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A.A.A. Monumenti d’Italia vendesi…
Diritto
L’11 giugno 2002 sarà forse ricordato come un giorno infausto per il patrimonio storico-artistico (e ambientale) italiano. Andrà infatti in votazione, per essere convertito in legge, il DL n°63, che agli articoli 7 e 8 prevede espressamente “l’alienazione del patrimonio dello Stato”…
di Ugo Giuliani
La polemica non è certamente nuova. Il Wwf, Legambiente, Italia Nostra, il Fai, Il comitato per la bellezza, Greenpeace, nonché organismi istituzionali come la Corte dei conti, si sono schierati apertamente contro queste norme. Qualche correttivo è stato apportato in sede di votazione alla Camera. Esiste ancora un rischio concreto per i nostri beni culturali? L’imminenza della conversione in legge non può che farci riflettere sulla effettiva portata delle norme contenute nel decreto Tremonti, che martedì prossimo sarà in votazione al Senato.
Va detto preliminarmente che si tratta di un decreto legge “anomalo” . Non interviene solamente infatti a regolare situazioni tendenzialmente circoscritte “in casi straordinari di necessità e urgenza”(art 77 cost.), ma traccia anche un nuovo disegno globale della finanza pubblica, apportando radicali riforme strutturali in molti ambiti. E così, accanto a disposizioni fiscali urgenti in materia di riscossione, e di razionalizzazione del sistema di formazione del costo dei prodotti farmaceutici, o concernenti adempimenti ed adeguamenti comunitari, prevede meccanismi di “cartolarizzazione” e valorizzazione del patrimonio statale finalizzato fondamentalmente al finanziamento delle infrastrutture. La riforma relativa a questi ultimi punti è così radicale che il sistema viene concettualmente ricostituito ab imis. L’articolo 7 prevede la creazione di una società per azioni denominata “Patrimonio dello Stato S.p.a ” con il compito specifico di valorizzare, gestire ed alienare il patrimonio dello Stato (1°c.). Le azioni sono attribuite al Ministero dell’economia e delle finanze, il quale può trasferirle a titolo gratuito ad altre società di cui il Ministero detenga direttamente l’intero capitale sociale (3° c.). Tale società opera secondo gli indirizzi strategici stabiliti dal Ministero, previa definizione da parte del CIPE delle direttive di massima (4° c.). Alla Patrimonio dello Stato S.p.a. (10° c.) possono essere trasferiti diritti pieni o parziali, sui beni immobili facenti parte del patrimonio disponibile e indisponibile dello Stato, e sui beni immobili facenti parte del demanio dello Stato. Modalità e i valori di trasferimento sono definiti con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze. Si prevede che il trasferimento non modifica il regime giuridico dei beni demaniali trasferiti, previsto dall’articolo 823 del codice civile; ossia i beni demaniali sono “inalienabili” e non possono “formare oggetto di diritti a favore di terzi se non nei limiti stabiliti dalle leggi che li riguardano” (art 823 c.c.).
Il successivo articolo 8 del decreto Tremonti prevede la costituzione di un’altra società per azioni, denominata “Infrastrutture S.p.a.”. Le azioni di questa società non possono formare oggetto di diritti da parte di terzi, ma ne è ammesso il trasferimento con la preventiva autorizzazione del Ministro dell’economia e delle finanze (1° c.). Lo stesso ministro può disporre la garanzia dello Stato per i titoli e i finanziamenti concessi dalla “Infrastrutture S.p.a.”. Questa società infatti è chiamata a finanziare, anche “per il tramite di banche”, infrastrutture e grandi opere pubbliche. Norma chiave per il discorso che ci interessa è contenuta al 4° comma in cui si stabilisce che “La società può destinare i propri beni e i diritti relativi a una o più operazioni di finanziamento al soddisfacimento dei diritti dei portatori dei titoli”(…) ”I beni e i diritti così destinati costituiscono patrimonio separato a tutti gli effetti da quello della società e da quelli relativi alle altre operazioni. Delle obbligazioni nei confronti dei portatori dei titoli e dei concedenti i finanziamenti, nonchè di ogni altro creditore nell’ambito di ciascuna operazione, risponde esclusivamente il patrimonio separato con i beni e i diritti destinati.”