Ambigua, misteriosa, contraddittoria, controversa, Venezia è soprattutto un’icona universale. Complessa e unica, questa città merita, forse più di altre, una lettura altra, lontana dal ritratto edulcorato di città decadente e immobile. Per essere compresa a fondo, Venezia richiede uno sguardo attento e sottile, lontano dalla casualità e dall’approccio immediato. Una visione capace di restituire la molteplicità dei suoi volti e delle sue problematiche, che sia allo stesso tempo denuncia e testimonianza di tutto ciò che sfugge all’occhio distratto e frettoloso del turista e che porti alla luce quegli aspetti troppo spesso nascosti a favore di immagini da cartolina.
Il workshop prima e ora la mostra
Which Venice? rappresentano quindi il pregevole tentativo da parte dell’Associazione Aurora Street di mettere in luce, attraverso un confronto fotografico che chiama in causa diciotto artisti di fresca formazione, i molti interrogativi che attanagliano chi Venezia la vive ogni giorno in merito al futuro della città. L’indagine si sviluppa intorno ad assi narrativi, parole chiave, aggettivi spesso associati a Venezia, che hanno permesso ai fotografi di elaborare riflessioni aperte e molto diverse tra loro, ma tutte accomunate da un approccio concettuale puntuale e da una mediazione progettuale che si pone come registrazione e, insieme, ricerca di significato.
I temi toccati riguardano la sparizione, come nel lavoro di
Irene Opezzo dedicato ai riflessi nell’acqua liberati dalle cose che li hanno prodotti, di
Giulia Soave che, cancellando le persone, rende la città più desiderabile e paradossalmente più umana, di
Sara Capatti, che ritaglia il contesto dalle porte, dando a queste ultime una valenza monumentale, di
Valentina Zanobelli nel quale oggetti ora necessari, ora inutili compaiono nelle scene, di
Spela Volcic che, attraverso le sue visioni prospettiche, elimina i classici panorami veneziani, di
Catrina Zanirato, che questi panorami li ripropone attraverso lo sguardo dei paesaggisti settecenteschi, e di
Maurizio Cavazzoni, che li riduce a semplici dettagli di materia.
Ma i temi riguardano anche il quotidiano visto come realtà sociale nei lavori di
Pier Nicola Bruno, di
Giulia Diegoli, di
Ilenia Monterosso e di
Jacopo Grassi. Oppure come dimensione più astratta nelle foto di
Simona Paleari e
Helenio Barbetta, che mettono in evidenza il contrasto tra l’immagine antica di Venezia e il nuovo degli edifici e degli arredi.
Il tema del contrasto viene sviluppato soprattutto da
Annalisa Cimmino,
Patrizia Ferreri e
Marcello Mariana che, grazie ai dittici in mostra, mettono a confronto ambienti, paesaggi e materie diversi. Il turismo di massa è poi rappresentato nelle foto di
Caterina Cardinali e di
Carmen Mazza, che ne forniscono una visione ironica e poetica.
La mostra rappresenta nel suo complesso un ottimo pretesto per gli abitanti di Venezia per soffermarsi a riflettere sul destino della propria città e sulle soluzioni per renderla più vivibile e vissuta. È quindi un peccato che la sua breve durata non permetterà a molte persone di visitare la rassegna.