Il documentario, inteso come genere che usa la macchina da presa come occhio che coglie la realtà in presa diretta, diventa in questo festival oggetto di indagini mirate ad evidenziarne potenzialità espressive altre. Sovvertendo i
codici prestabiliti della narrazione e usando anche generi inconsueti, per esempio l’animazione, paradossalmente l’aderenza alla realtà diventa sinonimo di creatività. Le possibilità in campo sono le nuove fantasie di chi realizza, per avvicinarsi a certe tematiche quali la stratificazione della società e la sua organizzazione, non più solo fotografie in movimento, ma radiografie plurali, differenziate, multipiani. Il documentario si trasforma: creazione di visioni sottocutanee, indaga l’epidermide del mondo.
Sono gli anni ’80 quando l’Associazione Filmmaker inizia le proprie attività. Principali campi d’interesse le produzioni audiovisive indipendenti. Dal ’98 i raggi sono approdati sulle produzioni internazionali attivando così una rete di concorsi, competizioni e confronti particolarmente attenti a valutare le novità nei settori documentaristici.
La politica di selezione si appunta su due linee guida: la libertà per chi partecipa di inviare opere anche già presentate in Italia o all’estero, di ogni genere, tipo, formato, e durata (in pellicola 35 mm e 16 mm, su supporto magnetico Betacam, 3/4 pollici U-matic, corti, medi, lungometraggi), e l’obbligo di produrre secondo argomenti precisi. Le linee guida sono il lavoro e le tematiche sociali. A queste si ispira l’omonimo concorso internazionale, 12 i film selezionati quest’anno, e il
progetto produttivo Paesaggi Umani, con 5 anteprime (v. programma). Saranno proiettati i lavori di giovani autrici/autori milanesi che in video e in pellicola, da visuali differenti, hanno scritto immagini in movimento
su Milano e Lombardia: sperimentazioni a basso costo per fiction, documentari, cartoon.
La sezione non competitiva Fuori Formato vede tra le novità il recente The Spectre of Hope di Paul Carlin, un dialogo tra lo scrittore inglese Berger e il fotografo Salgado sui temi delle migrazioni forzate e Das kino der wind und die photographie, le riflessioni teoriche del tedesco Hartmut Bitomsky sugli incipit del cinema.
La Retrospettiva del festival è invece dedicata a Errol Morris. Morris è considerato un innovatore del concetto di documentario, “pura immaginazione che dice la realtà”, come scrive Pier Maria Bocchi nella sua presentazione. Del filmaker americano verranno presentati tre episodi della serie tv First Person, mentre la rassegna di tutti i film sarà visibile nel mese di febbraio 2002.
Programma step by step
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COMUNICATO DA PANDORA ASSOCIAZIONE
Per l'anticipo della retrospettiva dedicata a Errol Morris, il più immaginifico e discusso filmmaker americano di oggi, Venerdì 30 novembre alle ore 20.30 verrà proiettato il film Mr Death - The Rise and Fall of Fred A. Leuchter, Jr., al posto dei 3 episodi della serie televisiva "First Person" precedentemente annunciati.
Ci scusiamo con pubblico e giornalisti per la variazione di programma.
FESTIVAL INTERNAZIONALE FILMMAKER DOC 6
La giuria del Concorso Internazionale per film e video su 'Lavoro e temi sociali', composta dallo storico del cinema Francesco Ballo, dal musicista Gaetano Liguori, dal regista Giovanni Maderna, dalla sindacalista Anna Milani e dallo scrittore Giampaolo Spinato, fra i 12 film esaminati assegna a maggioranza il 1° premio di lire 10.000.000 a UN BEL FERRAGOSTO di Maurizio Iannelli,Michela Guberti.
Il film, aderendo con intensità emotiva alla vicenda dei protagonisti, esprime una riflessione particolarmente efficace sul discrimine tra documentario e ricostruzione. Il contesto sociale è reso con complessità e senza schematismi.
E i due premi di lire 2.500.000 a LA LIBERTAD di Lisandro Alonso,un film che propone attraverso una messa in scena sobria, significativamente con pochissimi dialoghi, il rito di un lavoro quotidiano e di una non scelta.
Film estremamente importante sulla ricerca dei tagli delle inquadrature e sul missaggio dei suoni in presa diretta.
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Lucida, urgente penetrazione della progettualità coercitiva che governa l'apoteosi del consumo, mascherando il disciplinamento delle coscienze e l'espropriazione dell'identità, messa in atto nella creazione delle cattedrali commerciali di nuova generazione.
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