Richard Hamilton (Londra, 1922) è uno dei padri della Pop Art inglese e risulta veramente difficile non associare a lui il ricordo del collage fotografico What is that makes today’s homes so different, so appealing? (1956) in cui compare per la prima volta, quasi per gioco, la parola pop. Una citazione quasi obbligatoria, questa, per poi andare oltre quell’importante eredità e valutare i nuovi lavori senza troppo indugi retrospettivi.
In A Host of Angels resta l’amore per gli interni, per le stanze viste come spazi in cui realmente la vita si svolge e diventa perciò possibile il suo sublimarsi in arte. Hamilton qui parla di angeli. Mostra degli angeli donna dalle pelli candide che appaiono come presenze nude, carnali e verginee, perfettamente a loro agio tra gli interni domestici del salone o della stanza da bagno, indaffarate con l’aspirapolvere o l’asciugacapelli.
In tutto si respira un’aria di purismo, di nitidezza, di equilibrio. Le architetture e gli arredamenti spaziano dal design contemporaneo di tipo razionalista al portico di un’Annunciazione quattrocentesca; la luce bianchissima e diffusa è scevra di ogni dramma, la sintesi compositiva priva di dinamismo. Evidente l’omaggio al primo Rinascimento di Beato Angelico e Piero della Francesca. Palazzetto Tito si dimostra sede ottimale in questo grazie al bianco totale che imperversa spoglio nei volumi a piani sfalsati delle sale. Ne risultano atmosfere silenziose, pacate, intimiste. I soggetti, unicamente femminili, colti al termine del bagno, si fanno quasi mistici quando alla donna si sovrappongono delle ali variopinte, come in Passage of the angel to the virgin (2006-2007).Gioco barocco di “quadro nel quadro” e del ruolo dell’artista che si specchia nell’alter ego della sua opera, è Portrait of a women as an artist (2006-2007).
Un Hamilton estetizzante, tradizionalista, citazionista. La tecnica utilizzata si basa su una commistione di stampa fotografica e pittura, in modo che il pigmento in alcune campiture giochi a simulare la fotografia (e viceversa). Arricchisce il tutto la presenza negli angoli delle sale di alcuni oggetti utilizzati per i ritratti, come un vecchio sgabello di legno. Un tentativo forse di ribadire che, pur nella falsificazione, l’arte si confronta con qualcosa che esiste in concreto.
giacomo malatrasi
mostra visitata il 6 giugno 2007
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