Se nel mondo del live video e del vjing si assiste ad uno spostamento di questo tipo di pratiche verso luoghi e ambiti di fruizione sempre più distanti dal club e sempre più vicini allo spazio d’arte e al party da vernissage, il secondo appuntamento di V_, la rassegna bulkaniana dedicata alle sperimentazioni audiovisive, va controcorrente e si mette alla ricerca delle radici storiche del vjing, nei club di Amsterdam, fino ai rave techno hardcore di Rotterdam. La serata di venerdì 14 febbraio infatti è infatti dominata dal ritmo della cassa dritta della techno, con la presenza di un duo di vj olandesi, i Solidrocketbooster, che tra i primi hanno realizzato vj set sulla musica gabber.
Per la prima volta in Italia, i Solidrocketbooster
Arno Coenen (1972) è un significativo rappresentante della giovane generazione di dutch media artists che provengono dal vjing e da lì hanno conquistato le gallerie e i musei. Artisti come Micha Klein o Gerard Van der Kaap, nati nel contesto della musica acida e sintetica dei rave dei primi anni novanta, hanno saputo enucleare i simboli, le icone, e le ritualità della cultura giovanile nata in quel mondo.
Arno Coenen lavora su modellizzazioni in 3D, che poi esporta su altri supporti, dalle ceramiche bianche e blu ai mosaici dei pavimenti, dai video alle installazioni. Costruisce ipnotici calchi digitali della realtà, virtualità reali, in cui in cui i confini tra autentico e artificiale vengono ironicamente confusi. Al confine della rape art, indaga le ritualità quasi tribali e gli aspetti trash nella proliferazione delle immagini di stampo televisivo. La sua videoinstallazione Time to Bone, esposta nel 2002 presso De Appel, il centro per l’arte contemporanea di Amsterdam, e nell’ultima edizione di Transmediale a Berlino, è una ricostruzione di film porno in animazioni digitali, ripetitivi e ossessivi amplessi tra omini di lego virtuale.
Il suo vj set a V_ , accompagnato dal dj set di Menthos (Otolab), già Wasting Program e dj resident della discoteca milanese Nautilus nei primi anni 90, i tempi d’oro della techno hardcore, è una immersione archeologica, quasi un’operazione colta, di recupero delle origini techno del vjing.
La sala Nera di V_ ospita anche un set degli Ogi:no Knauss, nome storico del vjing italiano. Il duo fioretino presenta il nuovo lavoro, les gamas n’existent pas, portato per la prima volta a Netmage 03 a gennaio a Bologna. Il montaggio dal vivo, la raffica spezzata di immagini che manda in frantumi il flusso continuo delle sequenze narrative, che caratterizzano la poetica di Ogi:no Knauss, hanno una relazione essenziale con la ritmologia della musica techno.
La sala Smoker è dedicata invece a sonorità elettroniche più ricercate, con la presenza dei gruppi italiani che rappresentano la sperimentazione più avanzata nell’interazione audiovisiva: Elec, Fantasmagramma e Otolab.
Il gruppo di Elec (SIN: Tibor Fabian + Enrico Sebellin, in collaborazione con Autobam:Simone Lalli) presenta una performance audiovisiva live, che sperimenta nuove interazioni tra la traccia sonora e quella visiva. I performer intervengono con improvvisazioni live su oggetti sonori e visivi, modificandone i parametri di sintesi audio e specifici parametri di controllo digitale delle immagini, utilizzando sintetizzatori modulari e un’interfaccia a/v in linguaggio flash programmata appositamente. Il carattere “dal vivo” della performance è centrale: non vengono utilizzate tracce audio preregistrate e la totalità degli eventi audio e video viene sintetizzata e manipolata dai performer in tempo reale. La performance ha una struttura formale/narrativa ad anello, che esplora la relazione dell’uomo con il mondo delle immagini in cui è immerso, in un
Il set performativo dei Fantasmagramma è basato su un sistema di interazione tra segnale audio e video sviluppato in un’estetica di tipo riduzionista. La componente audio, programmata, generata e strutturata sistematicamente attraverso il software “supercollider”, è concentrata sull’emissione di onde sonore basate su frequenze poste agli estremi dello spettro sonoro udibile, alternate ad micro-impulsi ritmici. La componente visiva, un oscilloscopio digitale programmato attraverso un software, appare in una configurazione minimale: una linea orizzontale, bianca, luminosa, su schermo scuro, viene dinamizzata conformemente alla tipologia del segnale audio ricevuto. La linea, a livello di funzione/reazione, si divide in due segmenti, uno corrispondente al canale audio destro, l’altro al canale sinistro.
Otolab presenta un set con un nuovo marchingegno audiovisivo, il videomoog, una sorta di sintetizzatore televisivo, realizzato da un artista dei circuiti elettrici, un poeta dell’elettronica analogica, un mago della saldatrice, che frequenta il Bulk e che si fa chiamare Giovanni XXIII.
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Il ritmo della cassa dritta?...mmhh...secondo me questa è da un po' che non lo vede...