19 giugno 2024

Merce Cunningham, l’iconoclasta della danza: l’omaggio a Ravenna

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Al Ravenna Festival, il Ballet de l’Opéra de Lyon ricorda il grande Merce Cunningham con due storiche coreografie, tra movimenti impossibili, fantascienza onirica e musiche di John Cage

Merce Cunningham / John Cage, Biped © Agathe Poupeney, Opéra de Lyon

Facendo incontrare danzatori, musicisti e artisti visivi, il padre della modern dance statunitense Merce Cunningham (1919-2009) diede vita a una delle più singolari avventure dell’arte concettuale, astratta, formalista del Novecento. Di fertile attivismo fin quasi ai 90 anni, dopo aver ballato agli inizi con Martha Graham, approdò a un suo personale vocabolario epurato da aneddotica, simbolismi ed emozioni, sideralmente distante dalla sua maestra. Iconoclasta delle figurazioni coreografiche, Cunningham rivendicava un’idea di danza pura, là dove ogni rappresentazione diventava inadeguata. Da qui il suo rifiuto di qualsiasi relazione tra movimento e suono. La musica, quindi, autonoma e svincolata dalla danza, entrambe libere da una mutua subordinazione arrivando a produrre qualcosa di indipendente ma carico di sintonie e di somiglianze.

Dopo la morte, nel 2009, la sua Compagnia, per volere testamentario, è stata sciolta nel 2011 ma lo spirito pionieristico del coreografo, ribelle con ironia, sopravvive grazie al Merce Cunnigham Trust che ne gestisce i diritti permettendo che non vada perso il suo patrimonio coreografico da trasmettere ad altri corpi. Alcuni titoli sono entrati nel repertorio del Ballet de l’Opéra de Lyon (guidato da Cédric Andrieux), che ha reso omaggio al reinventore radicale della danza, nella bella serata Cunningham Forever, in prima assoluta per l’Italia al Festival di Ravenna, con due storiche coreografie: Beach Birds e Biped. Entrambe risalgono alla fine della carriera di Cunningham, rispettivamente del 1991 e del 1999, e mostrano un artista completamente immerso nella sua estetica.

Merce Cunningham, Beach Birds© Agathe Poupeney, Opéra de Lyon

Il bellissimo Beach Birds, è uno dei rari lavori in cui si riconosce una precisa allusione tematica, qui evidente nel titolo. Sullo sfondo di un trascolorare di luci dal buio al sorgere dell’alba al meriggio e al calar del tramonto, vestiti di body bianchi e di lunghissimi guanti neri fino alle spalle che disegnano una linea continua somigliante alla punta di un’ala, insieme alla forma delle braccia gli undici danzatori danno l’immagine dell’arco delle ali degli uccelli. I gabbiani fermi sulla battigia sono nei loro movimenti di braccia aperte, allungate, gradualmente abbassate; nel battito minimo e nei piccoli saltelli da fermi; nelle solitarie posizioni di arabesque, di una sola gamba tenuta sospesa per lungo tempo, e nello scuoterla; nel busto leggermente in avanti o piegato di lato; nei piccoli scatti della testa coi volti sempre vigili; nello stormo sparso di coppie, trii e gruppetti, poi in sequenze avanti e indietro, e nei rari unisono.

Merce Cunningham, Beach Birds© Agathe Poupeney, Opéra de Lyon

La rarefatta partitura ambientale Four3 dell’iconoclasta della musica John Cage (compagno di lavoro e di vita di Cunningham fin dal 1938) eseguita dal vivo dal mitico compositore inglese Gavin Bryars col suo Ensemble, suggerisce acqua e sabbia nei suoi scintillanti campanelli, nelle percussioni degli archi e nelle sue pause. Beach Birds ci regala una visione d’ipnotica quiete e contemplazione di un mondo animale poeticamente umano.

Merce Cunningham, Beach Birds© Agathe Poupeney, Opéra de Lyon

In Biped Cunningham si rivela anche precursore della tecnologia virtuale e dell’intelligenza artificiale. Il computer, come strumento coreografico, gli consentì, pioneristicamente, di escogitare “movimenti impossibili” come quelli rotanti dell’epico Ocean, o magici, perché virtuali, come in Biped. Sulla originale musica live, sempre di Gavin Bryars – che unisce violino e sintetizzatore combinati con un ritmo percussivo -, la visionarietà di Biped, dove giganteschi cloni digitali nati dall’analisi informatica di movimenti umani s’intrecciano a ballerini veri, ha l’esito di un mix tra memorie storiche (le super-marionette di Gordon Craig e Oskar Schlemmer) e fantascienza onirica.

Merce Cunningham / John Cage, Biped © Agathe Poupeney, Opéra de Lyon

Astrazioni e geometrie animate di linee, forme, sfere e ideogrammi che fluttuano proiettati sullo schermo trasparente di tulle a tutta scena, sembrano immergere i danzatori – con costumi riflettenti essi appaiono e scompaiono dai lati e dal fondo -, dentro un mondo cosmico, dove i movimenti elastici e complessi di braccia, gambe e busto, creano frasi coreografiche, eleganti configurazioni e dinamiche interazioni con le immagini.

Un incanto per gli occhi e per la mente, per la danza che continua a esplorare sé stessa. Perfezione, velocità, morbidezza, limpida tecnica dei danzatori del Ballet de l’Opéra de Lyon, corpi tenuti a esprimere una tranquillità emotiva che sola, secondo Cunningham, consente la concentrazione e l’astrarsi da sé per lasciare fluire il movimento. Una lezione, ancora oggi, quella di Cunningham, di cosa vuol dire rigore di esecuzione e inesauribile ricchezza di variazioni.

Biped di Merce Cunningham sarà in scena il 4 e 5 settembre al Teatro dell’Opera di Roma per il Romaeuropa Festival, insieme all’ultima creazione di Christos Papadopoulos, Mycelium.

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