Renata che è di origine slava e Fiora, che è stata moglie del “mago” del calcio Helenio Herrera, raccolgono tutto quello che la gente butta, lo recuperano a nuova vita creando stupefacenti oggetti indossabili. Lo spazio della galleria A+A, Centro Culturale Sloveno a Venezia, da sempre “Porta d’Oriente”, è colmo di giovani che tirano fuori da scatoloni e indossano cappe arancio, mantelli rossi e dorati, voiles che accostano il viola spirituale al giallo solare, policromi e polimaterici insiemi da arlecchino moderno elaborati di Fiora Gandolfi con tessuti di scarto, avanzi di stoffe “in sintonia con il mondo sfilacciato in cui viviamo”, tutto trasformato in vesti sognate, la veste del sole, la veste color del vento o della luna, facendovi “gocciolare” sopra fili colorati come Pollock con le vernici “Nella nostra epoca l’armonia è asimmetrica, dissonante ” dice, mentre guarda verso le pareti da dove pendono, appesi a tubature per il gas o a grucce di Gucci o Moschino, rigorosamente in nero, “abiti-sculture portabili”, manteaux fatti dalla Mihelic senza cartamodello, senza cuciture, di materiali di recupero come pelliccia ecologica, simil pelle, alcantara, strapazzati con bruciature e fissati con gomma
Nella nostra epoca, dicono Fiora e Renata, l’armonia è asimmetrica, dissonante e la Bellezza non deve essere legata alla preziosità della materia. Con ironia nei confronti della moda, rendono il trash incredibilmente chic. Fanno sciarpe con vinile antiscivolo, materiale che normalmente viene posto sotto i tappeti, lavorato con utensili quotidiani (nell’atelier di Fiora c’e perfino una grattugia per fare i passatelli) e con il ferro da stiro fino a formare, con le bruciature, ricami contemporanei su cui Fiora applica come tocco di luce, la foglia d’oro. Elabora straordinarie rose nere e dorate schiacciando, ritagliando e dipingendo le carte usate per conservare la frutta. Un’altra sua modalità operativa è la sporcatura che “riflette la sofferenza del nostro tempo”. L’importante è “diventare Galleria di se stessi” afferma Fiora e indossa le borse tascapane-collane-stole in vinile della Mihelic le cui combustioni creano raffinati dettagli decorativi, come in “ciò che resta della sottoveste della nonna ”, retró e provocante con le sue lacerazioni e buchi intitolata dalla Mihelic, in omaggio a Fontana, Concetto spaziale.
myriam zerbi
performance del 12 febbraio
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