27 giugno 2024

Gina Pane, una bellezza dura da inseguire: a Parma quattro azioni “sentimentali” dedicate alla grande body artist

di

A Parma, le quattro azioni sentimentali di Lenz Fondazione dedicate all’artista Gina Pane, figura estrema della body art: ce ne parlano Maria Federica Maestri e Francesco Pititto

AZIONE N.1 01 MONICA BARONE photo ELISA MORABITO

È dedicato a Gina Pane (Biarritz, 24 maggio 1939 – Parigi, 5 marzo 1990), artista italo-francese, figura estrema del movimento della performance-body art, il polittico performativo di Maria Federica Maestri di Lenz Fondazione di Parma, dal titolo Over Gina Pane_4 Azioni Sentimentali, in cui la bellezza amara e dura inseguita dall’artista prende la forma incarnata e perturbante di quattro performer e co-creatrici delle azioni. Le azioni – divise in otto appuntamenti, gli ultimi due saranno il 4 e 11 luglio – sono presentate all’interno della mostra Contemporanea. Capolavori dalle collezioni private di Parma presso il Palazzo del Governatore a Parma, nella sala in cui sono esposte le immagini Constatazioni, realizzate durante la famosa performance di Gina Pane del 1973 presso la galleria milanese Diagramma. Ne parliamo con Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, autore delle Rifrazioni visive per Over Gina Pane_4 Azioni sentimentali.

«Potersi ispirare direttamente ad una delle artiste di riferimento del proprio percorso creativo – dichiara in apertura Maestri – è insieme trappola estetica e rifugio concettuale. Non cercherò di stare in equilibrio, ben bilanciata tra le parti, ma oscillerò in “partition”, divisa tra la memoria dolorosa delle sue ferite – il terrorismo sentimentale di Gina Pane – e la poesia del sacro forza generatrice di gioia delle sue ultime opere. Per cadere e rialzarsi saremo corpi multipli, esorciste e avventuriere del nostro mondo sommerso».

AZIONE N.1 SEQUENZA AZIONE SENTIMENTALE MONICA BARONE photo ELISA MORABITO

Da cosa nasce l’esigenza di dedicare a lei e alla sua arte queste “Azioni sentimentali”? la parola stessa rimanderebbe ad una dedica che si nutre del ricordo, di una memoria affettiva…

Maria Federica Maestri «Nei primi anni della mia formazione l’esperienza estrema di Gina Pane ha rappresentato un paradigma di bellezza inarrivabile. La sua concezione dell’atto artistico azzerava le categorie dell’arte conveniente “sbalzando” ogni mia sicurezza intellettuale, mi imponeva una presa di posizione inziale di fronte alla deriva dell’arte bonaria. I sentimenti di Gina Pane costringevano ad una scelta di campo morale: il rifiuto dell’opera d’arte come dispositivo di seduzione e compiacimento decorativo. Insieme a Pina Bausch è stata la figura più importante della mia plasmazione estetica».

Qual è stata la peculiarità e forza comunicativa di Gina nell’ambito della performance-body art?

MFM «La potenza apocalittica insieme intima e pubblica delle sue azioni è stata capace di svelare una dimensione inedita e destabilizzante del sacro. Il corpo di Gina Pane è un manifesto discordante di pulsioni spirituali e di ricognizioni politiche, che nella ferita si fa restituzione amorosa al mondo della propria identità femminile. La peripezia dolorosa come via per una conoscenza liberata dai canoni del sapere patriarcale. L’io di Gina Pane è sempre in relazione con il “tu”, non si chiude mai nella dimensione narcisistica dell’artista, ma si fa corpo largo, multiplo, corpo virale, corpo contagio, si ibrida con l’altro sconosciuto, si fa incidere dalle pluralità ignote, si fa percorrere dalle presenze mute delle santità, lascia tracce di sé, disperde i suoi fluidi. È corpo in estensione rizomatica, superficie attraente che ci accoglie nella sua massima debolezza, nella sua massima forza».

AZIONE N.2 01 CARLOTTA SPAGGIARI photo ELISA MORABITO

Come avete lavorato con le singole performer affinché l’atto performativo assumesse una connotazione artistica perturbante? Si può parlare di atto politico?