. Si tratta dei beni del patrimonio dello Stato trasferiti “esclusivamente a titolo oneroso” dalla “Patrimonio dello Stato S.p.a.” (art.7 , 10° c.). Si capisce allora che il rischio per il patrimonio dei beni culturali (e non solo, si pensi alle spiagge, ai laghi e quant’altro) sia effettivo. La normativa non prevede tout court la svendita del patrimonio monumentale italiano, ma introduce una serie di meccanismi che ne attentano la conservazione e la tutela. Alla Camera in seguito alle rimostranze delle associazioni ambientaliste è stata introdotta la previsione che “il trasferimento di beni di particolare valore artistico e storico è effettuato di intesa con il Ministro per i beni e le attività culturali” (art.7 c. 10), o ancora che l’ alienazione del patrimonio dello Stato dovrà avvenire “nel rispetto dei requisiti e delle finalità propri dei beni pubblici” (art.7, 1°c.). E’ forse sufficiente una generica dichiarazione di principio e un’intesa? Le trame della disciplina diventano larghe, la certezza del diritto diviene discrezionalità politico-amministrativa. Se un bene di interesse storico artistico viene trasferito alla “Infrastrutture s.p.a.” -esperita positivamente “l’intesa”- e su quel particolare bene si costituisce la garanzia per il finanziamento di opere pubbliche, si vuole forse sostenere che i creditori (per lo più soggetti internazionali) eviteranno di far valere i loro diritti su quel particolar bene? Che quel bene sia garanzia del loro credito lo prevede a chiare lettere il comma 4° dell’art.8. E l’articolo 823 del codice civile è forse un ostacolo assoluto all’alienazione? Non sembra. Visto che -sebbene richiamato dal decreto in parola- prevede che l’inalienabilità e la costituzione su di essi di diritti a favore di terzi è consentito solo “nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi che li riguardano”, e non è forse questa legge, che ne disciplina in via generale il trasferimento, una di queste? Insomma, a voler essere ottimisti, l’impressione è che si sia attenuata bruscamente la tutela normativa sul nostro patrimonio monumentale ed artistico. Se non si vuole veramente mettere in vendita monumenti, spiagge ed affini non si attuano conferimenti a società per azioni, non si prevedono delle “intese” risolutorie o un controllo politico-amministrativo dall’alto. Non bastano. La migliore garanzia in uno Stato di diritto è la legge stessa. Sicuramente non c’è malizia da parte del governo, e la stesura di un provvedimento che riguarda l’intero impianto finanziario di uno Stato non deve essere cosa facile. Tuttavia ci si deve rendere conto che questa normativa rende tutti coloro che credono che l’immenso patrimonio culturale italiano sia un elemento imprescindibile della nostra identità nazionale, molto inquieti. Il nostro patrimonio artistico-archeologico-paesaggistico non può essere collocato nel prisma di una logica aziendalistica e la sua “valorizzazione” , che è uno degli scopi del decreto n°63/2002, non può ridursi ad una mera “monetizzazione”. Ci sono delle cose che non si toccano. Sono sacre.
Ugo Giuliani
[exibart]
Società per azioni????? che vendono beni del patrimonio statale inclusi i beni culturali??
PAZZESCO!!
Non solo temo che qualche gioiello “nel pieno rispetto della legge” verrà venduto a qualche amico di turno…ma come la mettiamo con la NEO-disciplina DEL FALSO IN BILANCIO?
Pene irrisorie, difficoltà di reperire temi di colpevolezza….insomma ho l’impressione che si tratti di un DELITTO PERFETTO….di dimensioni inedite…
Per quanto abbiano delle particolarità, infatti, queste sono società per azioni di diritto privato, e quindi quella sarà la disciplina che troverà applicazione. Il capitale di rischio è l’intero patrimonio statale. Non è roba da ridere
Qui si sta giocando con il fuoco….
ottimo approfondimento e chiarificatore.
…”sicuramente non c’e’malizia da parte del governo..”
Lo vedremo ma sembra gia’ troppo tardi, la BANDA BASSOTTI sta smontando pezzo per pezzo il Palazzo. Ora poi gli Italiani tra mondiali e ferie da prenotare sono molto distratti, e’ un periodo ottimo, infatti un anno fu fatta la legge per le fondazioni universitarie.. A chi servono le universita’ statali, il Centro di Ricerca Nazionale, il Patrimonio Statale?? Ma che affari, gente!!!…
Ma si’ privatizziamo tutto, mettiamoci tutti a rubare legalmente,l’Italia come campo di scontro delle mafie nazionali e internazionali… magnifica prospettiva!
Ci tornera’ in mente l’Argentina quando piangeremo lacrime amare. Naturalmente mi sbagliero’…
Sono laureata in Conservazione dei beni culturali e le motivazioni che vengono elencate contro un’eventuale creazione di questa società “Patrimonio Spa” mi sembrano dettate solamente da motivi di tipo ideologico: es.: qualsiasi cosa succeda, anche se il nostro patrimonio sta andando a catafascio, anche se lo Stato, di fatto non ce la fa a tutelare e valorizzare il patrimonio, non c’è spazio e soldi per far intervenire personale addetto alla catalogazione, tutela restauro dei nostri beni, fra un po’ biblioteche e musei chiuderanno per mancanza di personale (ASAC,VE) o musei che sono chiusi da anni per sospensione dei finanziamenti al restauro, IL PRIVATO NON DOVRA’ MAI AVERE I BB.CC.. E allora lasciamo le cose come stanno perchè l’ idea che lo Stato non abbia più potere sui beni culturali è più terribile di vedere un patrimonio che fra un po’ non sarà più fruibile da nessuno perchè … non ci sarà più. Di fatto l’articolo non menziona quali sono i problemi CONCRETI, non IDEOLOGICI, che spingono a pensare che questa cosa sia negativa.
fedep
Per Federica Pilastro.
