30 maggio 2001

fino al 17.VI.2001 Dalla Mini al mini Roma, Palazzo delle Esposizioni

 
Si chiama Mini e Sir Alec Issigonis la disegnò “soggiogando la meccanica (…) alle necessità delle persone”: avrebbe dovuto essere un’automobile progettata “semplicemente per la gente”. Invece diventò un mito...

di

Sarà il fascino del nome, sarà che in quel suffisso, che evoca il minimo dello spazio, riesce a starci dentro uno stile di vita… oggetto di culto, fin dalla sua prima apparizione sul mercato (era il 26 agosto del 1959), la Mini resiste nel tempo, rinnova la linea (il nuovo modello è stato presentato nel Settembre 2000, al Salone di Parigi) e mantiene intatto lo spirito, in bilico tra l’idea di un’estrema praticità e l’aria da “bambina cattiva”. Quarant’anni contro, ma con ironia.Basile Perché quest’automobilina dal design accattivante, che piaceva tanto alla generazione che avrebbe voluto cambiare il mondo, è riuscita, invece, a cambiare il modo di vedere il mondo: dopo la Mini, quasi tutto può diventare “mini”, dagli abiti, agli accessori, agli oggetti d’uso quotidiano… fino agli esempi recentissimi di computer e telefoni cellulari.Fabrizi Quel che occupa meno spazio racchiude gli ultimi traguardi della tecnologia. E il mini – style non tramonta.
Quaranta artisti e la nuova Mini (quella disegnata da Frank Stephenson per il gruppo BMW, che diventerà di opera in opera, un’icona, un pretesto, un elemento…), tra oggetti d’epoca e dell’ultima generazione: “Dalla Mini al mini” occupa sei sale e il salone centrale del piano nobile del Palazzo delle Esposizioni, un percorso “manifesto trasversale”, come lo definisce Gianluca Marziani, curatore della mostra. Interpretata, inserita, evocata, l’automobilina – prodigio è il soggetto e l’incipit: ricoperta di aculei (“Mini of Attack” di Simone Lucietti), o di una sensuale pelliccia maculata (“Lady Mini”, icona fetish di Antonio Riello ), Rielloimpacchettata, citando Christo, (è “Consigli per gli acquisti” di Bertinetti & Co.), l’immagine della Mini “trasformista” sarà semplicemente il tratto iniziale. Poi c’è lo sguardo divertito, la variazione sul tema e la macchinina diventa un giocattolo in una preistoria improbabile (“Bove Spinous” di Dario Ghibaudo), si ritrova ai piedi di un gigantesco “Guardiano del Faro” (opera di Stefania Fabrizi) e finisce per lasciare “il segno” del suo passaggio anche nella notte insondabile dello spazio (“Broom Broom Yoda” di Adrian Tranquilli ).

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DALLA MINI AL MINI. 1959-2000: il massimo della tecnologia nel minimo dello spazio
a cura di Gianluca MarzianiBroom Broom Yoda, Adrian Tranquilli
Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194, Roma
23 maggio-14 giugno 2001
ore 10-21 (chiuso il martedì)
prezzo del biglietto: lit. 15.000, intero – lit. 8.000, ridotto (studenti, anziani e insegnanti) – lit. 10.000, per gruppi superiori alle 10 persone – lit. 2.000, per bambini fino a 14 anni
informazioni al pubblico: tel. 06 48941230,
web site www.palaexpo.com
catalogo edizione Carterie Vannucci


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9 Commenti

  1. Una mostra brutta e inutile, con opere a tema (la mini) che sembrano fatte in fretta a furia dagli artisti la notte prima dell’allestimento.
    I motivi per cui vale la pena di vederla sono: il pavimento gommoso, la mini e le sedie di panton…ah! e la meravigliosa colonna sonora! Marziani: complimenti per la selezione musicale..perfetta…

  2. Basta vedere le courtesy delle opere per capire da dove provengono. Ma questo Giancluca Marziani pensa che il mondo dell’arte si limiti a quelle tre/quattro gallerie che gli danno i due milioni per curare una mostra???
    Puah

  3. 2 milioni? Discolo sei restato molto molto indietro aggiungi almeno due zeri!!!
    E gli artisti sono convinti di avere fatto una mostra importante solo perchè costa diverse centinaia di milioni?
    Che schifo…..

  4. Ho detto che le gallerie pagano la curatela delle mostre due milioni, e lo confermo.
    Cosa c’entra il costo di un’intero evento?

  5. Non posso che esprimere profonda indignazione e riprovazione per quanto ho visto: – una statua della Madonna di Lourdes posta a sostenere con le spalle il piano di cristallo di un tavolino recante una bottiglia di Vodka; – due statue del Sacro Cuore di Gesù dipinte di rosso, quasi si trattasse di giocattoli (Rosso Guzzi – Rosso Gilera); – pezzi di carta di giornale ammucchiati alla rinfusa, con eloquenti imbrattature di crema al cioccolato; – una tavola raffigurante una serie di piccole statue della Madonna, deliberatamente collocata accanto ad un’altra tavola con la riproduzione della pubblicità di una ditta americana produttrice di un dispositivo per l’allungamento “fai da te” del pene; – infine, un'”opera”, descritta come costituita da “liquami su PVC”, caratterizzata dalla presenza di una vistosa massa fecale segnata dall’impronta di un pneumatico !! Di fronte a siffata “produzione artistica” è difficile non provare repulsione e sdegno: come amante dell’arte, che crede nella spiritualità dell’arte; come cittadino e contribuente, dato che le “opere” sopra descritte sono in bella mostra in uno spazio espositivo pubblico.

  6. Non posso che esprimere profonda indignazione e riprovazione per quanto ho visto: una statua della Madonna di Lourdes posta a sostenere sulle spalle il piano di cristallo di un tavolino recante una bottiglia di Vodka; due statue del Sacro Cuore di Gesù dipinte di rosso, quasi si trattasse di modellini -giocattolo (“opera” Rosso Guzzi – Rosso Gilera); pezzi di carta di giornale ammucchiati alla rinfusa, con eloquenti imbrattature di crema al cioccolato; una tavola raffigurante una serie di piccole statue della Madonna, deliberatamente collocata accanto ad un’altra tavola riproducente la pubblicità di una ditta americana produttrice di un dispositivo per l’allungamento “fai da te” del pene; infine, un'”opera”, descritta come costituita da “liquami su PVC”, caratterizzata dalla presenza di una vistosa massa fecale segnata dall’impronta di un pneumatico !! Di fronte a siffata “produzione artistica” è difficile per me non provare repulsione e sdegno: come amante dell’arte, che crede nella spiritualità dell’arte; come cittadino e contribuente, dato che le “opere” sopra descritte sono in bella mostra in uno spazio espositivo pubblico

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