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vjing art Phoejay III: a veejays fieldday 2002 Atak, Enschede, Olanda
visualia
Dutch wave ovvero l'ortografia del vjing: Phoejay, alla sua terza edizione, è una giornata interamente dedicata alla club video culture e all'arte del live video mix, tra workshop, videoproiezioni e la battle all'ultimo pixel tra le vj crew...
Phoejay è un club video project che ha preso avvio nel 2000 ed è ormai giunto alla terza edizione. Si svolge a Enschede in Olanda . L’idea di base è quella di mettere insieme più veejays e vedere che cosa ne viene fuori. Si tratta di introdurre una scossa nella club culture dove in genere il vj si limita ad accompagnare con i suoi visuals la musica del dj, e sovvertire le gerarchie.
Curioso il processo di naming del progetto. Ci racconta Sjo, Sjors Trimbach, il simpatico “big boss” di Phoejay, che all’inizio, non essendoci molti fondi per finanziare l’evento, è stata scelto come venue un club di Enschede chiamato Atak, già famoso per le esibizioni musicali, divenuto poi la casa abituale di Phoejay. Per ottenere un tutto esaurito per coprire le spese, si è pensato di sfruttare manipolandolo il nome di una night molto in voga presso il club, Exit-Phoenix. Nasce così X-it Phoejay.
Il nome è anche una creazione di linguistica pragmatica anarcoide. Infatti gioca con le differenti pronunce dell’acronimo vj, dove la v in olandese è spesso pronunciata come f e quindi ritrascrivibile in un colto arcaismo greco con ph. Il gioco linguistico sovverte con uno slittamento l’anglofonia dominante. Scardina con una ri-scrittura ironica il principio base del fonetismo, che si vorrebbe mera trascrizione dei suoni della lingua parlata. E ridisegna una nuova relazione tra immagine visiva (le lettere) e immagine acustica (i suoni). Per la gioia di Derrida e i turbamenti di Lacan e del suo “significante principale”.
L’operazione si inserisce nel più ampio movimento di sovversione dei codici comunicativi che avviene nel cyberspazio, nei messaggi sms, nei graffiti: una contestazione dell’ortografia in sé, dell’idea che esista un’orto-grafia, una “giusta grafia”, con una mossa anche più audace di
quella di Nietsche, che si limitava a scardinare la grammatica per transvalutare i valori dominanti. Ed è anche sotto la spinta di questi movimenti, di quella che è stata chiamata Generatie Nix (nix è la riscrittura erronea dilagante e inarrestabile di niets, nulla), che in Olanda l’ortografia viene periodicamente cambiata con pronunciamenti legislativi e continue riforme.
Phoejay è una sorta di metafora in cortocircuito, in cui il nome porta il suo stesso contenuto: una nuova relazione tra immagini visive e immagini sonore, la filosofia del vjing. Nell’edizione di quest’anno questo principio ha guidato una riformulazione delle modalità della battle tra i vj. Anarchicamente abolita la giuria, che ricorda troppo i concorsi di videoarte, anziché far succedere le esibizioni dei vj una dopo l’altra concedendo a ciascuna un limitato lasso di tempo (come è avvenuto ad esempio nella battle di Netmage Diesel Award), si è privilegiato un criterio di simultaneità: tre vj crew per volta, visualizzazioni disparate e con stili differenti di un’unica corrente sonora. Le vj crew in lizza erano 12 e alla platine di sono succeduti 3 dj: dj Arvid, Neo e The Que. In un’unica sala, da 3 maxischermi e numerosi televisori si intrecciano i flussi visivi diversi e simultanei come realtà parallele. Una sintesi disgiuntiva creatrice che rende la musica quarta dimensione di un universo autenticamente audiovisivo. Quadridimensionalità che ha sorprendenti analogie con le ricerche teosofiche e cosmologiche di Uspenskij e Hinton.
