venezia
Dinamico, complesso, fluido. Lo stile dello Studio Hadid si celebra curando la propria mostra, costruita come un grande exhibit-arcipelago. Croce e delizia dei visitatori...
‘Dinamico’, ‘complesso’ e ‘fluido’ sono i tre
aggettivi che ricorrono più frequentemente nelle descrizioni che accompagnano
le immagini delle architetture di Zaha Hadid (Baghdad, 1950; vive
a Londra), la cui mostra è l’evento clou in programma per la quarta edizione
della patavina biennale intitolata a Barbara Cappocchin.
Le stesse parole potrebbero essere utilizzate
per descrivere le strutture dell’allestimento, a cura dello stesso Studio
Hadid, che sviluppano un grande exhibit in grado di esprimere la filosofia del suo
progettare più delle fotografie o dei disegni che espone. Sposando le linee di
forza del Palazzo della Ragione, l’allestimento reinterpreta le aperture degli
ingressi come origini di campi di forza da cui si dipanano sciami di blocchi a
base rettangolare, i cui picchi in altezza movimentano il volume del salone
come onde del mare.
Lo spazio è diviso in sei arcipelaghi
tematici, autonomi, ma che partecipano concettualmente e fisicamente allo
stesso movimento progettuale. I capitoli in cui è divisa la mostra, infatti,
non seguono un andamento cronologico, ma pongono l’accento su alcune
caratteristiche formali e fonti d’ispirazione per i progetti dello Studio
Hadid.
Le due sezioni Lines/Bundles/Networks e Aggregation/Clusters/Jig-Saws, ad esempio, si
concentrano su programmi concettuali e formali che hanno fatto da guida nella
ricerca e ideazione di alcuni spazi. Il primo privilegiando l’evoluzione
lineare dell’architettura, come nel progetto del Maxxi di Roma o per il BMW
Central Building di Lipsia. Il secondo concentrandosi sulla morfologia di
aggregazione a blocchi o grappoli, che ha caratterizzato lavori come il Lois
and Richard Rosenthal Center of Contemporary Art di Cincinnati.
I capitoli Fields/Swarms e Parametricism
Research sono dedicati al contributo teorico relativo al parametricismo
e alla concezione dello spazio come campo, che ha costituito – soprattutto
grazie al contributo di Patrick Schumacher – la chiave di volta della sua ricerca
progettuale. Nelle opere dello Studio Hadid lo spazio non viene più considerato
come sovrapposizione di piani, il cui paradigma è la linearità; al contrario,
lo si ritiene composto da forme complesse in grado di modificarsi, sprofondando
su se stesse o aprendosi in direzioni sempre nuove.
Tra i vari oggetti di design presenti in mostra,
due tavoli rendono quest’aspetto evidente. Mesa Table – disegnato per Vitra
– si compone di un reticolo irregolare di forme che s’inseriscono le une nelle
altre, generando la complessa tela che sostiene il tavolo, mentre Aqua Table – disegnato per
Established & Sons – si sviluppa lasciando che le gambe si originino come
se sgocciolassero dalla sua superficie piana.
Purtroppo, nonostante un allestimento che
affascina sia esteticamente che concettualmente, è mancata una certa dose d’attenzione
nei confronti degli spettatori. I quali, dovendosi barcamenare con didascalie
in corpo 30 a tre metri d’altezza o con lunghi testi a quaranta centimetri – o
meno – dal suolo, rischiano di portare a casa, oltre eventualmente al catalogo
da leggere più agevolmente, anche uno sgradevole torcicollo.
aggettivi che ricorrono più frequentemente nelle descrizioni che accompagnano
le immagini delle architetture di Zaha Hadid (Baghdad, 1950; vive
a Londra), la cui mostra è l’evento clou in programma per la quarta edizione
della patavina biennale intitolata a Barbara Cappocchin.
Le stesse parole potrebbero essere utilizzate
per descrivere le strutture dell’allestimento, a cura dello stesso Studio
Hadid, che sviluppano un grande exhibit in grado di esprimere la filosofia del suo
progettare più delle fotografie o dei disegni che espone. Sposando le linee di
forza del Palazzo della Ragione, l’allestimento reinterpreta le aperture degli
ingressi come origini di campi di forza da cui si dipanano sciami di blocchi a
base rettangolare, i cui picchi in altezza movimentano il volume del salone
come onde del mare.
Lo spazio è diviso in sei arcipelaghi
tematici, autonomi, ma che partecipano concettualmente e fisicamente allo
stesso movimento progettuale. I capitoli in cui è divisa la mostra, infatti,
non seguono un andamento cronologico, ma pongono l’accento su alcune
caratteristiche formali e fonti d’ispirazione per i progetti dello Studio
Hadid.
Le due sezioni Lines/Bundles/Networks e Aggregation/Clusters/Jig-Saws, ad esempio, si
concentrano su programmi concettuali e formali che hanno fatto da guida nella
ricerca e ideazione di alcuni spazi. Il primo privilegiando l’evoluzione
lineare dell’architettura, come nel progetto del Maxxi di Roma o per il BMW
Central Building di Lipsia. Il secondo concentrandosi sulla morfologia di
aggregazione a blocchi o grappoli, che ha caratterizzato lavori come il Lois
and Richard Rosenthal Center of Contemporary Art di Cincinnati.
I capitoli Fields/Swarms e Parametricism
Research sono dedicati al contributo teorico relativo al parametricismo
e alla concezione dello spazio come campo, che ha costituito – soprattutto
grazie al contributo di Patrick Schumacher – la chiave di volta della sua ricerca
progettuale. Nelle opere dello Studio Hadid lo spazio non viene più considerato
come sovrapposizione di piani, il cui paradigma è la linearità; al contrario,
lo si ritiene composto da forme complesse in grado di modificarsi, sprofondando
su se stesse o aprendosi in direzioni sempre nuove.
Tra i vari oggetti di design presenti in mostra,
due tavoli rendono quest’aspetto evidente. Mesa Table – disegnato per Vitra
– si compone di un reticolo irregolare di forme che s’inseriscono le une nelle
altre, generando la complessa tela che sostiene il tavolo, mentre Aqua Table – disegnato per
Established & Sons – si sviluppa lasciando che le gambe si originino come
se sgocciolassero dalla sua superficie piana.
Purtroppo, nonostante un allestimento che
affascina sia esteticamente che concettualmente, è mancata una certa dose d’attenzione
nei confronti degli spettatori. I quali, dovendosi barcamenare con didascalie
in corpo 30 a tre metri d’altezza o con lunghi testi a quaranta centimetri – o
meno – dal suolo, rischiano di portare a casa, oltre eventualmente al catalogo
da leggere più agevolmente, anche uno sgradevole torcicollo.
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La videovisita del Maxxi
stefano mazzoni
mostra visitata il 31 ottobre 2009
dal 27 ottobre 2009 al primo marzo 2010
Zaha
Hadid
Palazzo della Ragione
Piazza
delle Erbe – 35139 Padova
Orario:
da martedì a domenica ore 9-18
Ingresso:
intero € 9; ridotto € 7
Catalogo
disponibile
Info: tel. +39 0492010121; reservation@bcbiennial.info; www.bcbiennial.info
[exibart]