Nel ventennale della sua nascita, Videoformes si dimostra un evento in grado di offrire larga visibilità alla produzione video, dal video monocanale alle installazioni, dal digitale alla web-art. La Francia è stato ed è ancora un terreno fertile per la sperimentazione, per la ricerca sulle immagini; un vero luogo di incontro tra gli artisti e gli organizzatori; una casa dove la gente si conosce, si riconosce. Gli organizzatori della rassegna, a partire dal direttore artisticoGabriel Soucheyre, sottolineano l’importanza del traguardo raggiunto: un ventennio in cui Videoformes ha teorizzato, prodotto, diffuso alcune delle tendenze più innovative in ambito visivo.
All’inaugurazione artisti di fama internazionale presentano le loro installazioni: Robert Cahen con l’installazione video Traverses (2002), Gary Hill con l’installazione multimediale Impressios d’Afrique (2003), Studio Azzurro con Dove va tutta ‘sta gente?, installazione video riadattata appositamente per essere proiettata sulle vetrate dell’Opéra Municipal di Clermont-Ferrand. Ad accompagnarli altre installazioni sparse per la ville e tanta, tantissima produzione francese (Cave canem di Eder Santos, 80 – fin 2000 di Marc Geneix, La roseraie di Anne-Sophie Emard, Step in, step out di Atsushi Ogata & C. M. Judge…).
Qualche numero. Il Grand Prix de la création video ha proposto ben 5 programmi di video: 43 opere da 29 nazioni, fra cui la più rappresentata è la Francia con ben 27 lavori. E’ certo e degno di nota che Videoformes sia un osservatorio sull’emergente arte contemporanea e sul mondo delle nuove tecnologie digitali e multimediali; che questa manifestazione cerchi di presentare tutte le forme di ricerca in ambito video, unendo alle proiezione ed alle installazioni un forum des arts numériques sulla cultura digitale e la creazione contemporanea. Videoformes pare peccare, però, sotto il punto di vista dell’ampiezza di respiro, della vicinanza ad un pubblico che non sia per forza appartenente a questa grande famiglia creativa. Certo, la manifestazione è stata ed è ancora probabilmente una fucina di talenti, a partire dagli anni ’80 con Nam June Paik, Bill Viola, Steina e Woody Vasulka, gli stessi Gary Hill e Robert Cahen. Videoformes propone anche situazioni uniche: la Nuit des Arts Electroniques, nottata di musica elettronica e videoproiezioni; l’Unité Vidéo Mobile, performance di tre musicisti che mettono in musica le immagini di tre artisti video su un autobus notturno che illumina le pareti degli edifici; una sezione dedicata alla produzione del Brasile, con artisti come Eder Santos e Lucas Bambozzi. Ma se tutto concorre a creare un’immagine positiva dell’evento, gli spazi, le collaborazioni, le buone intenzioni, una volta fuori ci si chiede se davvero il mondo del video sia tutto questo, quest’organizzazione, quest’orchestrazione, questa inevitabile cooperatività. Oppure se la creatività non sia proprio oltre, al di là, fuori da tutto ciò…
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silvia scaravaggi
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