04 maggio 2024

Come è nata la più famosa fornace d’arte di Murano? Una conversazione con il fondatore Adriano Berengo

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La mostra Glasstress, inaugurata nei giorni di preview della Biennale, riac-cende i riflettori su questa realtà unica, che lavora in dialogo con gli artisti contemporanei. Qui il racconto del dietro le quinte di Berengo Studio

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Entrare nel mondo di Adriano Berengo è come vivere in un sogno che all’improvviso si avvera. Ricercare nella memoria tutte quelle opere, quei capolavori realizzati con il vetro, e vedere all’improvviso i luoghi dove sono stati creati, pensati e realizzati, è sorprendente. Murano, si sa, è la capitale dei maestri vetrai, ma entrare nella bottega, anzi nella fornace di Berengo, è come entrare dentro l’arte degli ultimi vent’anni. Berengo Studio esiste da ben 35 anni, dal lontano 1989, quando questo illuminato uomo di oltre settant’anni comprende le potenzialità del mettere al servizio dell’arte uno strumento così duttile e meraviglioso come il vetro. Da allora tantissimi grandi artisti sono passati per la fornace di Murano, tanti ancora ne passeranno, e tanti sono passati per ultimare i piccoli ritocchi prima della inaugurazione di questa edizione di GLASSTRESS, l’ottava.

In ogni occasione la mostra si è fatta riflesso dei pensieri degli artisti, mutuati dalle sapienti mani dei maestri vetrai, opere magnifiche. Per questa edizione i lavori sono circa trenta, tutte opere inedite di artisti conosciuti al grande pubblico, che si sono messi in gioco con questo materiale, conosciuto per molti, nuovo per altri. La resa dei lavori è piuttosto straordinaria, e gli aneddoti che fanno da corollario, raccontanti da Berengo in persona, rendono tutto molto speciale. Perché la mostra è realmente una esperienza di vita, una relazione forte tra l’artista e Berengo, una duplice necessità di fidarsi, di affidarsi l’un l’altro, di credere nelle capacità dell’interlocutore. Solo così possono essere realizzati questi lavori, con una grande fiducia reciproca. Non è detto infatti che l’idea in testa all’artista sia realizzabile esattamente, perché il vetro ha una lavorazione particolare, diremmo unica, che ha a che fare con il caldo, il freddo, e con le circostanze.

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Ed è qui che entra in gioco la grande capacità diplomatica di Adriano Berengo, un uomo che si è fatto da solo e che ha fatto di questo mestiere una storia tutta unica, da raccontare. Gli artisti si confrontano con lui, con le sue maestranze, con i maestri vetrai che più di tutti conoscono il materiale, si fidano e si affidano, come dicevamo, e da queste relazioni intessute nascono le opere d’arte. «Da qui nasce il mio business. Quando mi confronto con gli artisti, e siamo pronti a realizzare il lavoro, gli propongo, l’ho sempre fatto, di realizzarne più copie, una per lui e due per me. La sua gliela fornisco gratis, per me è un investimento economico ma soprattutto culturale, perché è così che ora ho una collezione pazzesca di opere d’arte», racconta a exibart il fondatore della fornace di Murano. «Ho iniziato tanto tempo fa, per caso, la mia ispirazione è stata Peggy Guggenheim. La vedevo aggirarsi per Murano, io nel frattempo ero arrivato in questa isola come intermediario di un proprietario di uno show room. Aiutavo nella vendita di manufatti di vetro, ma non mi bastava, volevo altro. Così, quando ho visto lei che intesseva relazioni con i maestri vetrai per aiutare alcuni artisti a realizzare le opere, ho pensato di poter fare qualcosa di simile. Ho iniziato con artisti locali, poi via via mi sono espanso.»

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Come non ricordare, per esempio, la grande opera realizzata da Ai Wei Wei allestita alle Terme di Diocleziano due anni fa? Un capolavoro di vetro nero opaco composto da oltre duemila pezzi di vetro soffiato a mano. Anche in questa mostra [Glasstress, ndr] ci sono opere del grande artista cinese, affiancate da un lavoro, incredibile nella resa, di Monica Bonvicini, oltre a Alfredo Pirri, Tony Cragg, Thomas Schütte, solo per fare alcuni nomi. Una mostra allestita alla Fondazione Berengo Art Space a Murano, ma anche, per la prima volta, con un’estensione della mostra alla Tesa 99 dell’Arsenale Nord con due grandi installazioni inedite.

Umberto Croppi, curatore di questa edizione di Glasstress 8½, che assieme a Berengo ci ha accompagnati in questa visita in anteprima, racconta l’intenzione, per questa edizione così straordinaria per numero di presenze e eccezionalità di artisti, di far vedere agli spettatori “dove tutto ha avuto inizio, la vecchia officina del vetro”. La possibilità di vedere i maestri al lavoro rende la visita per gli spettatori della mostra un momento unico, anche e soprattutto per comprendere la stretta relazione tra una antica tradizione artigiana e la contemporaneità che non rinuncia all’impiego del vetro.

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