Destinazione Senegal: in viaggio da Dakar a Saint-Louis con una sosta nella città santa di Touba. Torno in Senegal frequentemente, non solo per visitare la famiglia. Questo paese è per me luogo di riflessione spirituale e stimolo per nuovi progetti. Quest’anno (2024) ero in Senegal nel mese di maggio. Dalla casa di mia figlia Adji a Dakar, dove ero ospite, con il tassista Modou che mi accompagna sempre nei lunghi spostamenti sono andata a Touba. Centottantasei chilometri separano le due città per un percorso di circa tre ore, oggi facilitato dalle nuove strade. Mi piace tornare a Touba con quella sua atmosfera unica di autentica sacralità. È la città santa del Muridismo, luogo di pellegrinaggio per i suoi numerosi fedeli. Nella grande moschea è sepolto Cheikh Amadou Bamba, fondatore della confraternita sufi Muridiyya e della città stessa.
La mia visita a Touba segue dei rituali: dallo “Ziare”, per prima cosa mi reco nel cimitero dove riposano i personaggi religiosi, tra loro i figli di Bamba e il primo Taliby Man Chere Ibra Fall, a sua volta fondatore della confraternita dei Baye Fall legata alla Muridiyya. Lì è sepolto anche Fallou Dieye, il nonno di mia figlia Adji. Le tombe dei grandi santi sono protette da imponenti strutture di ottone lucido, decorate con tessuti ricamati con versetti del Corano. Mentre mi avvicino alla tomba di Maimouna, una delle figlie di Bamba dalla quale ho preso il nome, un giovane ragazzo intona un canto sublime, recitando il Corano. È l’ora della preghiera (ṣalāt al Jum’a): è giunto il momento di incamminarmi verso la grande moschea. La moschea di Touba è maestosa ma accogliente. È il più grande monumento musulmano dell’Africa nera, un simbolo di estrema importanza spirituale per noi appartenenti alla confraternita muride. Prima di entrare, mi tolgo le scarpe per proseguire scalza. Il marmo sotto i piedi è così caldo che mi precipito verso l’entrata riservata alle donne. Una volta entrata mi unisco alla fila delle altre donne e tutte ci dirigiamo verso il mausoleo di Serigne Bamba, un luogo solenne adornato con drappi e scritte coraniche. Mi metto in posizione per la preghiera e mi preparo per fare le prime due Rak’a. Mi accovaccio in ginocchio sul tappeto che circonda la tomba di Bamba e prego, chiedendo le benedizioni e la protezione di Serigne Bamba. Tra la Grande Moschea e il cimitero si trova la biblioteca che raccoglie tutti gli scritti di Cheikh Amadou Bamba, insieme ad una vasta collezione di testi sacri nutrienti per lo spirito. Le sensazioni che provo sono intense. Mi avvio, quindi, verso la dimora dei Baye Fall, dove vengo accolta dalla figlia di Kadijia.
Mi guida nel salotto e mi offre una generosa ciotola di lakch, una bevanda a base di latte fermentato dal sapore simile allo yogurt dolce, arricchita con del cous cous. Quest’offerta è considerata una vera e propria benedizione. Dopo saluto i figli di Serigne Amdy Kady Fall, impegnati nella supervisione dei lavori per la costruzione della più grande Università Islamica del Senegal. Con Modou, il tassista, proseguiamo il viaggio dirigendoci verso Saint-Louis. Durante il percorso, faccio fermare più volte il taxi per scattare foto ai magnifici baobab lungo la strada. Saint-Louis è una testimonianza storica dell’espansionismo coloniale in Africa Occidentale ed è stata la prima capitale del Senegal. Situata alla foce del fiume Senegal, si sviluppa parzialmente su un’isola con il centro storico più antico, collegata alla terraferma dal celebre ponte mobile Faidherbe. A Saint-Louis si organizzano una varietà di eventi e spettacoli culturali, tra cui il rinomato Saint-Louis Jazz Festival che si tiene ogni anno e attira appassionati di musica da tutto il mondo. Una volta arrivata in città, mi reco a salutare El Hadji, un professore di una scuola professionale e alcuni dei suoi ex allievi. Con loro, in passato, avevo avviato una collaborazione e attualmente stiamo lavorando ad un nuovo progetto.
A Saint-Louis visito il Museo della Fotografia, noto come MuPho. Questo museo è unico nel suo genere, essendo strutturato come “museo diffuso” che si estende su otto edifici ristrutturati, ciascuno dedicato a diverse esposizioni fotografiche. All’interno del MuPho si trova un centro dedicato all’archivio fotografico che si occupa della raccolta, catalogazione e promozione di foto storiche. La storia degli studi fotografici del secolo scorso è arricchita dalle opere dei fotografi contemporanei. Mi piacerebbe rimanere ancora qui, immersa in un passato che è anche presente, ma devo rientrare a Dakar per completare una serie fotografica insieme alla mia assistente e modella Marieme. Nel frattempo in tutto il Senegal le famiglie si preparano per l’īd-al-adhā, conosciuta in Africa occidentale come Tabaski. Nell’Islam è la festa del sacrificio, durante la quale le famiglie preparano i loro montoni per il rituale. Che la festa abbia inizio, tra preghiere, canti e danze!
Testo di Maïmouna Guerresi
A cura di Manuela De Leonardis
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