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09
luglio 2009
visualia_festival Biografilm
visualia
La rivoluzione “contro-culturale” del movimento hippie. La musica rock, nella sua originaria accezione di libera espressione emozionale e dirompente veicolo di trasformazione della coscienza collettiva. A Bologna si rivive l'esperienza di Woodstock...
I ribelli dell’arte e della storia, gli anticonformisti, i “principianti assoluti” che, sfidando l’autorità e il potere costituito, hanno cambiato il mondo e sconvolto gli ordinari parametri della comunicazione. È il fil-rouge del Biografilm Festival – International Celebration of Lives, poliedrica rassegna cinematografica dedicata alle biografie e giunta alla sua quinta edizione.
La celebrazione del quarantennale del Festival di Woodstock, il più grande raduno rock della storia e la più alta espressione musicale della controcultura americana, è stato il tema principale dell’evento. Tra le anteprime più interessanti, presentate al Cinema Lumière nell’area della Manifattura delle Arti, è da annoverare Woodstock: tre giorni di pace e musica. Edizione speciale director’s cut, la nuova versione del film musicale, diretto da Michael Wadleigh, che documenta il concerto di Woodstock. Il regista immortala -introducendo nella storia del cinema la rivoluzionaria tecnica dello split screen – i tre intensissimi giorni dell’agosto 1969, vissuti da mezzo milione di giovani pacifisti all’insegna della musica, della libertà, dell’amore, degli ideali di cambiamento e dell’impegno politico.
La monumentale opera di Wadleigh, ospite d’onore dell’appuntamento felsineo con il fotografo di scena Barry Z Levine, il montatore Stan Warnow e uno dei principali organizzatori di Woodstock, Artie Kornfeld, è l’unico caso di un film-concerto premiato con un Oscar come miglior documentario. Rispetto all’edizione del 1994, la pellicola è arricchita da inediti filmati delle performance di Jimi Hendrix, dei Canned Heat, dei Jefferson Airplane e Janis Joplin.
Tra le chicche offerte dal Biografilm, l’incontro con uno dei più esperti biografi di Jimi Hendrix, l’olandese Caesar Glebbeck. In occasione della presentazione del film-musicale Jimi Hendrix: live at Woodstock, diretto da Hegedus & Laufer, Glebbeck racconta aneddoti legati alla leggendaria performance dell’artista più celebrato di Woodstock, che chiuse il concerto la mattina del lunedì 18 di fronte a un pubblico esausto. È patrimonio dell’immaginario collettivo la reinterpretazione hendrixiana dell’inno americano, metafora della protesta antimilitarista.
Il focus su Woodstock è stato arricchito da un’anteprima nazionale, in concorso a Cannes: Taking Woodstock, il film, ironico e surreale, di Ang Lee, tratto dall’omonima autobiografia di Elliot Tiber.
Il Biografilm ha inoltre dedicato un approfondimento alla Warner Bros, storica casa di produzione cinematografica americana a cui si deve il primo film sonoro, Il cantante jazz di Alan Crosland, e la prima pellicola a colori, Nodo alla gola, diretta dal maestro Alfred Hitchcock. Una delle madrine della kermesse è stata infatti Cass Warner, nipote di Harry, che ha esordito alla regia presentando in anteprima europea The Brothers Warner, documentario sull’ascesa dei quattro fratelli Warner.
Di notevole impatto la retrospettiva su Julien Temple, videomaker e regista di Absolute Beginners, autore de La grande truffa del rock’n’roll, un film sull’establishment del mondo discografico che ha come protagonisti i Sex Pistols con il loro punk irruento, rabbioso, ribelle a ogni forma di autorità, espressione di un’irripetibile e vitalistica estetica del caos, della provocazione, della contraddizione. Un altro memorabile opera di Temple è Il futuro non è scritto: Joe Strummer, il film sul leader dei Clash, una delle personalità più complesse e politicamente impegnate della storia del punk-rock.
Una sorpresa del Biografilm è stata la proiezione di Chevolution, documentario di Trisha Ziff & Luis Lopez sull’evoluzione dell’iconografia del Che. Il viaggio della foto più diffusa nella storia della fotografia: il volto di Che Guevara immortalato dal fotografo cubano Alberto “Korda” Diaz. Senza tradire la sua origine di fotografo di moda, Korda ha decontestualizzato storicamente la foto del Che, creando un ritratto d’arte tout court.
