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La Lettonia più autentica, fra castelli, foreste e leggende: viaggio in un museo a cielo aperto
Viaggi
Narra la leggenda che, nel XVI Secolo, la giovane Roze preferì uccidersi anziché cedere alle lusinghe di un cavaliere polacco che con un inganno era riuscito a incontrarla presso la grotta dove era solita incontrarsi invece con l’uomo che amava. Da allora, la grotta di Gutmana, nel Parco Nazionale del fiume Gauja, è nota come la Grotta della Rosa di Turaida, ma era già conosciuta per le proprietà “miracolose” dell’acqua della sorgente che vi sgorga. La grotta, con le sue storie, è soltanto una delle mille attrazioni storico-folkloristiche e culturali di un terra, la Lettonia, sospesa fra il mondo sassone e quello slavo, ma caratterizzata da una sua propria civiltà, quella dei Livoni, dediti alla pesca, all’allevamento e all’agricoltura, che eccellevano nella lavorazione del metallo e avevano sviluppato un fiorente commercio con le vicine Russia e Scandinavia. L’area monumentale e naturale di Sigulda è una delle zone più interessanti per campire la complessa storia del Paese e per apprezzarne la grandiosa natura fatta di foreste sterminate che è ancora oggi parte integrante dello stile di vita dei lettoni.
Poco lontano, l’antica cittadella militare di Turaida sorse nel 1214 per ordine del Vescovo tedesco Albrecht von Buxthoeven (che bandì la crociata per evangelizzare la Livonia servendosi dei Cavalieri Portaspada), sui resti di un antico castello in legno dei Livoni, all’epoca ancora pagani, che abitavano queste terre; rimase residenza vescovile fino alla metà del ‘500, e poi ancora abitato fino al 1776, quando un incendio la distrusse quasi completamente risparmiando la torre, un tratto di mura e alcuni edifici di servizio. In parte ricostruita soltanto nel 1953, la cittadella ancora oggi esprime comunque un indubbio fascino, aiutata dalla natura circostante fatta di foreste incontaminate; dall’alto dei 30 metri della torre si gode uno splendido panorama.
Il piccolo ma interessante museo etnografico, racconta usi e costumi dei Livoni a partire dall’XI secolo, attraverso gioielli, utensili, armi, riproduzioni di costumi tradizionali e materiale informativo. La storia di Turaida però non finisce con l’incendio di fine Settecento, perché all’inizio del secolo successivo un barone tedesco ebbe qui la sua tenuta di campagna, della quale si ammirano ancora oggi gli edifici di servizio originali, in legno, come la stalla o i locali per la servitù; Nel dopoguerra, qui si installò un kolchoz agricolo che funzionò fino ai primi anni Ottanta, poi l’area, anche in conseguenza delle perestrojka inaugurata da Gorbaciov, fu dichiarata monumento nazionale e parco naturale. Sorse così, nell’ambito di un clima politico che permetteva la riscoperta delle culture etniche locali, il Parco dei canti popolari (dainas) sulla collina detta “di Dainu”, è costellato dalle sculture di Indulis Rankas, e ognuna di esse è in armonia con lo splendore unico della natura circostante.
Con tratti minimalisti ma suggestivi, le sculture esprimono la poesia del canto popolare lettone, basato su temi come l’amore, l’onore, il rispetto della natura. Un museo a cielo aperto molto suggestivo, che aiuta a entrare più in profondità nel carattere antico della cultura lettone. Qui, ancora oggi, si tiene ogni anno il festival del canto popolare lettone.
All’altro capo della valle del Gauja (che una cabinovia permette di attraversare ammirando lo stupendo panorama della foresta e del fiume sinuoso che l’attraversa) sorge Sigulda, il cui castello fu distrutto nel ‘600 nel corso della guerra polacco-svedese e del quale sussistono comunque suggestivi resti la cui cornice ospita concerti ed eventi culturali all’aperto. Ma a rendere particolare questo luogo, il fatto che il suo sviluppo turistico sia cominciato già alla fine dell’800 per iniziativa di Nikolai Kropotkin (1872-1937), un aristocratico russo che, ereditato dal padre l’antico maniero e l’adiacente tenuta di famiglia, ebbe l’intuizione di sviluppare il turismo della zona e fare di Sigulda una stazione climatica nonché una località per le attività sportive; vi costruì infatti una pista per il bob (in parte ancora oggi visibile nella boscaglia), sentieri forestali, e appunto un albergo di lusso.
Oltre ai suggestivi resti del castello medievale del XIII Secolo, distrutto appunto nel Seicento, a Sigulda si ammira la residenza dei Kropotkin, costruita in stile neoclassico nel 1878. Nel 1922 ospitò l’Unione degli Scrittori Lettoni, e negli anni ’30 fu ridecorato all’interno secondo i canoni del Romanticismo Nazionale, una forma di Art Nouveau locale che riscopre motivi tipici della cultura lettone, principalmente a carattere geometrico. Perfettamente conservate, le boiseries restituiscono intatta l’atmosfera dell’epoca, insieme ai mobili originali. L’edificio principale ospita la sede del Comune, mentre quelli secondari sono oggi assegnati ad associazioni di artisti e artigiani che offrono al pubblico momenti d’incontro, laboratori, spettacoli, e attività ricreative varie.
Adiacente Sigulda, la località di Krimulda ospita ancora oggi i suggestivi resti di un castello del Trecento edificato dai Cavalieri Portaspada, distrutto tre secoli più tardi nel corso del conflitto tra svedesi e polacchi per il controllo della Livonia. Acquistate nell’800 dalla nobile famiglia tedesca dei Lieven, che ebbe qui la sua tenuta di campagna, le rovine andarono a integrare il grande parco romantico che circondava il palazzetto neoclassico, diventato oggi una struttura riabilitativa. Gli edifici di servizio dell’antica tenuta sono ancora oggi visitabili. Fra memorie medievali dei Cavalieri Portaspada e della crociata contro i Livoni, le suggestioni romantiche ottocentesche, il fascino di Krimulda è rimasto intatto nei secoli. Ad aggiungere ulteriore bellezza, le sterminate foreste della valle del Gauja, ricche di betulle, pino rosso e abete, rimaste quasi intatte dal Medioevo ad oggi.
In questa vasta area storico-culturale-naturalistica, fra Sigulda, Krimulda e Turaida, si riscopre la complessa storia della Lettonia, si comprendono le diverse influenze culturali che l’hanno plasmata e si apprezza la bellezza millenaria del paesaggio lettone, dove le foreste accolgono castelli e palazzi. Un luogo fiabesco e romantico, plasmato dalla storia e dall’ingegno dell’uomo.