“È il suono che mi guida dentro l’immagine. Ogni immagine ha il proprio suono e, in esso, io tento di catturare qualcosa di fluido e vivente”. Così Steina Vasulka, una delle fondatrici della videoarte, spiega la sua visione musicale dell’immagine in movimento. La poetica videomusicale porta a compimento la dissoluzione della nozione di opera d’arte, per trasformarla in un processo vivente e immateriale.
Processualità e divenire accomunano la creazione artistica, l’operazione
tecnologica, e la vita della psiche (processo interpretativo e emotivo). È la vita quindi a svolgere la funzione di metafora fondamentale e a fornire il luogo di incontro tra arte e tecnologia, e in particolare la tecnologia in realtime o, appunto, live. Per capire il fenomeno del live media che caratterizza sempre di più le performance artistiche audiovisive, Evolution 2002 adotta un punto di vista piuttosto originale nel panorama dei vari festival di new media arts. Anziché puntare sulla novità dell’arte digitale, cerca di rintracciarne l’origine nella storia. Una storia che si scopre essere antica: quarant’anni di sperimentazioni e ricerche, teoriche e pratiche, d’arte elettronica e film d’avanguardia.
È un evento la presenza di Billy Klüver, uno dei fondatori nel 1966 della mitica E.A.T., Experiments in Art and technology, e con Robert Whitman uno dei padri della tech-art. L’E.A.T. promosse nella New York degli anni 60 le prime collaborazioni tra ingegneri della compagnia Telefonica Bell e artisti, per dare vita a una serie di performance intitolate Nine Evenings, a cui presero parte tra gli altri John Cage, Robert Rauschenberg, David Tudor.
Dietmar Schwaerzler di Sixpack Film ricostruisce nella sua selezione la scena attuale dell’elettronica audiovisiva austriaca, da Siegfried Fruhauf a Michaela Schwentner, da n:ja a reMi, accostandone le sperimentazioni digitali ai grandi maestri del cinema d’animazione astratta quali Peter Kubelka.
A beautiful virus inside the machine, a cura di Gregory Kurcewicz, è
un programma-omaggio a Lillian Shwartz, ricercatrice di ingegneria visiva presso i leggendari Bell Laboratories fin dagli anni ’60.
Le sue ricerche sulla visualizzazione della musica e sulla computer art,
in collaborazione con compositori elettronici del calibro di Jean Claude Risset e Max Mathews, hanno anticipato e influenzato profondamente l’arte digitale. Uno degli ambienti di programmazione oggi più utilizzati e che più ha rivoluzionato le pratiche artistiche di live media, Max, è così chiamato proprio in onore di Max Mathews e delle sue ricerche sulla composizione assistita da ordinatore. La performance di Kim Cascone, sound artist e compositore di elettronica minimale di fama internazionale, è un’illustrazione della logica di programmazione modulare di Max e Nato+33, che si basano su un linguaggio per oggetti. La performance acustica dell’affascinante e riservatissimo Richard Chartier al limite del silenzio esplora le infinite potenzialità delle combinazioni binarie. Chartier ha esposto le sue installazioni sonore alla biennale del Whitney Museum ed è il dj resident di Filler, il saturday night del Blue Room a Washington Dc, una serata davvero folle in cui il dancefloor si deve cimentare a ballare sull’elettronica minimale e di avanguardia. The Ceremony of death dei Powerbook for Peace è un live video set che si ispira alla poetica di Alexandro Jodorowsky: la visione di un film deve uccidere gli spettatori, per consentirne la rinascita a una vita nuova. La partecipazione attiva del pubblico e la sovversione delle condizioni normali di fruizione statica hanno una radice antica: la London Film Cooperativefondata nel 1965/66 ha prodotto alcuni dei primi film inglesi di
John Thomson di E.A.I., Electronic Arts Intermix, storica casa di
produzione newyorkese fondata nel 1971 e divenuta importante centro di documentazione per la videoarte, cura una selezione in omaggio a uno degli effetti speciali caratteristici del video, la figura retorica elettronica fondamentale: il feedback. La selezione storica che va da Violin Power di Steina Vasulka alle tecniche di animazione in live action di Stan Vanderbeek e allo zapping globale di Nam June Paik, mostra la natura performativa, processuale dell’immagine elettronica in sé, la sua malleabilità e infinita capacità di metamorfosi in tempo reale.
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Sixpack Film
Electronic Art Intermix
Lillian Schwartz
Richard Chartier
Kim Cascone
Powerbooks for Peace
lavinia garulli
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