20 dicembre 2001

Fino al 13.I.2002 Trasumanar… Il Baciccio nelle Marche. Capolavori di luce Ascoli Piceno, Museo Diocesano

 
Costantemente in bilico tra cielo e terra. L’eredità marchigiana di un protagonista assoluto del barocco romano...

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L’interesse risvegliato intorno a Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio dopo la grande mostra di Ariccia, porta anche nelle Marche frutti con la mostra che Ascoli Piceno dedica all’artista genovese, il cui rapporto con le Marche è legato a tre pale d’altare di eccellente fattura, tutte esposte presso il locale Museo Diocesano. Occasione della mostra è il ritorno in città della Morte di S. Francesco Saverio: la morte del santo, contemplata da un anziano riverente in abiti europei e da un “buon selvaggio”-testimone delle missioni in Oriente del Santo- e la contemporanea glorificazione del morente da parte di schiere di angeli e della luce divina, ben rappresentano l’entusiastica realtà della Chiesa trionfante di fine ‘600, in particolare gesuitica, di cui il Baciccio fu uno fervido testimone. E’ per la prima volta esposto un bozzetto della Pala proveniente da New York che differisce da essa soprattutto nel contrasto dei chiaroscuri e nella composizione degli angeli.
Ammirabile l’Adorazione dei pastori proveniente da Fermo, singolarmente vicina al soggetto analogo di Rubens conservato nella Pinacoteca fermana; in entrambe le opere a squarciare le tenebre notturne è la luce irradiata dal Cristo fanciullo che Baciccio rende ponte d’unione fra quadro e spettatore collegandone gli sguardi.
Terzo lavoro marchigiano è la Conversione di S.Paolo di Fiastra (improbabile che fosse destinata a quella sede), la più tarda delle tre esposte, come denuncia il generale schiarimento della tavolozza utilizzata. Qui la tumultuosa caduta da cavallo di Paolo, drammaticamente proiettato in primissimo piano, pur richiamando modelli tardo cinquecenteschi, trova nella ricca scelta cromatica e nella berniniana costruzione del gruppo del Cristo con gli angeli stimoli nuovi.
La scelta espositiva propone un percorso che affianca ai lavori del Gaulli le opere in possesso del Museo componendo un quadro di esperienze locali intorno ai temi affrontati dal Baciccio: le natività e adorazioni di Allegretti, de Magistris, Trasi (da Maratti) fanno da cornice all’Adorazione nella sala della “Redenzione”, cui si giunge dopo le sale “la Gloria” (vi sono esposti la Trinità in gloria e il Concerto di Angeli, bozzetti di grandi opere decorative) e la “Conversione” (col S.Paolo) e prima di giungere nella Sala Eden il cui soffitto ligneo decorato nel sec. XV è per la prima volta visibile dopo il restauro.
Tale scelta pare cosi riproporre gli stessi intenti di esaltazione della fede che permisero all’artista di divenire fra i più richiesti interpreti della volontà di propaganda religiosa degli ordini più influenti della Roma barocca come delle loro propaggini meno centrali, come la Marca. Un linguaggio che ricorre a figure celesti anche in occasione di opere private -i due Putti con emblema- dipinte per ricordare le imprese dei figli nell’accademia degli Incolti; lavori in cui la figura del putto è scelta al di fuori dalle glorie alle quali Gaulli la abituò, per vivere di sole allusioni arcadiche.

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Marto Brutti
mostra visitata il 23.XI.2001


Dal 24.VI.2001 al 13.I.2002
“Trasumanar…” Il Baciccio nelle Marche, Capolavori di Luce, Museo Diocesano, P.za Arringo10/b, Ascoli Piceno, Orario: dal lunedì alla domenica 9.00-13.00/15.00-18.00, chiuso il lunedì, Info 0736.252883.


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5 Commenti

  1. Il catalogo della mostra è curato da Maria Elma Grelli,Eleonora Martinucci,Nadia Nardini e contiene scritti tra gli altri di Maurizio Fagiolo dell’Arco, Stefano Papetti, Vittorio Sgarbi, oltre che delle curatrici. In verità alcuni degli interventi sono ripresi dai catolghi delle mostre di Ariccia “Il Baciccio” e “Il Baciccio un anno dopo”, più alcune schede riferite agli autori locali

  2. Il catalogo della mostra è curato da Maria Elma Grelli,Eleonora Martinucci,Nadia Nardini e contiene scritti tra gli altri di Maurizio Fagiolo dell’Arco, Stefano Papetti, Vittorio Sgarbi, oltre che delle curatrici. In verità alcuni degli interventi sono ripresi dai catolghi delle mostre di Ariccia “Il Baciccio” e “Il Baciccio un anno dopo”, più alcune schede riferite agli autori locali

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