Peti, brutta gente, epifanie da discarica per un’incursione nella terra di Sicilia. Il cofanetto Kind of cinico di Rarovideo ripropone una serie di mediometraggi realizzati tra il 1996 e il 2000 da Daniele Ciprì e Franco Maresco, noti come gli autori di una delle serie più controverse della televisione italiana, Cinico TV.
I video ripropongono gli stessi personaggi e le stesse ambientazioni desolate dei noti siparietti: al posto dei brevi sketch andati in onda su Blob, però, si dipanano qui veri e propri nonsensi organizzati e impietosi “documentari” che gettano un’ombra desolante sulla varia umanità ripresa e raccontano di un “universo parallelo”. Un mondo fatto di uomini in mutande, di corpi deformi (rigorosamente attori non professionisti), paesaggi semidesertici, macerie, rifiuti o caseggiati cadenti, contrappuntati da (rare) espressioni verbali che oscillano tra i limiti della comprensibilità e l’insulto sanguinoso.
Si comincia con Enzo, domani a Palermo, dove viene ripercorsa la “brillante carriera” di un fornitore di comparse per i film girati in Sicilia, scopritore di talenti attualmente condannato per rapina alla posta centrale di Palermo. Si continua con un omaggio a Pasolini, Arruso (“omosessuale” in siciliano), che si “pregia” di svariati e svarionati commenti sull’opera e sulle preferenze sessuali del regista, che in Sicilia girò I racconti di Canterbury.
Vero capolavoro “cinico”, A memoria narra le incredibili vicissitudini di un occhio di vetro, che passa per le mani (e le cavità occipitali) di alcuni personaggi (tra cui un improbabile Mandrake dalla “sdrumata” facile e un poco credibile Merlino), mentre il legittimo proprietario, la statua di San Polifemo, scende dalla nicchia e vaga alla ricerca della sua reliquia. Le improvvisazioni di Steve Lacy fanno da unico sonoro alla rocambolesca vicenda, rendendo il mediometraggio una sorta di omaggio sorridente agli esordi del cinema.
Dulcis in fundo, il fioretto di Grazie Lia- Breve inchiesta su santa Rosalia, che mette alla berlina i racconti di devozione, anche qui con una docufiction che sfocia nel parossismo dell’immagine grottesca, dall’incipit con il signor Giordano -che ha chiesto la grazia di non essere chiamato più “pezzo di merda”- alla carrellata finale, mistica e postindustriale, su tre ciminiere che si stagliano su un monte di rifiuti.
Amanti della contaminazione, Ciprì e Maresco elaborano riferimenti che vanno da Buster Keaton a John Ford, dal cinema di serie B (che hanno omaggiato con l’ultimo film, Come inguaiammo il cinema italiano) a Roger Corman, e lo trapiantano in quel marasma di contraddizioni che è la Sicilia, usando il medium televisivo e i suoi generi più tipici, oppure esplorando le vette del cinema d’autore.
Il prodotto (o meglio: il controprodotto) è una miscela esplosiva e inimitabile che unisce l’alto e il basso, l’artigianale e l’artistico, che rompe instancabilmente gli schemi e instaura con lo spettatore un gioco di rimandi all’ultimo ghigno.
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certamente...
complimenti certamente...e non smetterei di ripeterlo.
but..lancaster..un fighiu sulu aiu io amiarica e tinnaghiri .............responsabili siii
Bisognerebbe dire a qualcuno che basta un poco di zucchero e la pillola va giù...e che la verità gli fa male lo sò.
Spesso inoltre, non si aspettano molto da sti Siciliani.
Viva Viva C e M viva !
meravigliosi, sublimi, amaramente comici e mai scontati... continuate a combattere, vi sosteniamo in tanti e in tanti appoggiamo le vostre lotte: contro un cinema scontato, contro l'indifferenza, per la denuncia della realtà nuda e cruda, in barba alle critiche presuntuose e saccenti e ignorando chi equivoca sui contenuti! siete GRANDI.
vostro primo sostenitore!!!
e sincero!
buon lavoro!