E’ ancora una volta il complesso sistema di rapporti nella produzione live di suoni e visioni il perno della quinta edizione di Netmage, attorno a cui si dispiega un’eclettica serie di applicazioni e implicazioni. Prima fra tutte: l’ambiente. Come area di cui prendere idealmente possesso, per trasformarla in un microcosmo “altro” rispetto all’uso standard attraverso installazioni e performance, come paesaggio da riprendere e rielaborare, come categoria sociale e antropologica da cui trarre spunto o come spazio introiettato dalla percezione.
In soldoni? Prima di tutto due location diverse rispetto all’anno scorso: dopo la suggestiva Sala Borsa, questa volta sono gli ambienti dell’Auditorium Teatro Manzoni e della Galleria Accursio a offrire nuovi spunti, nuove modalità di fruizione per i Live Media Floor, per la sezione Meridiana, per i workshop da una parte e per un intervento installativo dall’altra, mentre è stato confermato il Cassero per gli eventi speciali. E poi un programma attento non solo alle esperienze live media, ma anche alle forme di narrazione che si (ri)avvicinano alla rappresentazione fotografica e cinematica, o che affrontano tematiche attuali e pressanti come la globalizzazione.
Lo spazio è sicuramente protagonista nel live di Monolake e Deadbeat (Atlantic Waves), fondato sull’interazione Bologna-Montreal attuata via cavo tramite software dedicato, o nell’installazione Camera Lucida di Dmitry Gelfand ed Evelina Domnitch, che raccoglie l’eredità degli esperimenti scientifici sulla sono-luminescenza per arrivare a risultati artistici con un ambiente dove i pattern sonori si materializzano attraverso segnali luminosi in una soluzione gassosa. Dalla scienza al gioco con la performance Yokomono (a cura di Staalplaat Soundsystem), che strizza l’occhio al live elettronico manipolando suoni da vinile e trasmissioni fm da piatti giocattolo a forma di macchinina. Dal gioco alle raffinate esibizioni di Phil Niblock (fotografo, cinesta e compositore attivo fin dagli anni ’60) e Thomas Ankersmit (compositore ed autore di installazioni dai toni minimali), di Bas van Koolwijk e Christian Toonk, che presenteranno RGB, una performance in cui la traccia audio viene generata partendo dai tre canali base del sistema percettivo video, o di Carlos Giffoni, mago del ricampionamento sonoro.
Fanno da contorno alla parte prettamente performativo/installativa gli incontri pomeridiani con labels e le presentazioni di case histories del panorama multimediale nazionale e internazionale: ospiti di quest’anno il network olandese Staalplaat, l’etichetta americana Antiopic, la tedesca Scape, che presenta il DVD DIN AV 04/01/CN/86.03, e gli italiani ogi:no knauss con il loro ultimo progetto ^Vrec.
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Intervista agli ogi:noknauss
link correlati
www.staalplaat.org
www.monolake.de
www.antiopic.com
www.scape-music.de
ogi:noknauss
monica ponzini
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se i nomi che animano un evento del genere sono al 98% stranieri vuol proprio dire che in Italia per questo genere di cose siamo alla canna del gas.
oppure significa che i curatori dell'evento sono provincialmente esterofili.
mi piacerebbe avere un parere autorevole in merito.
Evidentemente i progetti italiani pervenuti non sono stati considerati abbastanza concreti e rappresentativi. Inoltre le realtĂ italiane debbono sopportare una evidente diffidenza iniziale da parte di Xing che conosce tante realtĂ artistiche ma che collabora davvero con pochi e spesso sono i medesimi.
Un consiglio: se si pensa d'avere un progetto valido, una ricerca artistica corposa, beh presentateli all'estero, magari poi anche in Italia vi guarderanno con piĂą attenzione.
Inoltre Xing è interessanta, come molti del resto, ha tessere nuove reti di collaborazioni, che presuppongono un do ut des. Niente di nuovo sotto il sole. Non è solo una questione di provincialismi o di mancanza di contenuti, sono scelte consapevoli dettate da volontà precise, che spesso non presuppongono una valorizzazione di realtà nostrane, anzi. Infine immagina un programma con scritto Giuseppe Alia (it) ed uno con scritto Yourhus Shi nit (jp-nl), tu quale ti incuriosisce di più.
Il nobel a Dario Fo lo danno i stranieri, noi lo ignoriamo o al massimo cerchiamo di rubargli, come successo, i soldi.
Buon festival