20 aprile 2024

Other Identity #108. Altre forme di identità culturali e pubbliche: Mirco Cheli

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Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo millennio: la parola a Mirco Cheli

Mirco Cheli, RITRATTO

Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana intervistiamo Mirco Cheli.

 

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Other Identity: Mirco Cheli

Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?

«È davvero complesso dare una risposta a questa domanda. Credo che in maniera più o meno velata la mia rappresentazione sia legata ad una ricerca di un bello estetico. Il nudo ne è l’emblema più banale ma ha anche un fascino intrinseco. Altro aspetto importante è la pulizia, l’ordine, il minimale, in totale controtendenza con quello che è il mio sentire interiore perché, in fondo, tutto quello che muove la mia creatività non è altro che un continuo ribollire, una ricerca costante del se profondo e del proprio scopo».

Mirco Cheli Madonna con bambino 2022

Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?

«Più che nell’arte contemporanea mi faccio spesso questa domanda sulla mia identità nella contemporaneità. Quando mi fermo a pensare “a chi sono” la confusione prende il sopravvento. La voglia di espressione di un qualcosa di interiore si scontra con la mia vita di tutti i giorni, con un lavoro per poter mantenere una vita dignitosa e il desiderio intrinseco di essere qualcos’altro.

Per ora direi che questa identità “nell’arte contemporanea” non c’è. Piuttosto che chiedermi qual’è mi domando della sua esistenza. Eppure qualcuno mi attribuisce delle identità che mi fa piacere indossare per qualche tempo, per poi cambiare di nuovo volto.

Mi hanno definito “artista”, “fotografo” qualcuno ha persino azzardato “tatuatore”. La verità è che io sbaglio il mio approccio al tema dell’identità. Ho abituato la mia testa a ragionare secondo l’algoritmo dei social, a categorizzazioni che permettessero agli altri prima che a me stesso di rispondere in maniera veloce alla domanda “chi è lui”.

Quando mi fermo a focalizzare questo pensiero, cerco serenità in questa auto-risposta: non devi per forza essere qualcuno di ben definito, oggi sei fotografo, domani sei un musicista, e fra sei mesi potresti essere un pittore. Non è necessario darsi una categoria per forza. Mi piace così tanto appassionarmi alle cose che non riesco a prevedere quale sarà la mia prossima passione, ieri per esempio ho fatto il sapone fatto in casa!

Una risposta breve però, dopo tutto questo sproloquio, mi piace dartela; sicuramente posso dire che la mia identità del passato è stata quella di fotografo e videomaker che ha usato questi mezzi per lavorare e fare delle installazioni di arte contemporanea che esprimessero il mio sentire in quel momento».

Mirco Cheli
18/09/2021
2021

Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?

«Tanto, troppo forse. Uno degli assiomi di Paul Watzlawick cita “non si può non comunicare”. Sono totalmente d’accordo, talmente tanto, che spesso quello che voglio “mostrare” con una mia opera, viene deciso dopo aver saputo dove verrà presentata quest’ultima. In qualche caso, tanto è forte la mia voglia di mostrare quello che faccio, che l’occasione me la cerco o me la creo.

Oltre all’aspetto quasi narcisistico della mia creazione artistica c’è poi l’aspetto riguardante il mostrare più o meno sui social quelli che sono alcuni aspetti definiti convenzionalmente “privati” della propria vita.

Il mostrare mia moglie quasi totalmente nuda, o scene di intimità con nostra figlia durante l’allattamento, fanno parte di quella voglia di mostrare qualcosa di bello al mondo. Fare una foto o un video, mi rende parte attiva di questo “bello” nella scena. Nonostante quello che riprendo è già di per se stupendo, immortalarlo me lo fa sentire completo e condividerlo con il mondo, è un modo molto modesto di vantarmi di quanto sono fortunato nel poter condividere la mia vita con mia moglie e nostra figlia».

Mirco Cheli
Petra giorno 1
2022

Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?

«Oggi la mia rappresentazione è quella del padre che il giorno lavora e la sera ha mille interessi con una vena creativa/artistica.  E’ una rappresentazione molto terra terra ne sono cosciente ma la mia voglia di fare si scontra con gli stimoli esterni che ricevo e con l’energia fisica che una persona deve impiegare per poter realizzare qualcosa extra impegni familiari.