Un’immagine che, da simbolo politico comparso nei cortei di protesta del maggio francese, è diventato simbolo nell’arte attraverso la rilettura della Pop Art, arrivando paradossalmente a diventare simbolo commerciale che comunque resiste nel suo immortale messaggio rivoluzionario e anti-capitalista.
La celebrazione del quarantennale del Festival di Woodstock, il più grande raduno rock della storia e la più alta espressione musicale della controcultura americana, è stato il tema principale dell’evento. Tra le anteprime più interessanti, presentate al Cinema Lumière nell’area della Manifattura delle Arti, è da annoverare Woodstock: tre giorni di pace e musica. Edizione speciale director’s cut, la nuova versione del film musicale, diretto da Michael Wadleigh, che documenta il concerto di Woodstock. Il regista immortala -introducendo nella storia del cinema la rivoluzionaria tecnica dello split screen – i tre intensissimi giorni dell’agosto 1969, vissuti da mezzo milione di giovani pacifisti all’insegna della musica, della libertà, dell’amore, degli ideali di cambiamento e dell’impegno politico.
La monumentale opera di Wadleigh, ospite d’onore dell’appuntamento felsineo con il fotografo di scena Barry Z Levine, il montatore Stan Warnow e uno dei principali organizzatori di Woodstock, Artie Kornfeld, è l’unico caso di un film-concerto premiato con un Oscar come miglior documentario. Rispetto all’edizione del 1994, la pellicola è arricchita da inediti filmati delle performance di Jimi Hendrix, dei Canned Heat, dei Jefferson Airplane e Janis Joplin.
Tra le chicche offerte dal Biografilm, l’incontro con uno dei più esperti biografi di Jimi Hendrix, l’olandese Caesar Glebbeck. In occasione della presentazione del film-musicale Jimi Hendrix: live at Woodstock, diretto da Hegedus & Laufer, Glebbeck racconta aneddoti legati alla leggendaria performance dell’artista più celebrato di Woodstock, che chiuse il concerto la mattina del lunedì 18 di fronte a un pubblico esausto. È patrimonio dell’immaginario collettivo la reinterpretazione hendrixiana dell’inno americano, metafora della protesta antimilitarista.
Il focus su Woodstock è stato arricchito da un’anteprima nazionale, in concorso a Cannes: Taking Woodstock, il film, ironico e surreale, di Ang Lee, tratto dall’omonima autobiografia di Elliot Tiber.
Il Biografilm ha inoltre dedicato un approfondimento alla Warner Bros, storica casa di produzione cinematografica americana a cui si deve il primo film sonoro, Il cantante jazz di Alan Crosland, e la prima pellicola a colori, Nodo alla gola, diretta dal maestro Alfred Hitchcock. Una delle madrine della kermesse è stata infatti Cass Warner, nipote di Harry, che ha esordito alla regia presentando in anteprima europea The Brothers Warner, documentario sull’ascesa dei quattro fratelli Warner.
Di notevole impatto la retrospettiva su Julien Temple, videomaker e regista di Absolute Beginners, autore de La grande truffa del rock’n’roll, un film sull’establishment del mondo discografico che ha come protagonisti i Sex Pistols con il loro punk irruento, rabbioso, ribelle a ogni forma di autorità, espressione di un’irripetibile e vitalistica estetica del caos, della provocazione, della contraddizione. Un altro memorabile opera di Temple è Il futuro non è scritto: Joe Strummer, il film sul leader dei Clash, una delle personalità più complesse e politicamente impegnate della storia del punk-rock.
Una sorpresa del Biografilm è stata la proiezione di Chevolution, documentario di Trisha Ziff & Luis Lopez sull’evoluzione dell’iconografia del Che. Il viaggio della foto più diffusa nella storia della fotografia: il volto di Che Guevara immortalato dal fotografo cubano Alberto “Korda” Diaz. Senza tradire la sua origine di fotografo di moda, Korda ha decontestualizzato storicamente la foto del Che, creando un ritratto d’arte tout court.
Un’immagine che, da simbolo politico comparso nei cortei di protesta del maggio francese, è diventato simbolo nell’arte attraverso la rilettura della Pop Art, arrivando paradossalmente a diventare simbolo commerciale che comunque resiste nel suo immortale messaggio rivoluzionario e anti-capitalista.
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cecilia pavone
la rubrica visualia è diretta da claudio musso
Info: www.biografilm.it
[exibart]