Cinema indipendente, underground, lirico, impegnato, diretto, femminista. Una storica sala romana ha proiettato, a fine novembre, i film di una generazione che scoprendo la promiscuità e la droga, l’autobiografia e il disagio, li ha mostrati in creazioni ad alta temperatura emotiva. Da Carmelo Bene a Luca Patella…Si è conclusa al Filmstudio l’ampia retrospettiva dedicata al cinema indipendente italiano, che ha raccolto 144 titoli realizzati in un arco temporale che dagli anni della contestazione si addentra fino alla metà degli ‘80, quando le opere influenzate dal clima della controcultura ormai da tempo avevano lasciato il campo alle sperimentazioni in video, alle tecniche
Questa parabola, ben descritta da numerosi interventi del catalogo, si sovrappone a tracce più sotterranee, emergenti nella rievocazione dei testimoni dell’epoca e curiosamente saldate con la storia del cinema maggiore. Oggi, dopo l’opera di scavo e di restauro, le pellicole e i nastri sono finalmente usciti dalle cantine, le copie uniche (quasi tutte in 8 mm, Super8, 16 mm), si ripropongono come oggetti meritevoli di essere preservati, come frammenti di senso redenti dalla clandestinità che ne alimentò la creazione. Proprio al Filmstudio, centro immobile di irradiazione sin dal 1967, debuttò anche Nanni Moretti; poco più tardi, mentre entrava nella struttura di una produzione vera, ai microfoni di Bellocchio e Agosti, frequentatori della piccola sala e indagatori alla fine dei Settanta della Macchina Cinema, rivelò di desiderare per i suoi film una vita diversa – a cominciare dal pubblico: basta con i sette sfigati di via d’Alibert… Al contrario Ugo Nespolo, artista tra i più coinvolti, ricordando i legami originali e persistenti con le avanguardie storiche dadaista e surrealista, rivendica la volontà di essere totalmente marginali (e fuori del mercato), intrinseca in quel modo di fare cinema; Mario Schifano, astro luminosissimo di quell’onda, pur avendo girato la sua celebre trilogia in un lussuoso 35 mm (Satellite del 1968, Umano non umano e Trapianto morte e consunzione di Franco Brocani 1969), si ritrasse dalle lusinghe della produzione/distribuzione, incarnata nel suo caso da Carlo Ponti.
Gli stessi curatori della rassegna sottolineano questa dimensione, giustificando la difficile esclusione di film come Nostra signora dei turchi di Carmelo Bene, e A mosca cieca di Romano Scavolini (che incappò nella censura e non fu visto),
La lunga lista degli autori presenti comprende una nutrita schiera di artisti e pittori, soprattutto romani; oltre a Schifano e Nespolo, vanno menzionati Gianfranco Baruchello, autore de La verifica incerta (1966), e Luca Maria Patella che con SKMP2 (1968) suggella la commistione tra cinema e arti visive, in un incrocio suggestivo tra concezione e visione.
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