Per fortuna sei laureata in CONSERVAZIONE dei beni culturali!
Il punto qui non è se lo Stato debba far partecipare il capitale privato nella gestione dei beni culturali, che può essere una idea valida, con le dovute cautele, ma se lo Stato (leggi “i soggetti che gestiscono in quel momento il potere”) possa o meno, in quanto autorizzato da una legge, vendere dei beni culturali per far cassa e finanziare opere pubbliche (ad es. il ponte sullo stretto di messina…). Se la Reggia di Caserta o Palazzo pitti diventassero la sede qualche banca giapponese tu saresti tutta contenta? Che dici, sarebbe un problema ideologico o concreto?
Altro che motivazioni ideologiche!!! Ma hai letto bene? L’articolo spiega con indicazioni precise e concrete tutto quello che avverrà,e credo davvero che la prospettiva non sia delle migliori, specie per chi ama veramente l’arte e non la considera il nuovo eldorado.I privati possono contribuire, purchè non si tratti di bieche s-vendite d’arte!
Le spiagge più importanti sembra che verranno vendute al più presto perchè c’è una lobby potente che preme…Peccato, ho sempre pensato fossero i confini sacri di ogni cittadino, indipendentemente dal censo e della provenienza sociale. Il problema è che fatti questi obbrobbri giuridici non si potrà più tornare indietro. Ci vorrebbe una rivoluzione o qualche cosa del genere. La strada della legalità e dei valori è come spingere un masso su per una salita. E’ difficile andare avanti ma è facilissimo tornare al punto di partenza o anche più indietro. Basta togliere i freni…
Da Repubblica.it le dichiarazioni di vittorio Sgarbi (dimissionario) su questo decreto legge:
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La classica goccia per Sgarbi è stata quella dell’emendamento al decreto Tremonti. Spiega Sgarbi: “Per l’alienazione dei beni nel decreto si legge l’espressione ‘d’intesa col ministero’: ma d’intesa si può fare tutto, anche vendere il Colosseo. Urbani mi dice: ‘ma tu lo sai che il Colosseo non si vende’. Io gli rispondo: forse non lo vendi tu, ma un altro magari lo fa se il decreto non lo impedisce esplicitamente”.
La posizione del sottosegretario è netta ed è tale proprio mentre al Senato è in discussione il decreto, che va approvato entro il 16 giugno: “Non svenderemo il patrimonio italiano, i beni artistici e culturali sono inalienabili”, ha ripetuto Sgarbi oggi alla presentazione del Pinocchio di Collodi illustrato da Antonio Nocera. Lo va dicendo da tempo. Ma lui non ha nessuna intenzione di arrendersi. “Presenterò un emendamento di modifica al testo di legge per specificare, ad esempio, che gli Uffizi e il Colosseo non si possono vendere… Il ministro Urbani è convinto che sia tutto normale e esplicito. Ma, per le persone di buon senso e di giudizio lo mettiamo per iscritto nella legge. E così evitiamo fraintendimenti”.—-
Siamo d’accordo!
Non posso credere che ciò possa accadere. La legge tutela gli interessi di pochi contro il bene di tutti…quando si accenna ad alcuni beni che non sono vendibili ovviamente si fa riferimento agli Uffizi, al Colosseo, certo ai monumenti più “famosi”, ma che succederebbe ai beni di serie b? quelli delle province meno conosciute, più piccole, i beni che essendo meno visibili sono anche e forse meno tutelati? non posso credere che si stia cercando in tutti i modi di distruggere il NOSTRO patrimonio per far posto alle grandi, ah sì… alle grandiose opere orgoglio di qualche politico, perchè sì quelle opere sarebbero il traino dell’economia! beh, vuoi mettere il ponte sullo stretto di messina? che ci frega se poi distruggerebbe chilometri di paesaggio, di vita sui fondali…o che dire delle nuove infrastrutture, l’alta velocità che ancora di più minerà alcune zone dil mio Piemonte? ragazzi, qui ce ne sarebbe per sempre da discutere e farsi venire un travaso di bile!!! mi sento impotente, offesa, arrabbiata!!!
Il ministro Urbani afferma che è impossibile compilare un elenco di beni da tutelare e che bisognerà decidere di caso in caso.
Se il ministero non può effettuare controlli, figuriamoci il privato…
Il fatto è che ci vorrebbe un elenco “non esaustivo” “non tassativo” di beni da tutelare e da non alienare aggiornabile anche tramite segnalazioni di associazioni ambientaliste…
Ma qui si vuole la massima libertà, il massimo arbitrio…
Vittorio Sgarbi è stato silurato…
Passerà alla storia come Cesare Battisti…
Vittorio Sgarbi non demorde: annuncia che lascerà il gruppo di Forza Italia e costituirà un movimento per la difesa della cultura e dell’ambiente
EVVVAIIII!!!!