Quando quel qualcosa riesce a venire fuori mi rendo conto che è spesso imprevedibile e variegato. Spesso c’ho che è intorno a me mi influenza e quindi quello che rappresento è una rielaborazione della mia quotidianità.

Oggi principalmente, come già detto, mi piace far mio quel pizzico di bellezza, che sia la mia famiglia o la natura che mi sta attorno.  Questo ovviamente vale per ora che sto scrivendo, già domani sento che sarà di nuovo un’altra cosa diversa».

Mirco Cheli
Ibiza
2023

ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?

«Prima che mi contattassi era da tanto che non mi sentivo nei vecchi panni di “artista”. Sono sincero. Avendo abbandonato la vita da professionista della fotografia per quella dell’impiegato in azienda, il sentirsi artisti è una condizione che esce a sprazzi, in piccoli momenti in cui quella scintilla di creatività prende il sopravvento sulla quotidianità. La voglia di creare qualcosa di mio c’è sempre sotto le ceneri. Che sia una foto, un video, una canzone, una installazione, il pane fatto in casa o del semplice sapone realizzato in cucina la sera dopo cena! Penso comunque, che la parola giusta per definirmi più che artista sia creativo, perché oltre alla mera espressione di me stesso, credo mi manchi lo scopo altro. Come ti dicevo, è un periodo pieno di confusione attorno a me».

Mirco Cheli
la nostra foto
2015
scan of BW film photo

Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?

«Rispondere a questa domanda, invece, è piuttosto facile. Avrei voluto essere una sorta di Picasso, artista geniale e rivoluzionario, che si è goduto la vita, godendo di fama già in vita (cosa rara tra gli artisti).

Avrei voluto essere uno di quei fotografi che vanno a piedi in giro per i paesi a fotografare. Vorrei essere quel genere di artista che viene contattato per fare qualche lavoro commissionato strapagato e per il resto del tempo fa le sue cose e vive la sua vita in una casetta in cima ad una collina, isolato dal mondo ma al tempo stesso, con internet, nel centro del mondo.

Banalmente, vorrei che già io, prima che gli altri, mi sentissi e mi identificassi come artista. E mi rendo conto che sono io il primo a sabotarmi, dandomi spesso altre identità culturali che mi portano fuori strada rispetto alla via detta poco fa».

Mirco Cheli
Portrait of Da Vid dj
2015
Instant film

Biografia

Mirco Cheli, nasce a Fano (PU) nel 1990. Dopo una formazione tecnica industriale, si innamora della fotografia e si iscrivere alla laurea triennale alla LABA di Rimini. Appena laureato in fotografia si trasferisce a Milano dove fa la gavetta in alcuni studi e lavora per fotografi nell’ambito fashion e industriale. Per varie vicende personali torna a vivere in riviera dove conosce Martina, sua attuale moglie, con la quale condivide il mondo della moda, essendo lei modellista e sarta. Insieme si trasferiscono a Milano, dove Mirco continua la sua esperienza nel mondo foto/video lavorando per un importante boutique come fotografo.

Quando l’amore per Milano finisce, nella quasi totale sfiducia nel mondo della moda, Mirco e Martina, in vista anche del matrimonio l’estate successiva, decidono di tornare a vivere nella città natale di Martina, San Miniato, in Toscana.

Mirco Cheli
La speranza del futuro
2013
di foto stampate su sedie in legno e tappeto in terra

Mirco lascerà la fotografia come lavoro per dedicarsi ad altre mansioni nell’azienda del suocero. Continua oggi nell’usare la fotografia e le competenze dei vari campi creativi per promuovere l’azienda per cui lavora. Nel 2022 nascerà Petra, nuova fonte di ispirazione per tanti nuovi scatti.

Ora la fotografia, il video, la musica, l’installazione sono libere espressioni di quello che passa nella testa di un uomo che non ha mai smesso di considerare l’arte come un bene superiore, una nobile via per poter dar voce al proprio sentire e interpretare la vita che circonda tutti quanti.

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