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Sì sì, Joan Foncuberta non è proprio uno di cui fidarsi! Docente di fotografia, critico, curatore di mostre, fondatore della rivista Photovision; insomma una persona che nel mondo della fotografia ha la sua autorevolezza e non fa minimamente immaginare che dietro tutto questo si nasconda un buon provocatore.
Già, perché da anni porta avanti un suo progetto il cui scopo è quello di disorientare, sgretolare le nostre convinzioni (ammesso che ancora ve ne siano) circa la fedeltà con cui la realtà ci viene, spesso, proposta.
Il suo è un lavoro raffinato, meticoloso, eseguito con competenza: le immagini sono curate, belle e credibili, le ricostruzioni precise e dettagliate ed allo stesso tempo rigorosamente false! Se nel mondo della fotografia si dovesse assegnare l’oscar per il maggior “distillatore di dubbi”, senza ‘dubbio’ Foncuberta sarebbe il candidato più papabile.
Il dubbio: è da qui che bisogna partire per comprendere il fine ultimo.
La nostra vita è continuamente arricchita da nuove informazioni, che provengano da radio, televisione, quotidiani o altro non importa e abbiamo tutti (chi più chi meno) constatato direttamente che non sempre quest’informazione è veritiera e non solo quando è di parte. In un contesto di parole l’uomo ha cercato nel tempo di dare credito alle fonti che risultassero più accreditate: per l’autorevolezza e la fiducia riposte nell’istituzione o nella persona che le divulgava; poi è venuta la fotografia: specchio della realtà, fedele congelatore d’attimi, spesso prova e testimonianza di ciò che è stato.
Ma, come tutti i media, non è passato molto tempo affinché, questa capacità di presunta imparzialità del mezzo, venisse utilizzata e manipolata con lo scopo di falsificare la realtà. Ed proprio questo il motivo di fondo delle opere di Foncuberta: insegnare a diffidare, costruire immagini che vengono rafforzate e rese credibili da prove documentali e allestite in spazi museali che da sempre sono il caposaldo dell’informazione più attendibile. Dei numerosi progetti presentati “Fauna” e “Sputnik” rappresentano in tutta la loro complessità il difficile lavoro, non solo fotografico, che sta alla base della costruzione del falso credibile.
In “fauna” le immagini sono rafforzate da improbabili animali imbalsamati, foto di laboratori biologici, tavole anatomiche e tutto quanto possa servire per ricostruire una storia dettagliata con taccuini d’ appunti, calchi e disegni; mentre in “Sputnik” (dove è lo stesso Foncuberta che rappresenta il cosmonauta sovietico) la ricostruzione museale arriva fino alle tute da pilota, senza dimenticare le immagini da nomenclatura sovietica dove, alle “sparizioni” dei dissidenti del regime corrispondeva anche la loro cancellazione (con abili ritocchi) dalle foto ufficiali.
LE SERIE IN MOSTRA
Herbarium (1982-1985)
Herbarium è un omaggio ironico alla catalogazione botanica realizzata negli anni Venti da Blossfeldt. Le piante di Fontcuberta sono false, creazioni immaginarie composte con un bricolage di materiali artificiali. E se Blossfeldt esaltava le forme naturali, dimostrando che l’immaginario proviene dalla natura, Fontcuberta mostra come oggi il realismo fotografico, rovinato dalla speculazione, si rivela per quel che è: una credenza.
Fauna (1985-1989)
In Fauna, concepito insieme a Pere Formiguera, compone un bestiario incredibile che mette alla prova l’intera nozione di documento. Se il potere della fotografia si basa sulla sua identificazione storica come trascrizione meccanica del reale, la forza della sua credibilità dipende dal carisma istituzionale in cui si iscrive. Costruito sulla falsariga delle collezioni dei musei di scienza naturale, Fauna stabilisce un nesso tra l’autorità dell’istituzione e la capacità di reazione del pubblico: presentata per la prima volta, nel 1989 al Museo di Zoologia di Barcellona, un’inchiesta rivelò che il 27% dei visitatori adulti, di formazione universitaria, credevano che questi animali fossero autentici.
Costellazioni (1993-1999)
Le panoramiche notturne delle Costellazioni rendono omaggio alla magnificenza del cosmo. Ma soprattutto, ci invitano a rivedere la nostra relazione con le immagini e le cose che rappresentano. Perché, nonostante ci sembri di contemplare il cielo in una notte stellata, in realtà vediamo solo un’amplificazione delle zanzare spiaccicate sul parabrezza dell’automobile di Joan Fontcuberta.
Emogrammi
La serie è stata realizzata con il prelievo del sangue degli amici di Fontcuberta. Ogni emogramma è una mappa sanguigna: la parte più intima, più personale e unica di ogni persona. L’insieme di queste immagini formano un ritratto di famiglia, il più vero ma allo stesso tempo il più arduo da riconoscere.
Sputnik (1996-1998)
Sputnik: l‘odissea del Soyuz 2 spiega la misteriosa scomparsa di un cosmonauta sovietico, Ivan Istochnikov, nel suo volo spaziale alla fine degli anni Sessanta. Un convincente dispositivo museologico, nello stile di quanto troviamo nei musei di scienza e tecnica, camuffa un progetto di finzione in cui Joan Fontcuberta inventava un personaggio a cui dà il suo viso e il suo stesso nome, tradotto in russo. Fatti reali si mischiano con altri fantastici e i documenti autentici con altri manipolati in una narrativa affascinate e incerta. Sputnik prova come la manipolazione delle immagini e degli archivi permetta di rimodellare la memoria collettiva e la storia.
L’artista e la fotografia (1995-1998)
La visione della macchina fotografica ha contribuito a confermare la sensibilità moderna. Ma quale eredità ha lasciato nell’opera dei grandi geni della pittura spagnola come Picasso, Miró, Dalí o Tàpies? Rispondendo a questa (falsa) domanda Joan Fontcuberta ha creato opere alla maniera di questi artisti, applicando i loro rispettivi stili – perfettamente riconoscibili – a eventuali lavori fotografici. Alcune gerarchie del mondo dell’arte non hanno apprezzato questo lavoro, spiegando che poteva generare equivoci – ed era esattamente questa l’intenzione: svelare l’equivoco tra l’autorevolezza e l’autorità (l’autorità dello stile, l’autorità del mercato, l’autorità del museo, l’autorità di ogni establishment artistico).
Il 1° ottobre alle ore 18,00 al Palazzo delle Esposizioni si terrà un incontro con Joan Fontcuberta che proporrà la sua personale lettura della fotografia, dell¹arte e della finzione. Questo incontro Ë all¹interno del programma Barcellona a Roma a cura dell¹Instituto Cervantes.
NOTA BIOGRAFICA
Articoli correlati:
Intervista ad Alessandra Mauro, curatrice della mostra
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Fauna
Sputnik
Maurizio Chelucci
mostra vista il 16.luglio.2001
Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale, 194
tel. 0039 06 47 45 903 e-mail: info@palaexpo.com
Orario: Tutti i giorni ore 10.00 – 21.00, chiuso il martedì.
E’ possibile acquistare on line i biglietti d’ingresso, per accedere al servizio consultare www.ticketone.it,
Ufficio Stampa : Intesa & comunicazione produzione s.r.l. Tel. 06/6832740 fax 06/6832770 e-mail: intesacp@tin.it
Catalogo edito da Contrasto £.50.000
Dal 12 luglio all’ 8 ottobre 2001 PRorogata al 29 ottobre 2001
[exibart]