Gli anni Ottanta sono per Marco Gastini gli anni della riscoperta del sentimento della pittura. Dopo due decenni di rigorosa e attentamente calibrata ricerca sugli equilibri minimi tra segno e azzeramento cromatico â che hanno fatto di lui uno dei pionieri di Pittura analitica â cambia radicalmente rotta fiorendo in unâonnivora e instancabile sperimentazione sul colore e sui materiali extrapittorici.
âMi capita di sorprendermi pensando a quanti materiali ho usato: penso che siano sempre stati necessari in quellâunico e preciso momento con la loro energia interna. Il materiale, per poter partecipare allâarte, deve diventare materia; la pittura è una e i materiali possono essere molti. Questi, siano carboni, metalli, vetri, legni, pietre, sono posti sul supporto perchĂŠ siano insieme e dentro e fuori la pittura, insieme e contemporaneamente, tra spazio e tempo, creando unâatmosfera di grande intensitĂ allâinterno del quadro, in cui galleggiano e si muovono con unâulteriore e continua significanzaâ (Gastini).
La Galleria dello Scudo propone â fino al 30 aprile â una rassegna dedicata proprio a questo sorprendente decennio della produzione dellâartista torinese: un viaggio nelle paste cromatiche intense, nei crudi segni a carboncino, tra le carrube e i plexiglass, i legni consunti e i cangiantismi di madreperla alla scoperta del fertile e radicale cambiamento di registro che ha fatto di Gastini un artista noto a livello internazionale nonchĂŠ un tassello imprescindibile della storia dellâarte contemporanea italiana.
Attraverso una selezione delle piĂš significative opere del periodo, che richiamano alla mente importanti partecipazioni e occasioni espositive come la Biennale di Venezia del â82, la personale al PAC di Milano del â84, gli allestimenti al Centre Albert Borschette di Bruxelles tra il â90 e il â91 â senza tralasciare le presenze a Torino, Weimer, GĂśppingen, Monaco di Baviera, Modena, Oslo, New York, Toronto â è possibile riscoprire quel respiro della pittura che Gastini è andato ricercando e infondendo in ogni sua realizzazione, con un recupero della pittura di sapore informale (sia per lâintensitĂ della materia pittorica che per la valenza gestuale del segno) coniugato però a una riscoperta della natura e dei materiali che non può non far pensare a certa Arte Povera, con particolare riferimento agli amici Gilberto Zorio e Pino Spagnulo.
In opere come la celebre Le tensioni esistono, vengono generate e si rigenerano in pittura I, presente in mostra, lâesplosione cromatica di blu decreta nei suoi oltre tre metri di lunghezza il trionfo del pigmento, il desiderio di immersione totale nellâopera e nella pittura, la vertigine dello sguardo difronte allâincredibile profonditĂ di una superficie cosĂŹ sottile e leggera. Compaiono qui come altrove le carrube, tanto care allâartista per il legame che esse intessono con la sua terra: la campagna e le colline torinesi. Lâuso di materiali extrapittorici, prelevati direttamente dalla natura o dalla vita campestre, sono per Gastini un ritorno alla terra e contemporaneamente una testimonianza dello scorrere dellâesistenza: nei legni consunti, nei tozzi di carbone, nei frammenti di plexiglass ritroviamo il lavoro dei contadini, degli artigiani, della gente comune. Ă unâaffinitĂ emotiva quella che Gastini stabilisce con gli oggetti che seleziona e pone in dialogo con la pittura, con la materia  del dipingere. I titoli stessi testimoniano una vocazione al sentimento, alla poeticitĂ del fare artistico. Ne sono un esempio Il profumo della rugiada (1989-â90), con la sua tenue cromia madreperlacea su sottile pergamena bianca o I segni mormorano nella conchiglia (1987) in cui il moltiplicarsi dei fogli di plexiglass fa uscire lâopera dalla bidimensionalitĂ della parete. Come questâultima, tutte le opere di Gastini si estroflettono, entrano nello spazio e se ne appropriano diventando installazioni, presenze attive nellâambiente espositivo. Basti pensare a Paravento, del 1982, pensato per campeggiare al centro della stanza ed essere fruito a 360 gradi, o alla citata Le tensioni esistono, vengono generate e si rigenerano in pittura I, che era stata progettata come forma leggera in volo a mezzâaria.
Merito della selezione di opere e dellâallestimento è sicuramente lâaver suggerito e reso manifesto lâincredibile, instabile equilibrio che Gastini ha sempre ricercato tra leggerezza e grevitĂ cromatica, tra ariositĂ e crudezza del segno, tra raffiniatezza e virilitĂ .
La mostra, curata da Pier Giovanni Castagnoli, prelude allâuscita nel 2017 del Catalogo generale dellâopera dellâartista, edito da Skira con testi dello stesso Castagnoli, di Bruno CorĂ e di Valeria DâUrso. Articolata in due tomi sarĂ il primo e dettagliato strumento di studio del percorso di una personalitĂ tra le piĂš significative nel panorama dellâarte italiana negli ultimi decenni.
Jessica Bianchera
mostra visitata il 24 aprile
Dal 3 dicembre 2016 al 30 aprile 2017
Marco Gastini. Il respiro della pittura. Opere 1980-1990
Galleria dello Scudo
Via Scudo di Francia 2
37121 Verona
Orario: da lunedĂŹ a sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30
Info: +39 045 590144
info@galleriadelloscudo.com  www.galleriadelloscudo.com