MFM «Over Gina Pane_4 Azioni Sentimentali è una creazione performativa in cui la bellezza amara e dura inseguita da Gina Pane nella sua irriducibile pratica artistica, prende la forma incarnata delle quattro performer: corpi lesi, corpi del disastro, corpi martiri, corpi santi sopravvissuti al nulla del dolore. La scena dedicata a Gina Pane non è la tela su cui dipingere di tinte cupe la ferita, ma lo spazio vivo in cui erigere il monumento al corpo non domato né sottomesso al proficuo funzionare del discriminante abilismo del nostro tempo. Le performer – Monica Barone, Carlotta Spaggiari, Valentina Barbarini, Tiziana Cappella – sono le sublimi malate, le dure esperte della vita storta, le capre espiatorie di una natura che ama nascondere le ragioni della sua durezza. Resistenti al male poiché sono nate nel male o ad esse senza giustizia destinate. Esse sono noi e così ci tingono dei loro pallori, delle loro malgrazie, delle loro rarità patologiche. Nate sbagliate non possono sbagliare, è questo che le rende incoscienze infallibili, artiste perfette, bellezze irriducibili, proclami viventi del valore artistico della difformità, del primato estetico della devianza».

Il simbolismo religioso nutre, tra il resto, il lavoro creativo di Lenz, alimenta la vostra visione immaginifica.  In Gina Pane i soggetti dei martiri, hanno caratterizzato una sorta di martirologio contemporaneo, creando una vera e propria arte “sacra”. Che tipo di contaminazione avete compiuto nell’accostarvi alla sua opera?

MFM «La simmetria tra la ricerca di Gina Pane sul corpo dei santi, caratteristica dell’ultima fase delle Partition (opere ispirate a San Francesco, San Lorenzo, San Pietro, San Martino, San Giovanni) e il corpo-martire delle quattro interpreti restituisce al presente, in un pulsante capovolgimento concettuale, in un processo di trasposizione identitaria – Sant’Apollonia, Santa Dinfna, Sant’Agata, Santa Maria Egiziaca – la fisica reale delle ferite fisiche ed emotive. La rilettura installativa dei santi di Gina Pane si trasmuta, in riviviscenza performativa, Via Dolorosa (titolo di un’opera di Gina Pane del 1988) da percorrere ‘qui e ora’ per ricongiungersi attraverso la verità delle proprie lesioni poetiche, fisiche ed esistenziali al pensiero estetico e politico dell’artista».

AZIONE N.3 01 VALENTINA BARBARINI photo ELISA MORABITO

Il mezzo fotografico era una protesi tecnologica fondamentale nella costruzione stessa delle azioni dell’artista, concepito come un vero e proprio storyboard dell’azione performativa. Francesco Pititto lei è l’autore delle Rifrazioni visive per Over Gina Pane_4 Azioni sentimentali. Ha lavorato anche su questo materiale e in che modo?

Francesco Pititto «La fotografia è sempre stata presente in ogni azione performativa e installativa – dove il corpo di Gina Pane non c’è -, dove sempre le immagini fotografiche insieme agli oggetti fortemente simbolici rifrangono, nel qui e ora dello spazio comune delle Partitions, le azioni precedenti. Le quattro performer di Maria Federica in Over Gina Pane_4 Azioni Sentimentali agiscono nello stesso habitat dove sono esposte le Constatazioni di Gina Pane e diventano esse stesse rifrazioni corporee di quella partitura fotografica collocata a parete. La relazione tra chi compie l’azione dal vivo e la potenza simbolica della sequenza fotografica, provoca – tramite incarnazione ed empatia – anche una partecipazione corporea dello spettatore, sia alla performance in atto, sia alle biografie delle attrici-autrici dove i temi originari di Gina Pane come l’amore, il dolore, la natura, il donarsi totalmente all’altro come Cristo, ritornano corpo e sangue.