Phoejay è una dutch lesson in ortografia del vjing. Ortografia come “ortocassa”, cassa dritta. E infatti techno hardcore, meglio nota come gabber, pura ripetizione e ritmo martellante, è stata la culla di un certo tipo di vjing, acido, ripetitivo, ipnotico, inorganico, stimolo occhio-movimento che by-passa la mente, come una reazione immediata agli input di un videogame, come una sinapsi bruciata dai cristalli di anfetamina. Solidrocketbooster, ovvero Arno Coenen, è uno dei primi ad aver sintetizzato immagini in tempo reale sulla techno hardcore. In una sua installazione intitolata Update: Folklore and Landscape (1997), sulle tradizionali maioliche blu di Delft aggiornava le immagini tipiche del folklore olandese, mulini a vento e tulipani, con le icone della gabber culture. Per il club Mazzo di Amsterdam di cui è vj resident, dava vita a A.O.S., Altar of sacrifice (2001), un evento in cui la vjing performance si trasforma in un rito religioso contemporaneo, dove il club è la chiesa e dio è il dj. The C-men lanciano a velocità inaudite animazioni home-made a bassa definizione, sgranate archeologie videoludiche in stile Amiga 1200. Vj Yarich, che insieme a vj Taak compone The VJ’s of Ni, in piena filosofia DIY e in ossequio alla monarchia del bpm, ha creato un plugin per Winamp Visualisation Studio per controllare il videomixer Panasonic a tempo di beat.
Dutch wave che non si riduce però solo alla gabber culture. Il minimalismo di Gnocci, vincitore della scorsa edizione di Phoejay, fa librare creature color pastello in uno spazio bianco e con micropulsazioni e vibrazioni ottiene una sorta di orgasmo della vista. I temibili Jakusa si ispirano alla mafia giapponese Yakusa. Infatti si muovono in un ambito musicale più underground (drum’n’bass, jungle, Detroit techno), come la Yakusa che, a differenza della maffia italiana, opera più nascostamente ma implacabilmente. ComiK’C crea i visuals per una band rock metal e si ispira all’immaginario dei Tool e di Adam Jones. Le videocomposizioni di Bas van Koolwijk si rifanno alla musique concrète e sono rimodellazioni digitali dei disturbi di segnale televisivo.
Se la vj battle è il momento clou di Phoejay, il programma dell’evento è più ampio e comprende una lounging zone curata da Planetart e sponsorizzata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, sulla videoarte proveniente da paesi del terzo mondo, e la proiezione di Pimp! Arena, un video di Arno Coenen sulle migliori performance di Phoejay II, realizzato per conto dell’European Media Art Festival di Osnabruck nell’ambito del progetto Veejay Nights: the world of club video.
I workshop di Phoejay hanno lo scopo di avvicinare chiunque alla pratica del vjing. Sono delle lectures teorico-pratiche sul funzionamento di alcuni software per il vjing. Resolume e FlowMotion (realizzato dal vj Jilt van Moorst, aka Robotfunk) sono abbastanza simili. Girano entrambi in ambiente win e consentono di loadare, mixare, looppare, controllare ogni parametro e scratchare i video attraverso il dispositivo Midi, e applicare un alto numero di effetti speciali, in tempo reale. Trial version o beta demo sono scaricabili gratuitamente dai rispettivi siti. Mnu4 è invece la versione per Window/OpenGL di Mnu3, vj mixer program per Commodore Amiga. Realizzato da Rob Haarsma in collaborazione con Harro Mantel, componenti della vj crew Captain Video, Mnu3 consente di muovere con il mouse le animazioni Amiga e di manipolarne l’appearance con la tastiera. La nuova versione estende la sua capacità di manipolazione in realtime anche a animazioni 3D create in OpenGL.
articoli correlati:
TVE::Turntable & Visual Experiences
International Vjing Contest Netmage Diesel Award
3° Italian VJ Contest 01
VideA_2001, International VJing festival, Barcellona</a
Pixels, festival di elettronica audiovisiva, Strasburgo
link correlati:
Phoejay III
Atak
Veejay Nights: the world of club video
Planetart
Vj crew:
Solidrocketboosters
The C-men
Robotfunk
Captain video
Giraffentoast
Stanzacrew
Absurde
E202
Vj’s of Ni
ComiK’C feat. lab-mutha
Vj software:
Resolume
FlowMotion
Mnu4
Architetture grafiche:
OpenGL ufficial webside
Lavinia Garulli
Phoejay III: a veejays fieldday 2002
Atak, Enschede, Olanda
Info:
Web site: Phoejay III
Email: Phoejay@home.nl
Vj crew in battle:
Robotfunk (Amsterdam)
Jakuza (Enschede)
Stanzacrew (Deventer)
Absurde (Strasbourgh)
Eztheticz (Groningen)
Giraffentoast (Hamburg)
E202 (Utrecht)
Vj’s of Ni (Enschede)
Quadroptica (Bristol)
Boris Amsterdam (Amsterdam)
Solidrocketboosters (Amsterdam)
ComiK’C (Rozendaal)
[exibart]