Settima edizione del festival internazionale di musica elettronica. Nato nel contesto del Futur Show, da quest’anno si sviluppa in una nuova area denominata Futurmusic, il primo salone dedicato alla musica on/off-line. Il festival si strutturerà su tre giornate, le prime due all’interno del Link ,la domenica si svolgerà, dal pomeriggio, allo chalet dei Giardini Margherita, poi al Cassero. Si proporranno una serie di artisti in dj set live act e nuovi net-act, realizzati tramite l’utilizzo attivo di internet tra cui le finali del primo MP3 dee jay contest. Oltre alle esibizioni “musicali” sono previste una serie di iniziative tra cui installazioni audio-visive ad opera dei Tuxedomoon, e una maratona di proiezioni di filmati d’animazione per il web. Inoltre si terranno dei workshop di alfabetizzazione alla musica elettronica,
Distorsonie è un evento che interessa sicuramente la scena musicale, ma quanto l’aspetto visivo è importante in happening come questo?
Distorsonie è una piattaforma in cui la musica prodotta con l’ausilio delle tecnologie si pone al centro e in cui tutte le altre forme di quella che definiamo “cultura elettronica” sono coinvolte. Il festival è infatti un momento di confronto tra lo stato dell’arte della scena musicale internazionale e altri universi espressivi. Le immagini prima di tutto: avremo una rassegna di lavori realizzati come commenti sonori alle performance musicali, e una rassegna di videoclip, che per la musica elettronica si fondano su standard qualitativi alti. Pensiamo solo a Cunningham. Avremo inoltre una rassegna di filmati di animazione per il web.
Quali sono le possibili relazioni della musica elettronica con l’arte?
La musica elettronica non è una forma espressiva chiusa in sé stessa ma dialoga con tutti gli altri linguaggi della contemporaneità. Riuscendo costantemente a rinnovare le proprie radici sperimentali, la musica elettronica si ricongiunge anno dopo anno anche ai fermenti più innovativi nel campo delle arti visive. Le immagini e lo sguardo degli autori di videoclip “elettronici” spesso incontrano lo sguardo dei migliori autori di video, ibridandosi con esso. Questo accade anche al di fuori del video, pensiamo alle influenze e agli scambi reciproci che ci sono stati tra fumettisti-artisti come Geiger e l’immaginario dell’elettronica. Se passiamo invece a considerare i modi in cui la musica elettronica entra nell’arte si nota come ci sia un sempre maggiore interesse da parte degli artisti per il suono e per lo strumento sonoro: sempre di più sono le installazioni che lavorano sul suono. Basti pensare ad artisti come Carsten Nicolai o come Stephen Vitiello.
Le prassi compositive della musica elettronica si distanziano dal concetto classico di composizione per assumere un po’ le dinamiche dell’arte in senso lato: patchwork, contaminazioni, campionamenti. Si può dire che la musica elettronica sia un’arte intermedia tra musica e arte concettuale?
Non tutta la musica elettronica sfrutta appieno le possibilità creative che le sarebbero possibili. Tutto il versante pop dell’elettronica si è appiattito su procedure di lavoro sterili, che non si avvicinano per nulla alle modalità operative dell’arte concettuale. Accanto a questa scena ne esiste fortunatamente un’altra che invece conserva l’originario impulso verso la sperimentazione su i mezzi e sulle procedure. Produrre musica con computer e strumentazioni digitali può risultare un semplice compitino da svolgere oppure un’operazione di grande interesse concettuale; la tecnica del campionamento ad esempio smette di valere qualcosa se il campione è preso da un archivio di suoni scontati, diventa invece qualcosa di potente se il frammento campionato è ad esempio un suono reale, concreto e che rimanda segnicamente a qualcosa di specifico, di extramusicale. Questa procedura fa riferimento sia alla musica concreta che alle sperimentazioni di John Cage o, recentemente, Matthew Herbert.
Quanto è importante l’aspetto di performance nella musica elettronica?
La performance è un aspetto centrale nel quadro del mondo composito della musica elettronica: è lì che le procedure e le tecniche diventano visibili e si mostrano, è lì che il fare artistico diventa l’oggetto stesso della fruizione da parte del pubblico, molto di più che nella registrazione sui supporti d’ascolto, cd, vinili o file sonori.
Nella performance il soggetto umano tende a scomparire per lasciare il campo proprio al “fare effettivo. In questo senso la performance di musica elettronica si avvicina sempre al concetto di paesaggio sonoro che percorre il mondo dell’arte contemporanea.
Distorsonie sta a significare interferenza con concetto corrente di musica, la volontà innovatrice verso un modo vetero di concepire la musica dal vivo, avanguardia insomma?
Certamente; la scelta di questo nome sottolinea la volontà di distorcere i generi e di lavorare sull’interferenza tra di essi. In particolare, è determinante che la maggior parte degli artisti presentati lavori sull’interferenza rispetto alla tradizione musicale e quindi rispetto ai suoi generi canonici. Nel suo aspetto live questa lettura distorsiva del passato risalta ancora di più in quanto non sono soltanto le forme a subire il trattamento’ ma anche la pratica dello stare di fronte al pubblico; è insomma l’idea stessa di concerto a venire svuotata di senso e a risultare inedita.
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