Le mie rifrazioni visive, in questo contesto, non documentano nulla di quanto accade o accadrà dal vivo, se non come tavole di una storia che si sovrappongono, sommandosi in diversi quadri, in spazi e in tempi differenti. Alcune immagini digitali provengono dalle prove che precedono le azioni, alcune in teatro e altre nella sala dove sono esposte le Constatazioni. Un passaggio poi su pellicola Polaroid – l’unica che permette di partecipare nell’immediato alla nascita dell’immagine analogica – ne sfuma i contorni, le dimensioni, le cornici. Di nuovo fotografate con sovrapposizioni che escono dal formato quadrato della Polaroid in uno scorrere spazio-temporale che tende all’impossibile abbraccio, come nelle Partitions, tra passato e presente.

La mia rifrazione è una somma di superfici, strati complessi della complessità delle opere di Gina Pane, comunicato in modo semplice con una sola immagine stratificata. Come sfogliare l’immagine sopra o sotto gli strati, un’immagine metafisica».

AZIONE N.3 01 VALENTINA BARBARINI rifrazione visiva FRANCESCO PITITTO

Il sangue ha caratterizzato le performance storiche di Pane, agendo direttamente sul proprio corpo, sottoponendolo a prove di resistenza e a lievi ferite. Queste costituivano per l’artista l’unica via di accesso all’Altro: “La ferita è un segno dello stato di estrema fragilità del corpo, un segno del dolore, un segno che evidenzia la situazione esterna di aggressione, di violenza cui siamo esposti”. Cosa ci può “dire” oggi questa sua riflessione poetica che nasceva da una pratica viva?

MFM «In stretta concatenazione poetica e formale con la radicalità di Gina Pane questa mia nuova iconostasi si fa rispecchiamento affettivo e poetico delle azioni estreme dell’artista della ferita, “senza cullarci nel suo ricordo, ma cercando di rinascere nelle gocce ossidate delle sue orme sanguinanti”.

Le performer non presentano solo ferite reali di consistenza autobiografica, ma incarnano la ferita dell’essere umano, che ‘è’ per natura e destino malato e morente. La fuoriuscita del sangue è solo la conseguenza visibile, nitida, evidente della ferita. Ciò che rende la ferita permanente è la cicatrice, il suo rimarginarsi e riaprirsi, il suo diventare traccia ossidata, il suo costituirsi incisione permanente nella memoria psicofisica degli individui. Penso alla convergenza tra le fessurazioni cutanee di Gina Pane e i tagli delle tele di Lucio Fontana.

In queste 4 Azioni Sentimentali il sangue assume la dimensione sospesa dell’attesa (Attesa, Concetto Spaziale Rosso, un’opera di Fontana del 1965) e del ricordo, l’esito della ferita si trasforma in concetto spaziale, in architettura emotiva percepita nel presente, nella perduranza dell’atto performativo. In questa nostra iconostasi non usiamo violenza ai corpi, così già tremendamente violati e addolorati, non inneggiamo al martirio immolatorio, non abbiamo peccati da espiare, non vogliamo essere “Criste”. Rifiutiamo la funzione salvatrice della croce, al contrario intendiamo l’atto artistico come un atto di ribellione alla sofferenza, sia nella sua ineluttabilità individuale – derivata dalle patologie fisiche e psichiche – sia nella sua dimensione collettiva – causata dalle violenze che subiscono le vittime delle guerre, delle persecuzioni razziali, sociali o religiose».

AZIONE N.4 01 TIZIANA CAPPELLA RIFRAZIONE DI FRANCESCO PITITTO

Lei parla di un’artista “Che continua ad interrogare il presente e a sollecitare un confronto con la sua grandissima eredità morale”. Quale eredità morale ci ha lasciato?

MFM «I nodi concettuali che hanno “garantito” l’enormità dell’opera di Gina Pane sono tornati a quarant’anni dalla sua morte ad interrogarci sulla nostra condizione in un sistema che continua ad oscurare la propulsività salvifica del pensiero eco-femminista. Ritornare ai temi di Pane, farsi riattraversare dalle sue speculazioni, dalle sue visioni, dalle sue contraddizioni, ci permette di riconsiderare criticamente le questioni principianti la necessità della funzione dell’artista nella società contemporanea, straziata dalle ingiustizie e dalle intolleranze. La poesia armata di Gina Pane è un libro-guida che smina le semplificazioni, che ci mette in guardia dalla benevolenza riparatrice dell’opera-confetto, che ci impedisce le banalizzazioni, le facili modulazioni dei messaggi moraleggianti e rassicuranti».

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui