Alla luce delle pratiche artistiche mediali contemporanee, l’opera precorritrice di Franco Vaccari è oggetto di una riscoperta e di una rinnovata attenzione. Significativa è la riproposizione in Media Connection della Esposizione in tempo reale n° 4-Lascia una traccia
del tuo passaggio, pensata per la Biennale di Venezia del 1972. L’opera di Vaccari è riconducibile alla pratica di svelamento e di messa in discussione delle logiche costituite dei linguaggi massmediatici, attraverso
l’introduzione pionieristica di concetti centrali: il feedback o retroazione, l’azione a distanza, il tempo reale, la dissoluzione della nozione di autore, il coinvolgimento attivo del pubblico.
Se la serie delle Esposizioni in tempo reale (1969-1999) e le videoinstallazioni, prima fra tutte Il mendicante elettronico (1973), sono abbastanza note, non è così per la produzione di film e video di Vaccari, pellicole e nastri che risalgono ai primordi della videoarte,
deteriorati o introvabili. La rassegna monografica e retrospettiva curata da Claudia Zanfi ha raccolto per la prima volta l’intera produzione cinematografica e video di Vaccari, presentando anche alcune opere andate
perdute e ricostruite attraverso ritagli. I video e i film sono visionabili presso Care of, il videoarchivio di Cusano Milanino (MI) e la rassegna, dopo la tappa milanese di Viafarini/Care of, sarĂ riproposta a
Modena e a Roma. L’interesse per la cinematografia intesa come scrittura dell’immagine segna gli esordi dell’attività artistica di Vaccari. Nei sotterranei (16mm, b/n, ’15) risale al 1966/67: dalle pareti di cessi e
scantinati sono ripresi i graffiti come forma di poesia anonima, di poesia trovata.
La placenta azzurra è un 8 mm a colori del 1968: in un’epoca in cui i videoregistratori non esistevano ancora e la tv era in b/n, Vaccari riprende sequenze televisive con una cinepresa e le lavora attraverso il montaggio:
il risulato finale è un loop di immagini che partendo dall’indistinto e dall’informe giungono alla forma per poi tornare allo stato entropico originario. Dell’opera esiste anche una versione fotografica, dove l’immagine televisiva è fissata in fotografie che ne mettono in evidenza la
qualità indefinita, imprecisa e impastata. E’ la bassa definizione che interessa Vaccari, la tessitura di linee che si evidenza in particolare nelle interferenze e nelle deficienze di funzionamento, la scrittura dell’immagine per punti luminosi. Sulla scorta della semiotica di Peirce, l’imprecisione dell’immagine televisiva è vista come una chance per ritrovare la fase aurorale del linguaggio, il momento in cui parole e concetti stanno per nascere e non si sono ancora anchilosati in categorie già costituite, in schemi pronti da applicare per ricondurre tutto al già noto. L’indefinitezza delle immagini risveglia la visione come attività e consente di pensare “fuori schema”. Il momento sorgente dell’immagine è immortalato anche in Feedback, un video del 1971 che fa interagire di nuovo due media differenti, una videocamera e una Polaroid.
Vaccari si autoriprende mentre scatta una foto alla videocamera che lo inquadra. Poi l’inquadratura è riempita dalla foto appena scattata e dal suo venire alla luce nell’autosviluppo. Il video introduce un altro concetto
fondamentale del lavoro di Vaccari, il tempo, che costituisce il tema centrale di altre due opere pionieristiche, Ventoscopio (8 mm, 1969) e Esperimento con il tempo (Videotape, 1973).
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...l'Ampex è il videoregistratore che viene utilizzato dalla Rai dai primi mesi del 1960; tecnicamente non è lontanissimo dagli attuali videoregistratori.
scusa sai, Alf... ma ho una certa antipatia per gli incompetenti...
sai Alf, c'è una cosa strana: che il primo videoregistratore sia stato costruito nel 1960 è anche scritto a pagina 4 di "Visioni elettroniche", il testo che la Garulli ha appena "letto" e recensito...
A onor del vero occorre dire che l'avvento della tecnologia delle trasmissioni a colori non ebbe parallelamente la disponibilitĂ di apparecchi tv a colori in Italia.
Chi si documenta conosce come le case produttrici di apparecchi televisivi si "ribellarono" al sistema a colori americano poichè incompatibile con gli apparecchi europei.
Infatti questi utilizzarono poi una nuova tecnologia sperimentata in Francia e Germania.
Quindi è vero che nel 1964 la Rai emise il segnale a colori.
Peccato che non c'erano gli apparecchi per vederlo.
Ciao, Biz.
Cara Francesca W.
per primo ritengo la tua informazione preziosa e, anzi, credo sarebbe di estremo interesse per tutti che tu ci illustrassi nel dettaglio l'avvento della tv a colori in. Lo spazio dei commenti serve anche a questo. L'articolo è solo l'inizio, uno spunto dato da un evento espositivo che offre la possibilità ai lettori anche di contribuire in modo determinante secondo le proprie competenze. I lettori sono, per noi, soprattutto una risorsa, in questo senso, e non semplici utenti passivi (ed infatti siamo una community). Per questo l'invito "svegliati.." non mi pare sia nello spirito di Ex, invece lo è perfettamente il tuo pensiero iniziale, che addirittura meriterebbe di correggere le "Note storiche" del sito della R.A.I. che, su questo tema, cita: 1964 - Sulla 2^ rete viene irradiato, anche se solo in alcune zone tra cui quella servita da Torino Eremo, il segnale a colori nei sistemi NTSC, PAL e SECAM. Nella zona di Torino iniziano le trasmissioni radio in stereofonia. (siamo dunque in pieno ambito di sperimentazione localizzata, per il colore); 1977 -Iniziano ufficialmente le trasmissioni a colori con standard PAL. Controlla tu stessa al sito http://www.raiway.rai.it/storia.htm
il leggendario "quadruplex" della Ampex (il VR 1000, per intenderci) è perfezionato nel 1956 e viene utilizzato in Italia dall'ottobre del 1959.
nel 1968 la televisione era a colori giĂ da un pezzo.
Svègliati...