24 aprile 2024

Andrea Mastrovito, tessitore di storie: la mostra alla Wilde Gallery di Ginevra

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La Wilde Gallery di Ginevra presenta la quinta mostra personale di Andrea Mastrovito: una intrigante proliferazioni di immagini, tra vari supporti e dimensioni, per raccontare il nostro tempo e il nostro sguardo

Andrea Mastrovito, Matelda, 2024, lithographic pencil on savaged fixtures, frames and fur

La Wilde Gallery di Ginevra, che ha recentemente aperto la nuova sede su due piani e spazio conviviale annesso, ospita la quinta mostra personale in galleria di Andrea Mastrovito, intitolata This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted. Lo spazio della galleria è trasfigurato da una proliferazione di immagini che si distribuiscono su diversi supporti con un intrigante gioco di rimandi alla bidimensionalità pittorica e alla tridimensionalità scultorea dove i termini si scambiano continuamente di posto. Infatti le opere a parete sono suddivise in griglie irregolari composte da “finestre” fatte di cassette VHS, di audiocassette, di astucci di CD e DVD, di schede di memoria e iPhone, depositi e archivi mnemonici della nuova era tecnologica. Talvolta le finestre contengono e delimitano una storia, talaltra l’immagine è come scomposta dai diversi supporti come in un prisma, creando riposizionamenti continui nella ricostruzione percettiva del campo visivo attuata dallo sguardo.

Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, galleria Wilde, Ginevra, 2024
Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, Wilde Gallery, Ginevra, 2024
Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, galleria Wilde, Ginevra, 2024
Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra. Wilde Gallery, Ginevra, 2024

La ricchezza narrativa è echeggiata dal virtuosismo nell’uso di tecniche e materiali provenienti dalla lunga storia dell’arte e dell’artigianato: la trasparenza della pittura su vetro, l’intarsio di superfici lignee, l’incisione e la proiezione laser intessono un dialogo sapiente che mescola in modo disinibito antico e contemporaneo. Anche le immagini sono un risultato di tale rimescolamento di carte: rimandi alle narrazioni simboliste (che fanno il paio con l’art and craft dell’”ornato”) si appaiano all’illustrazione di libri e giornali, al “neorealismo” di matrice cinematografica, al gusto della descrizione botanico-paesaggistica della natura e così via. Il repertorio dell’artista appare inesauribile e copioso.

Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, Wilde Gallery, Ginevra, 2024
Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, Wilde Gallery, Ginevra, 2024

 

L’ultima sala invece ricostruisce una foresta istoriata fatta di tronchi di faggio, che ci immerge totalmente in un’atmosfera di perdita di riferimenti stabili, fasciando e affascinando il nostro sguardo in plurime direzioni spaziali. Il titolo della mostra sa di amaro: “La trave del mio occhio deriva dall’albero che io stesso ho piantato”. L’uomo è artefice del proprio destino e il destino sa di catastrofe, di guerra, di apocalissi. Figure di soldati punteggiano gli apparentemente idillici paesaggi e ogni minuscola porzione di spazio è riempita da libri di letteratura che fanno da monito alla follia della guerra e alle insufficienze e violenze dell’umanità.

Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, Wilde Gallery, Ginevra, 2024
Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, Wilde Gallery, Ginevra, 2024

Appare più volte un catalogo intitolato all’opera La guerra e la pace di Pablo Picasso, epopea dipinta dal maestro spagnolo al termine del conflitto mondiale nel 1945, anche altri libri ricorrono, come quelli di Camus, Celine, Hemingway, Steinbeck, McCarthy o libri di formazione come Il piccolo principe, I soldati giocattolo di Walt Disney, La famiglia dei fantasmi o Il diario di Anna Frank. Si può anzi dire che i libri e le loro copertine costituiscano spesso il substrato ovvero lo sfondo su cui si articolano le raffigurazioni: storia su storie, con rimando all’atto della lettura come momento di riflessione e recupero culturale imprescindibile nell’era della cancellazione programmata di memorie e di fatti storici, cui invece rimandano i libri.

Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, Wilde Gallery, Ginevra, 2024

Nessuna revisione, anzi rispetto della storia e della cultura, attraverso nuove narrazioni e situazioni in cui si intrecciano immaginari, realtà e finzioni, che contribuiscono a tessere un grande telo(s) di linguaggi, di ricordi, di rimandi imprescindibili. Mastrovito del resto è prima di tutto artista visivo, poi narratore e regista, quindi impeccabile tessitore di storie in senso espanso, complesso e generativo.

Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, Wilde Gallery, Ginevra, 2024
Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, Wilde Gallery, Ginevra, 2024
Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, Wilde Gallery, Ginevra, 2024
Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, Wilde Gallery, Ginevra, 2024
Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, Wilde Gallery, Ginevra, 2024
Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, Wilde Gallery, Ginevra, 2024
Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, Wilde Gallery, Ginevra, 2024
Andrea Mastrovito, This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted, veduta della mostra, Wilde Gallery, Ginevra, 2024

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